mercoledì 27 novembre 2013

Dalle Unioni Locali

Unione Locale di Firenze
Note a margine del Convegno di Studi: “La famiglia come valore giuridico fondamentale”, svoltosi a Firenze il 7 Giugno 2013 promosso dall’Unione Locale di Firenze
La famiglia costituisce certamente un valore giuridico fondamentale e costituzionale, ma soprattutto umano e antropologico. Oggi stiamo assistendo ad una mutazione del concetto di famiglia tradizionale che tende ad allargarsi verso un orizzonte multi-personale e indefinito, ponendo il fondamento familiare sulla comunità degli affetti, oltre il fondamento del matrimonio  e della stessa convivenza. In questa prospettiva nella struttura del concetto di famiglia potrebbero entrare tutti i soggetti che si autoproclamano o si autodefiniscono famiglia, compresa quella poligamica, quella multi-parentale, quella non più eterosessuale ma anche omosessuale o amicale, quella transegender o  quella famiglia che vorrebbe comprende soggetti non umani come gli animali.
La differenza che emerge nel dibattito giuridico contemporaneo risiede nella distinzione tra “famiglia di fatto” orizzontale di tipo privatistico  e la famiglia di diritto, verticale nel senso pubblico di valore assoluto.
     Nella famiglia di fatto orizzontale prevale la dimensione “circolare”:  è soggetta alla mutevolezza e alla molteplicità della situazioni particolari, dei casi singoli, mutevoli nel tempo, in progress, che spesso seguono tendenze o contingenze, in cui entrano emozioni, stati d’animo, mutevolezza delle convinzioni personali di quel preciso momento, cambiamenti repentini di idee, di umore e di partner, di compagni e di amanti occasionali, o semplici amicizie soggette all’usura del tempo. La famiglia di fatto, materialisticamente intesa, è di per sé soggetta e relativa alla progressione degli stati di vita e delle convivenze provvisorie e momentanee, intrinsecamente instabili e soggetta alla mutevolezza della volontà e del consenso attuale di volta in volta espresso.
Di altro livello è la famiglia verticale, che può nascere da quella orizzontale, ma dovrebbe essere la famiglia di diritto come dimensione valoriale: un modello che ingloba anche la famiglia di fatto, ma trascende la circolarità degli eventi ponendo una direzione e una spinta con l’altro verso l’alto. Con molta fatica e sacrificio, oltre le singole situazioni orizzontali e contingenti, la famiglia di rilievo pubblico rimane una societas naturalis inalterata nel tempo e nello spazio, poiché costituisce la struttura fondamentale della relazione umana, che spinge ad un continuo auto-superamento individuale.
Tale famiglia di diritto pubblico e quindi giuridicamente tutelata e garantita si fonda sul matrimonio eterosessuale e sulla procreatività come trasmissione di un valore positivo della vita per la vita. Questo non significa che sia un dogma formale a cui ispirarsi  o un modello altissimo e irraggiungibile dai più. Ma costituisce una “via”, una traccia segnata che si può e si deve percorrere perché costituisce, quando si verifica, la risoluzione ai nodi della relazionalità umana. Questa dinamica familiare si svolge per implementare le capacità e le virtù delle singole persone che ne fanno parte, non per soffocare le qualità o per accontentarle compiacendole nei loro difetti, limiti o fini egoistici.
Certamente il premio a questa “formazione sociale” a volte non si vede, perché è alla fine ed è il fine: ci vuole pazienza e lungimiranza, spesso si cade, ma è il premio che  “salva la fatica del cammino familiare”, a volte sofferto e incompreso, costituendo la speranza e il raggiungimento della vera libertà interiore. La relazione familiare è camminare insieme verso un unico fine condiviso, con abitudini, caratteri, tempi diversi, ma il fine è lo stesso. Significa accedere insieme alle domande fondamentali della vita, pretendere il massimo da se stessi e dall’altro, aspettandosi, a volte da soli, a volte tirando l’altro,  spazientendosi, lottando, donandosi tutto fino in fondo.  Perciò il modello familiare non è formale ma sostanziale: la sostanza autentica si manifesta nella forma corretta, che è quella che ha in sé un fine intrinseco: aiutarsi a migliorare, a non peggiorarsi, evitando di accondiscendere l’altro nelle debolezze,   ma aumentando i pregi  e superando le difficoltà o le proprie fragilità esistenziali.
Da qui gli errori del riconoscimento giuridico-pubblico della fattualità privata delle convivenze e della moltitudine dei casi delle c.d. famiglie di fatto, sotto il profilo pubblico della famiglia giuridica.
La dimensione del diritto privato è la dimensione che meglio contempera quell’aspetto orizzontale dell’attualità del consenso, mentre quella pubblica “sfiora”  ma garantisce quella dimensione verticale e assoluta della famiglia. Tenere distinti i due piani tra famiglia giuridica pubblica e il riconoscimento dei singoli diritti individuali, magari racchiusi in un corpus di norme ad hoc che regoli i rapporti amicali di tutti i tipi, costituisce non solo la migliore difesa della famiglia triadica tradizionale, che è quella che ha permesso nei secoli di arrivare fino a noi nell’ordine della generazioni, ma significa evitare di stravolgere giuridicamente un modello di riconoscimento dei diritti e dei doveri naturali fondamentali.
Altrimenti significherebbe aprirsi a un pendio scivoloso,  come è  già stato fatto nell’erronea valutazione dei diritti di inizio vita e come stiamo lentamente accorgendoci sull’allargamento continuo dei presupposti oggettivi e soggettivi per l’accesso al suicidio assistito e all’eutanasia.
Il compito di noi  giuristi cattolici, che vogliamo oggi aprirci a risemantizzare il ruolo della famiglia, “pulendo la tela” da pericolosi luoghi comuni e dalla false giustificazioni, si realizza evidenziando le contraddizioni interne di certe domande e richieste di diritti, da parte di “piccole minoranze”, che sembrano imporsi nel modificare  decisamente la famiglia di diritto pubblico, allargandola all’indifferenza di genere e ad un facile  egualitarismo che non responsabilizza la maturazione del soggetto come persona.
In quest’analisi entra la dimensione religiosa della famiglia, non come corollario o come cornice estetica, ma come fondamento e giustificazione della famiglia. La famiglia secolarizzata sembra aver perso la sua identità divenendo famiglia sintetica o artificiale. Mentre è nella famiglia naturale aperta alla prospettiva religiosa che si coglie la possibilità di una trascendenza, che supera e vince l’incomunicabilità e l’insocievolezza dei sessi o semplicemente le tragiche scelte quotidiane. Da questa spinta verso un ulteriore orizzonte di pensabilità, che appare spesso lontanissimo dalle discussioni giuridiche e giurisprudenziali, siamo partiti per inoltrarci nella ricerca di una recta ratio presente nella famiglia come valore giuridico fondamentale. 
 Lo abbiamo fatto con illustri ospiti come il Presidente Onorario dell’Unione Locale di Firenze l’Avv. Mario Cioffi, che ha portato i suoi saluti ricordando come la famiglia sia fondata sulla persona. Il Presidente dell’Unione Centrale dei Giuristi Cattolici il Prof. Francesco D’Agostino che ha sottolineato come la famiglia sia un struttura sociale che resisterà anche alle richieste giuridiche di snaturamento della famiglia, poiché costituisce un riferimento ineludibile per l’ordine delle generazioni. In questo senso la sfida di coloro che vorrebbero eliminare la famiglia per introdurre altre forme di unione oltre la famiglia è destinata naturalmente a fallire nel tempo.
Il Prof. Ugo De Siervo, ex Presidente della Corte Costituzionale che ha ripercorso nel suo intervento la giurisprudenza a salvaguardia del valore giuridico della famiglia, distinguendo nettamente la famiglia garantita dalla Costituzione da altre forme di convivenza. Il Dott. Gastone Andreazza, Consigliere  nella Sezione Penale della Suprema Corte, che ha analiticamente esaminato i casi più controversi che la Corte Suprema di Cassazione ha affrontato negli ultimi anni, ricostruendo il concetto giuridico di famiglia a partire da alcune contraddizioni presenti nelle motivazioni delle decisioni e della normativa sul riconoscimento dei figli legittimi ex art.251 c.c.
Il Prof. Paolo Nepi, Ordinario di Filosofia morale a Roma Due che ha ribadito la fondazione antropologica della famiglia come istituto centrale su cui basare la relazionalità umana. Successivamente è intervento il Prof. Alessandro Catelani, Ordinario di Diritto Costituzionale a Siena che ha denunciato la deriva relativista che tenta di destrutturare la famiglia mettendo alla prova il diritto naturale.
Infine il Dott. Giacomo Rocchi Consigliere presso la corte Suprema di Cassazione che ha messo in evidenza il ruolo di alcuni magistrati della Suprema Corte, in particolare prendendo in esame alcuni casi decisi dalla sezione civile, che tramite l’uso degli obiter dictum ampliando le motivazioni oltre la soluzione del petitum per inoltrarsi, spesso inavvertitamente, in una funzione nomofilattica che supplisce alla potestà legislativa.
Il convegno ha visto la partecipazione di numerosi notai del Distretto Notarile di Firenze e Provincia e dell’Ordine degli Avvocati di Firenze. Un particolare ringraziamento al Notaio Mario Buzio, all’Avv. Ugo Franceschetti e ai giovani giuristi dello Jus club di Firenze per l’aiuto nell’organizzazione del prezioso evento fiorentino.
Francesco Zini
Presidente dell’Unione Locale di Firenze

Unione Romana
La Presidenza dell’Unione Romana a seguito del rinnovo del Consiglio direttivo ha preso l’iniziativa di presentarne i componenti alle Autorità ecclesiastiche che con il loro magistero sostengono l’UGCI e le Unioni locali.
Il primo pensiero è andato all’Ordinario diocesano, il quale sia pure in tempi lontani con il suo parere favorevole ha consentito la costituzione della nostra Unione e nel caso di Roma è impersonato dal Vicario del Papa, oggi espresso da Sua Eminenza il Cardinale Agostino Vallini.
Subito dopo il proponimento è stato quello di manifestare la vicinanza e l’attaccamento al Consulente Ecclesiastico Centrale, Sua Eminenza il Cardinale Francesco Coccopalmerio nei confronti del quale l’Unione Romana ha un particolare legame non solo per la medesima residenza.
Giovedì 12 giugno 2013 alle ore 10,30 è stata fissata l’udienza con il Vicario ed ha visto, insieme alle cariche istituzionali ed al nostro Consulente ecclesiastico don Davide Cito, la presenza della maggior parte dei componenti il Consiglio direttivo.
Per la consueta benevolenza del Cardinale Vallini l’incontro ha assunto subito il carattere dell’estrema cordialità nel ricordo dei vari incontri già verificatisi in occasione delle celebrazioni delle Sante Messe organizzate dall’Unione Romana per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario della Suprema Corte di Cassazione. Il Presidente Ciapparoni unitamente alla presentazione dei componenti il Consiglio direttivo ha consegnato al Cardinale i volumi relativi agli incontri di studio organizzati dalla nostra associazione: 18 aprile 1948 un patrimonio comune, Il Patto Atlantico: imposizione politica o necessità militare? (1949-2009), La solidarietà nel dopoguerra: la Riforma agraria del 1950 e Famiglia prima impresa: il Vicario ha ringraziato mostrando altresì soddisfazione per l’incisività dei temi trattati.
Relativamente al futuro il Cardinale Vallini ha raccomandato un’attività di ricerca delle aspirazione dei giovani compiuta dai giovani dell’Unione, con il sostegno dei “più maturi”, per tornare all’animazione cristiana dell’ordine temporale negli impegni familiari, professionali e sociali.
L’incontro si è concluso con il riconoscimento del vincolo che lega l’Unione Romana ad iniziative di promozione cristiana, come il Vicario ha ricordato, in un clima di grande serenità e familiarità.
(f.c.)
Giovedì 3 ottobre 2013 si è svolto il piacevole incontro di presentazione del nuovo Consiglio direttivo dell'Unione Romana, con il proprio Consulente ecclesiastico don Davide Cito, a S. Em.za Rev.ma il Cardinale Francesco Coccopalmerio presso la sede del Suo dicastero, il Pontificio Consiglio per i testi legislativi; il Presidente Ciapparoni, dopo aver formulato gli auguri per l'imminente onomastico, è passato alla presentazione dei singoli componenti dl Consiglio.
Il Cardinale, nel congratularsi con il nuovo organo associativo, ha presentato il luogo dell'incontro come il luogo fisico dove sono stati redatti i più recenti Codici di Diritto canonico manifestando l'auspicio, voluto dallo stesso Pontificio Consiglio, che si identifichi come la “Casa" di tutti gli esperti del diritto e non solo canonico. Anzi su tale punto il Cardinale ha anche sottolineato come il Suo dicastero ha un rapporto diretto con i canonisti di tutto il mondo, partecipando a tutte le iniziative ed eventi che le molteplici associazioni dei cultori di questo diritto pongono in essere al fine di esporre le esigenze sociali delle varie regioni. In questo quadro un auspicio grande è quello ad un diritto canonico comune valevole almeno a livello europeo.
Il pensiero del Cardinale Coccopalmerio verso i giuristi di ispirazione cattolica è soprattutto nel senso che i medesimi debbono essere "sensibili" verso le persone, in special modo per quelle sofferenti "come se fossero Gesù incarnato". L'augurio per il futuro è invece quello di una formazione dottrinale e spirituale continua da parte del giurista cattolico e a tal proposito il Cardinale ha confermato la costituzione della figura dei Consulenti ecclesiastici regionali che verranno nominati dai presidenti delle Conferenze episcopali regionali e che saranno i "coordinatori" dei consulenti ecclesiastici delle singole Unioni locali, proprio al fine di accentuare l'aspetto spirituale ed ecclesiale.
Proprio in linea con questo intendimento l'Unione Romana, per voce del suo presidente, ha espresso l’intenzione di programmare incontri da affiancare alla inveterata consuetudine dell’appuntamento fisso per la Celebrazione eucaristica in occasione del Primo Venerdì del mese. La benevola esortazione del Cardinale si rivolge, quindi, ai consulenti ecclesiastici che di concerto con il Consiglio direttivo si attivino per accentuare la dinamicità degli incontri sociali anche con la previsione di una lectio divina ricorrente.
Il Presidente Ciapparoni, infine, dopo aver consegnato il volume Famiglia prima impresa che raccoglie i contributi dei relatori che hanno partecipato all’incontro di studio organizzato dall’Unione Romana, ha rivolto al Cardinal Coccopalmerio la sommessa preghiera di esaudire l’aspirazione del Consiglio direttivo di essere ammessi alla Santa Messa officiata dal Santo Padre presso la cappella di Santa Marta.
La riunione si è poi serenamente sciolta con la colloquiale esposizione di tanti propositi che l'Unione Romana, oltre ad aver progettato per l'anno venturo si augura di poter porre in essere praticamente.                                             (G.Barone)

Unione Romana
È con piacere che si segnala come le iniziative che sono state realizzate dall’Unione Romana trovino positivo riscontro al di fuori dei propri confini geografici: se ne riporta una duplice dimostrazione.

Da “Il Popolo”, settimanale della Diocesi di Concordia-Pordenone in data 9 giugno 2013 a firma dell’avvocato Pompeo Pitter Presidente dell’Unione di Pordenone.

“«Pubblicazione Unione Giuristi Cattolici di Roma – “Famiglia prima impresa” L’Unione Giuristi Cattolici di Roma ha pubblicato un agile volumetto che raccoglie gli interventi svolti in un Convegno sul tema “Famiglia prima impresa”. Alla prefazione del prof. Fabrizio Ciapparoni, Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici di Roma, fanno seguito i testi di sei interventi, tra i quali vanno segnalati, per la loro importanza, quelli del prof. Giuseppe Dalla Torre, Rettore dell’Università LUMSA, del prof. Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, del prof. Stefano Zamagni dell’Università di Bologna, e del prof. Piero Sandulli dell’Università di Teramo.
Tutti questi contributi riguardano ciò che la famiglia è e soprattutto ciò che essa dovrebbe essere, ossia una formazione che il diritto dovrebbe meglio tutelare perché può svolgere attività di grande rilevanza sociale, dall’allevamento dei figli all’assistenza degli anziani e agli handicappati. Oggi la si preferisce sostituire “con un incremento di sanitarizzazione: anziché volerla trasformare, in modo assai più efficace ed anche economico, nel terminale della solidarietà e dello Stato sociale, dando ad essa i mezzi per poter, efficacemente, prendersi cura di situazioni di disagio” (così il prof. Sandulli). Nella nostra società dominata dall’individualismo l’attenzione è invece rivolta al solo individuo e la famiglia è vista da molti esclusivamente come il luogo degli affetti, sicché, quando muore l’affetto, viene con ciò stesso meno la famiglia. Ma, osserva il prof. Dalla Torre, “ridurre la famiglia al luogo degli affetti togliendole le funzioni solidaristiche e assistenziali sue proprie, significa recidere proprio l’elemento su cui gli affetti nascono e si producono”. Ed è interessante notare qualche resipiscenza, ad esempio, nel frequente ricorrere avanti ai Tribunali di controversie relative ai “diritti dei nonni”, dove in fondo si viene a prospettare un superamento della mera famiglia nucleare e si afferma che la famiglia va anche intesa in senso più ampio.
In sostanza, la famiglia va vista come soggetto volto “da un lato ad adempiere ai propri naturali compiti e dall’altro, nella sua qualità di soggetto sociale, partecipare al raggiungimento di quel prodotto finale, in buona parte economico, che si è solito chiamare welfare, ovvero il benessere della società nazionale” (così, nell’introduzione, il coordinatore dell’opera prof. Ciapparoni).
Abbiamo riferito solo alcuni spunti offerti dal libro, che però ne offre anche molti altri di grande interesse. E alla fine ci si chiede perché mai il nostro legislatore – anche a prescindere da altre gravi omissioni – non abbia mai voluto riconoscere alla famiglia la personalità giuridica, quando la riconosce anche a formazioni sociali di importanza ben minore.»

Dalla 47a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani La famiglia, speranza e futuro per la società italiana Torino, 12-15 settembre 2013
Le politiche familiari per il bene comune Relazione del Prof. Stefano ZAMAGNI

Una volta postulato che all’interno della famiglia non v’è produzione di sorta, si arriva a comprendere perché nel calcolo del reddito nazionale non vi sia posto per tutto ciò che di produttivo la famiglia realizza. Così, per fare un esempio: il pasto preparato in famiglia non viene contabilizzato come attività di produzione, ma come attività di consumo misurata dall’acquisto sul mercato dei beni che servono alla preparazione del pasto stesso. Eppure, il medesimo pasto consumato in un ristorante viene contabilizzato come attività di produzione. Ancora: la cura di un minore svolta da un genitore entro le mura domestiche è contabilizzata come attività di consumo; la medesima cura fornita da una “colf” entra invece nel calcolo del reddito nazionale, come espressione di attività produttiva. E così via. Il secondo presupposto di una nuova politica della famiglia concerne la soggettività economica della stessa. Come suggerisce il titolo di una recente pubblicazione dell’Unione Giuristi Cattolici di Roma, la famiglia è la prima impresa, in quanto produttore di esternalità sociali positive per l’intera società. Se le cose stanno – come stanno – in questi termini il sostegno economico deve allora assumere il carattere della restituzione ovvero della compensazione e non già – come continua ad essere – della compassione o dell’assistenzialismo paternalistico.
(Avvenire Venerdì 13 settembre 2013)


Unione Locale di Vicenza

Fede e libertà secondo le Scritture:  incontro preparatorio al Festival Biblico tra  il card Camillo Ruini ed il prof. Galli della Loggia. 

Il significato di un  convegno e di un incontro per il bene comune:
Una speranza tra fede e libertà


Di fronte alle notizie negative, alle lamentele, alla crisi economica e morale, all'illegalità diffusa non ci sono etichette o richiami generici che tengano: ilcredente è talvolta un non credente e il non credente rischia di essere disorientato. Eppure possono essere due possibili, creativi vasi comunicanti. Si può fare fronte comune in modo positivo e propositivo, mostrando quanto ci unisce creare contatti, rifondare, rimettere associazioni in movimento perché qualcosa si comunichi e attraversi l'imperfezione umana. Si può cercare una comunione di intenti nei valori condivisi nella fede, nella libertà. Il nemico è comune: la paura e la conseguente dipendenza da elementi esterni  possono essere importanti ma non essenziali.
Seguendo le indicazioni del vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol, in questo senso si è realizzato anche a Vicenza uno specifico incontro tra credenti e non credenti.  Si è realizzato anche a Vicenza il Cortile dei gentili, uno spazio di dialogo tra credenti e non credenti al servizio della persona e del bene comune. L'idea è stata sviluppata inizialmente dal card. Ravasi  su  suggerimento di Benedetto XVI. Lo stesso Ravasi ha concretizzato questo intento incontrando ad Assisi il presidente Napolitano.
Fede e libertà, temi del successivo Festival biblico,  sono stati il tema della serata di specifico interesse per l'associazione dei giuristi cattolici che tende,  secondo le indicazioni del card. Nicora, già assistente spirituale nazionale, ad una fecondazione reciproca tra fede e diritto. Così l'Unione giuristi cattolici italiani Sezione di Vicenza ha contribuito ad organizzare l'incontro tra uno dei protagonisti della vita nella Chiesa istituzionale, il card Ruini,  insieme ad uno dei più importanti ed influenti intellettuali italiani, il prof. Galli della Loggia.
Si è constatato che è possibile partendo da un ambito strettamente confessionale, avere fede nella libertà. La libertà accettata con il necessario discernimento offre lo spazio e il tempo per consentire al credente di realizzare la volontà di Dio nella sua vita.  E la forza della fede  sussiste anche all'interno di un sistema di valori che parte da un punto di vista esclusivamente umano e  la pone in discussione.  Il card. Ruini ha sottolineato che non pregiudica il credente la libera formazione delle leggi con il metodo democratico della maggioranza parlamentare. Il credente, talvolta in posizione minoritaria, sarà comunque libero di manifestare il suo pensiero e la sua contrarietà a certe posizioni in materia di valori non negoziabili che siano state approvate. Galli della Loggia ha sottolineato significativamente l'opportunità comunque di un argine: “la fede non può che presupporre la libertà ma non si può essere liberi di tutto a 360 gradi”. Questo tempo di difficoltà è l'occasione per provare la vera fede delle minoranze creative indicate dal card Ratzinger in un suo famoso discorso a Subiaco.
L'incontro con Galli Della Loggia è stata anche l'occasione di una testimonianza significativa di una libertà nella fede, cioè di una libertà chiamata ad esprimersi anche in un ambito di fede. Galli Della Loggia con un significativo riconoscimento ha sottolineato, tra l'altro, come tutto il cristianesimo sia una maestosa costruzione della cultura che domina la natura. Chi ha cultura e non pregiudizi riconosce che la fede è ed è stato un prezioso e possibile contributo alla civiltà contribuendo anche come cultura per vedere, come hanno sottolineato alcuni antropologi contemporanei, tutta la realtà, a partire dalle persone più bisognose di riconoscimento, e  dar loro, dare al reale,  un senso.
In un dialogo con Benedetto XVI il filosofo centenario Jurgen Habermas ha sottolineato la possibilità di un apprendimento complementare tra ragione laica e ragione teologica .Con consapevolezza umile Joseph Ratzinger ha evidenziato che non si deve “dare adito all'illusione che la teologia abbia una risposta per ogni cosa”. Per questo anche il diritto può dare il suo contributo. E ci mostra un imperativo spesso  dimenticato. Ad ogni diritto, anche a quello di essere liberi corrisponde un dovere che gli  conferisce il massimo significato, la sua ratio. Il dovere più alto, è quello di amare il prossimo come me stesso. Come, non necessariamente di più, sottolineava, con una punta di ironia, lo scrittore Herman Hess...
Ma per cercare di realizzare questo slancio dimenticato anche il diritto non basta: ad esempio "non si può dire che i diritti umani esistono in un mondo in cui non li si fa rispettare, allora per continuare a credere in questi diritti ci serve qualcosa di più che leggi e esortazioni. Ci serve qualcosa di più vicino alla fede" (Smarrimento dei diritti umani Adam Haslett in Il sole 24 ore 20 giugno 2010 p.26).
Si può avere fede, quindi riflettere, ringraziare, guardare a chi opera con slancio la sua missione. L'incontro è stata l'occasione per guardare ad una esperienza dinamica di fede, una di quelle Comunità di nuova evangelizzazione realizzate secondo l'intento di Benedetto XVI e Mons. Fisichella , la Comunità Abramo di Chiampo. La stessa  ha organizzato il Convegno nel quale si è situata  la conferenza ed è stata   capace di far confluire varie forze nella preparazione dell'evento e ora promuove anche una attività missionaria in Europa e nel mondo. Quest'estate la Comunità si è impegnata  mandando giovani missionari a Malta (ha riaperto una Chiesa chiusa), in Ungheria,  nelle Filippine, in Messico e  in Colombia.
Si lavora e si crede meglio se testimoni mostrano uno slancio e provano la possibilità pratica di vivere concretamente l'esperienza spirituale. Essa può innervare anche l'esperienza giuridica. Si può sperimentare l'unica metafisica breve del Novecento, quella che il professor Mercadante ha trovato inGiuseppe Capograssi, il grande filosofo del diritto: la speranza:
“tre sono i bisogni costitutivi dell’individuo contemporaneo: il bisogno dell’eguaglianza, il bisogno dell’amicizia, il bisogno della speranza. Tutti e tre i bisogni costituiscono il contenuto concreto e pratico, da cui nascono tutti i movimenti contemporanei, e determinano il contenuto dell’idea di libertà, che l’individuo contemporaneo ha nell’animo, e dell’idea di giustizia che egli vorrebbe fosse realizzata nei fatti". ( G.Capograssi).
E per trovare la speranza non bastano i ragionamenti. Come è stato scritto. “ Il peso di
questo mondo si può portare solo in ginocchio”( Gomez Davila). Per questo di fronte alle domande che vengono dall'abbandono e dalla crisi la risposta il cattolico trova le sue risposte nella preghiera.. Ma le fonti di ispirazione sono innumerevoli, nella libertà nell'ottica del bene comune. Il cattolico può riscoprire anche i frutti della passione e della ragione. A esempio nella letteratura una sorgente universale di significato, come ha indicato e scritto il direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro. Talvolta anche la letteratura in alcune sue manifestazioni può essere quasi come una nuova, altra Scrittura.
Non a caso il card Ruini e il prof. Galli della Loggia sono stati  introdotti dallo scrittore Alessandro Zaccuri che ha riconosciuto anche nei suoi libri ampi spazi letterari di convergenza tra credenti e non: la presenza di Cristo è continuamente rinnovata nel tempo anche in ogni persona che viene malmenata o percossa. Si tratta della vittima inerme enunciata dalla più avanzata antropologia. Secondo Zaccuri essa "diventa un'immagine, per quanto abissalmente inadeguata e incerta del Crocifisso". ( In terra sconsacrata A. Zaccuri 2008 p.32).
Ha partecipato all'incontro anche il direttore del Festival Biblico Mons. Roberto Tomasi  che ha posto l'evento tra quelli preparatori del Festival biblico realizzando così una importante sinergia tra associazioni ed eventi,ecclesiali e culturali.
Così, nonostante la complessità e la vastità dei temi trattati, nonostante fosse la prima volta che personalità così autorevoli e laiche si affacciavano in un ambito confessionale, si è concretamente realizzato, per chi vuol vedere, la bozza di un dialogo importante tra fede e ragione.
Per questo, in un incontro nato da un convegno sotto il segno dello Spirito di comunione, volendo, si può cogliere, proprio con lo spirito giusto, un riconoscimento reciproco tra credenti e non, constatare che l’esistenza di  differenze creative può determinare nuove fonti di crescita comunitaria e individuale. Ciò può offrire un utile strumento anche al disagio morale ed economico che sta attraversando il nostro Paese per tentare di costruire  insieme, nella fede e nella libertà, un nuovo volto al bene comune.
L'incontro tra Ruini e Galli Della Loggia, momento di liberazione dalle etichette talvolta contrapposte di credente e non credente per sviluppare il massimo dialogo, è coinciso significativamente, senza alcun deliberata programmazione degli organizzatori, con il 25 aprile, giorno in cui si ricorda la liberazione dal nemico. Con questa simpatica constatazione che induce al sorriso, accennata anche dal vescovo di Vicenza, con questa apertura di spirito possiamo rinnovare ogni giorno questa esperienza di liberazione. Siamo consapevoli che la liberazione è preceduta spesso dalla lotta al male,  come ci insegna anche la stessa storia che, nel giorno in cui si è svolta la conferenza,  ricorda proprio la Liberazione. Non è importante comunque solo la liberazione esterna ma anche quella interna. Come scrivevano i Padri del Deserto: “i demoni non sono corpi visibili, ma noi diveniamo i loro corpi. Allorchè accettiamo da loro pensieri tenebrosi. Poiché avendo accolto tali pensieri, noi accogliamo i demoni stessi  e li rendiamo corporalmente manifesti” (Antonio il Grande in Detti e fatti dei padri del deserto  a cura di Cristina Campo )
Così dobbiamo  partire da noi stessi. Con speranza e intelligenza, guardando al reale e cercando il bene comune. Anche con una professione di fede. Per questo da giuristi cattolici attendiamo  con umiltà e dinamismo lo Spirito giusto per accogliere le nuove sfide del nostro tempo.
“La nuova sfida che sta davanti al noi è in ogni caso molto difficile per il saldarsi di una cultura incentrata sui desideri individuali con le possibilità sempre nuove offerte dalle biotecnologie. Perciò siamo tutti chiamati a potenziare le risorse morali e culturali con le quali volgere questa nuova sfida a favore dell'uomo. I credenti in Cristo sanno che in quest'opera l'umanità non è abbandonata a se stessa perché il divenire della storia è anzi tutto nelle mani di quel Dio che è amico dell'uomo” ( C. Ruini nel testo inserito nel volume Valori giuridici fondamentali preparato per il corso dei giuristi cattolici, Roma 2012 Aracne p.25)

Avv. Mirko Ruffoni presidente dell'Unione giuristi cattolici italiani sezione di Vicenza.