lunedì 9 marzo 2015

Dalle Unioni Locali


UNIONE LOCALE GIURISTI CATTOLICI

LANCIANO  ORTONA

66026 Ortona (Chieti), Largo Riccardi – Biblioteca Diocesana “San Domenico”


RELAZIONE SULL’ATTIVITA’ SVOLTA NELL’ANNO 2014
Nel corso dell’anno 2014 questa Unione Locale ha svolto con continuità le proprie iniziative seguendo i criteri degli anni precedenti.
Come sempre ha svolto ripetuti incontri tra i soci, a volte anche con la presenza di simpatizzanti e familiari, allo scopo di curare l’approfondimento di problemi giuridici, alla luce della morale cristiana, in attuazione delle finalità e dei principi stabiliti nello Statuto.
Particolarmente importanti e seguiti sono stati gli incontri tenuti nella vigilia delle festività natalizie e nella Quaresima, in cui il nostro Consulente Ecclesiastico Don Biagio Ngandu, Parroco di Marcianese (località di Lanciano), ha preparato con particolare cura, guidando  i presenti in profonde riflessioni sia di carattere religioso che spirituale.
Nel mese di maggio è stato organizzato una conferenza pubblica , in Lanciano, nei locali della Sala Mazzini, sul tema: “Crisi della famiglia, aspetti giuridici e morali”. Relatori sono stati S.E. Mons. Emidio Cipollone, Arcivescovo di Lanciano – Ortona, e la Dott.ssa Gilda Brindesi, Presidente del Tribunale Civile e Penale di Lanciano. All’incontro era presente un vasto pubblico che ha seguito con interesse sia le relazioni, sia il dibattito tenuto al termine.  Al successo dell’iniziativa ha contribuito pure il suo inserimento nell’ambito della celebrazione della “Settimana della cultura lancianese”, che il Comune organizza ogni anno.
A Ortona la nostra Unione ha organizzato e svolto un incontro pubblico avente per tema “Diritto e ambiente. Problemi territoriali e marittimi”. L’incontro è stato tenuto nel mese di novembre da due relatori: il prof. Claudio Angelone, docente presso il Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Chieti-Pescara, e il prof. Marcello Salerno, Esperto di Diritto Ambientale nonché docente di Diritto Pubblico presso la stessa Università. Ai due insegnanti si è accompagnato il Francescano Padre Camillo D’Orsogna, che ha richiamato i principi affermati da San Francesco in materia ambientale e l’amore che il Santo ha sempre dimostrato per la Natura e per l’ambiente. Anche in tale circostanza, al termine delle relazioni è seguito un ampio dibattito al quale hanno preso parte numerosi presenti che hanno evidenziato aspetti particolari della problematica trattata, arricchendo ulteriormente le cognizioni apprese dai partecipanti.
Ambedue le iniziative – sia quella svolta a Lanciano che quella svolta a Ortona – sono state realizzate in collaborazione con i rispettivi Comuni e con la partecipazione dei Consigli degli Ordini degli Avvocati competenti per territorio, i quali hanno pure  provveduto al riconoscimento e alla concessione di crediti formativi in favore dei  professionisti presenti.
Quanto all’aspetto gestionale dell’Unione, non sono mancati, ovviamente, problemi di presenza e di partecipazione di tutti i soci, specialmente per quanto concerne l’aspetto finanziario. Ad ogni modo questa Unità Locale è sempre riuscita a sostenere, pur con qualche sacrificio, gli oneri che ogni iniziativa comporta.
Al termine del 2014 il Direttivo dell’Unione Locale è scaduto per decorso dei termini e all’inizio del nuovo anno si è provveduto al suo rinnovo, confermando,  sostanzialmente, i componenti del Direttivo uscente.
Il nuovo organo risulta così composto: Presidente: Dott. Giuseppe Carinci; Vice Presidente: Dott. Giuseppe Carabba; Segretaria: Dott.ssa Mariella Colaiezzi; Consiglieri: Dott. Attilio Aquilano e Avv. Alfonso Frattura.
L’avv. Ilenia Carinci è stata confermata nell’incarico di Tesoriere, mentre la prof.ssa Emilia Polidoro – collaboratrice esterna – è stata confermata nell’incarico di addetto-stampa.
Consulente Ecclesiastico è sempre il sacerdote Don Biagio Ngandu Kabumvu, Parroco di Marcianese, a suo tempo nominato dall’Arcivescovo della Diocesi di Lanciano-Ortona.
Ortona, 7 marzo 2015
                                                                                                                                                   IL PRESIDENTE
                                                                                                                                                     Dott. Giuseppe Carinci

mercoledì 27 novembre 2013

Dalle Unioni Locali

Unione Locale di Firenze
Note a margine del Convegno di Studi: “La famiglia come valore giuridico fondamentale”, svoltosi a Firenze il 7 Giugno 2013 promosso dall’Unione Locale di Firenze
La famiglia costituisce certamente un valore giuridico fondamentale e costituzionale, ma soprattutto umano e antropologico. Oggi stiamo assistendo ad una mutazione del concetto di famiglia tradizionale che tende ad allargarsi verso un orizzonte multi-personale e indefinito, ponendo il fondamento familiare sulla comunità degli affetti, oltre il fondamento del matrimonio  e della stessa convivenza. In questa prospettiva nella struttura del concetto di famiglia potrebbero entrare tutti i soggetti che si autoproclamano o si autodefiniscono famiglia, compresa quella poligamica, quella multi-parentale, quella non più eterosessuale ma anche omosessuale o amicale, quella transegender o  quella famiglia che vorrebbe comprende soggetti non umani come gli animali.
La differenza che emerge nel dibattito giuridico contemporaneo risiede nella distinzione tra “famiglia di fatto” orizzontale di tipo privatistico  e la famiglia di diritto, verticale nel senso pubblico di valore assoluto.
     Nella famiglia di fatto orizzontale prevale la dimensione “circolare”:  è soggetta alla mutevolezza e alla molteplicità della situazioni particolari, dei casi singoli, mutevoli nel tempo, in progress, che spesso seguono tendenze o contingenze, in cui entrano emozioni, stati d’animo, mutevolezza delle convinzioni personali di quel preciso momento, cambiamenti repentini di idee, di umore e di partner, di compagni e di amanti occasionali, o semplici amicizie soggette all’usura del tempo. La famiglia di fatto, materialisticamente intesa, è di per sé soggetta e relativa alla progressione degli stati di vita e delle convivenze provvisorie e momentanee, intrinsecamente instabili e soggetta alla mutevolezza della volontà e del consenso attuale di volta in volta espresso.
Di altro livello è la famiglia verticale, che può nascere da quella orizzontale, ma dovrebbe essere la famiglia di diritto come dimensione valoriale: un modello che ingloba anche la famiglia di fatto, ma trascende la circolarità degli eventi ponendo una direzione e una spinta con l’altro verso l’alto. Con molta fatica e sacrificio, oltre le singole situazioni orizzontali e contingenti, la famiglia di rilievo pubblico rimane una societas naturalis inalterata nel tempo e nello spazio, poiché costituisce la struttura fondamentale della relazione umana, che spinge ad un continuo auto-superamento individuale.
Tale famiglia di diritto pubblico e quindi giuridicamente tutelata e garantita si fonda sul matrimonio eterosessuale e sulla procreatività come trasmissione di un valore positivo della vita per la vita. Questo non significa che sia un dogma formale a cui ispirarsi  o un modello altissimo e irraggiungibile dai più. Ma costituisce una “via”, una traccia segnata che si può e si deve percorrere perché costituisce, quando si verifica, la risoluzione ai nodi della relazionalità umana. Questa dinamica familiare si svolge per implementare le capacità e le virtù delle singole persone che ne fanno parte, non per soffocare le qualità o per accontentarle compiacendole nei loro difetti, limiti o fini egoistici.
Certamente il premio a questa “formazione sociale” a volte non si vede, perché è alla fine ed è il fine: ci vuole pazienza e lungimiranza, spesso si cade, ma è il premio che  “salva la fatica del cammino familiare”, a volte sofferto e incompreso, costituendo la speranza e il raggiungimento della vera libertà interiore. La relazione familiare è camminare insieme verso un unico fine condiviso, con abitudini, caratteri, tempi diversi, ma il fine è lo stesso. Significa accedere insieme alle domande fondamentali della vita, pretendere il massimo da se stessi e dall’altro, aspettandosi, a volte da soli, a volte tirando l’altro,  spazientendosi, lottando, donandosi tutto fino in fondo.  Perciò il modello familiare non è formale ma sostanziale: la sostanza autentica si manifesta nella forma corretta, che è quella che ha in sé un fine intrinseco: aiutarsi a migliorare, a non peggiorarsi, evitando di accondiscendere l’altro nelle debolezze,   ma aumentando i pregi  e superando le difficoltà o le proprie fragilità esistenziali.
Da qui gli errori del riconoscimento giuridico-pubblico della fattualità privata delle convivenze e della moltitudine dei casi delle c.d. famiglie di fatto, sotto il profilo pubblico della famiglia giuridica.
La dimensione del diritto privato è la dimensione che meglio contempera quell’aspetto orizzontale dell’attualità del consenso, mentre quella pubblica “sfiora”  ma garantisce quella dimensione verticale e assoluta della famiglia. Tenere distinti i due piani tra famiglia giuridica pubblica e il riconoscimento dei singoli diritti individuali, magari racchiusi in un corpus di norme ad hoc che regoli i rapporti amicali di tutti i tipi, costituisce non solo la migliore difesa della famiglia triadica tradizionale, che è quella che ha permesso nei secoli di arrivare fino a noi nell’ordine della generazioni, ma significa evitare di stravolgere giuridicamente un modello di riconoscimento dei diritti e dei doveri naturali fondamentali.
Altrimenti significherebbe aprirsi a un pendio scivoloso,  come è  già stato fatto nell’erronea valutazione dei diritti di inizio vita e come stiamo lentamente accorgendoci sull’allargamento continuo dei presupposti oggettivi e soggettivi per l’accesso al suicidio assistito e all’eutanasia.
Il compito di noi  giuristi cattolici, che vogliamo oggi aprirci a risemantizzare il ruolo della famiglia, “pulendo la tela” da pericolosi luoghi comuni e dalla false giustificazioni, si realizza evidenziando le contraddizioni interne di certe domande e richieste di diritti, da parte di “piccole minoranze”, che sembrano imporsi nel modificare  decisamente la famiglia di diritto pubblico, allargandola all’indifferenza di genere e ad un facile  egualitarismo che non responsabilizza la maturazione del soggetto come persona.
In quest’analisi entra la dimensione religiosa della famiglia, non come corollario o come cornice estetica, ma come fondamento e giustificazione della famiglia. La famiglia secolarizzata sembra aver perso la sua identità divenendo famiglia sintetica o artificiale. Mentre è nella famiglia naturale aperta alla prospettiva religiosa che si coglie la possibilità di una trascendenza, che supera e vince l’incomunicabilità e l’insocievolezza dei sessi o semplicemente le tragiche scelte quotidiane. Da questa spinta verso un ulteriore orizzonte di pensabilità, che appare spesso lontanissimo dalle discussioni giuridiche e giurisprudenziali, siamo partiti per inoltrarci nella ricerca di una recta ratio presente nella famiglia come valore giuridico fondamentale. 
 Lo abbiamo fatto con illustri ospiti come il Presidente Onorario dell’Unione Locale di Firenze l’Avv. Mario Cioffi, che ha portato i suoi saluti ricordando come la famiglia sia fondata sulla persona. Il Presidente dell’Unione Centrale dei Giuristi Cattolici il Prof. Francesco D’Agostino che ha sottolineato come la famiglia sia un struttura sociale che resisterà anche alle richieste giuridiche di snaturamento della famiglia, poiché costituisce un riferimento ineludibile per l’ordine delle generazioni. In questo senso la sfida di coloro che vorrebbero eliminare la famiglia per introdurre altre forme di unione oltre la famiglia è destinata naturalmente a fallire nel tempo.
Il Prof. Ugo De Siervo, ex Presidente della Corte Costituzionale che ha ripercorso nel suo intervento la giurisprudenza a salvaguardia del valore giuridico della famiglia, distinguendo nettamente la famiglia garantita dalla Costituzione da altre forme di convivenza. Il Dott. Gastone Andreazza, Consigliere  nella Sezione Penale della Suprema Corte, che ha analiticamente esaminato i casi più controversi che la Corte Suprema di Cassazione ha affrontato negli ultimi anni, ricostruendo il concetto giuridico di famiglia a partire da alcune contraddizioni presenti nelle motivazioni delle decisioni e della normativa sul riconoscimento dei figli legittimi ex art.251 c.c.
Il Prof. Paolo Nepi, Ordinario di Filosofia morale a Roma Due che ha ribadito la fondazione antropologica della famiglia come istituto centrale su cui basare la relazionalità umana. Successivamente è intervento il Prof. Alessandro Catelani, Ordinario di Diritto Costituzionale a Siena che ha denunciato la deriva relativista che tenta di destrutturare la famiglia mettendo alla prova il diritto naturale.
Infine il Dott. Giacomo Rocchi Consigliere presso la corte Suprema di Cassazione che ha messo in evidenza il ruolo di alcuni magistrati della Suprema Corte, in particolare prendendo in esame alcuni casi decisi dalla sezione civile, che tramite l’uso degli obiter dictum ampliando le motivazioni oltre la soluzione del petitum per inoltrarsi, spesso inavvertitamente, in una funzione nomofilattica che supplisce alla potestà legislativa.
Il convegno ha visto la partecipazione di numerosi notai del Distretto Notarile di Firenze e Provincia e dell’Ordine degli Avvocati di Firenze. Un particolare ringraziamento al Notaio Mario Buzio, all’Avv. Ugo Franceschetti e ai giovani giuristi dello Jus club di Firenze per l’aiuto nell’organizzazione del prezioso evento fiorentino.
Francesco Zini
Presidente dell’Unione Locale di Firenze

Unione Romana
La Presidenza dell’Unione Romana a seguito del rinnovo del Consiglio direttivo ha preso l’iniziativa di presentarne i componenti alle Autorità ecclesiastiche che con il loro magistero sostengono l’UGCI e le Unioni locali.
Il primo pensiero è andato all’Ordinario diocesano, il quale sia pure in tempi lontani con il suo parere favorevole ha consentito la costituzione della nostra Unione e nel caso di Roma è impersonato dal Vicario del Papa, oggi espresso da Sua Eminenza il Cardinale Agostino Vallini.
Subito dopo il proponimento è stato quello di manifestare la vicinanza e l’attaccamento al Consulente Ecclesiastico Centrale, Sua Eminenza il Cardinale Francesco Coccopalmerio nei confronti del quale l’Unione Romana ha un particolare legame non solo per la medesima residenza.
Giovedì 12 giugno 2013 alle ore 10,30 è stata fissata l’udienza con il Vicario ed ha visto, insieme alle cariche istituzionali ed al nostro Consulente ecclesiastico don Davide Cito, la presenza della maggior parte dei componenti il Consiglio direttivo.
Per la consueta benevolenza del Cardinale Vallini l’incontro ha assunto subito il carattere dell’estrema cordialità nel ricordo dei vari incontri già verificatisi in occasione delle celebrazioni delle Sante Messe organizzate dall’Unione Romana per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario della Suprema Corte di Cassazione. Il Presidente Ciapparoni unitamente alla presentazione dei componenti il Consiglio direttivo ha consegnato al Cardinale i volumi relativi agli incontri di studio organizzati dalla nostra associazione: 18 aprile 1948 un patrimonio comune, Il Patto Atlantico: imposizione politica o necessità militare? (1949-2009), La solidarietà nel dopoguerra: la Riforma agraria del 1950 e Famiglia prima impresa: il Vicario ha ringraziato mostrando altresì soddisfazione per l’incisività dei temi trattati.
Relativamente al futuro il Cardinale Vallini ha raccomandato un’attività di ricerca delle aspirazione dei giovani compiuta dai giovani dell’Unione, con il sostegno dei “più maturi”, per tornare all’animazione cristiana dell’ordine temporale negli impegni familiari, professionali e sociali.
L’incontro si è concluso con il riconoscimento del vincolo che lega l’Unione Romana ad iniziative di promozione cristiana, come il Vicario ha ricordato, in un clima di grande serenità e familiarità.
(f.c.)
Giovedì 3 ottobre 2013 si è svolto il piacevole incontro di presentazione del nuovo Consiglio direttivo dell'Unione Romana, con il proprio Consulente ecclesiastico don Davide Cito, a S. Em.za Rev.ma il Cardinale Francesco Coccopalmerio presso la sede del Suo dicastero, il Pontificio Consiglio per i testi legislativi; il Presidente Ciapparoni, dopo aver formulato gli auguri per l'imminente onomastico, è passato alla presentazione dei singoli componenti dl Consiglio.
Il Cardinale, nel congratularsi con il nuovo organo associativo, ha presentato il luogo dell'incontro come il luogo fisico dove sono stati redatti i più recenti Codici di Diritto canonico manifestando l'auspicio, voluto dallo stesso Pontificio Consiglio, che si identifichi come la “Casa" di tutti gli esperti del diritto e non solo canonico. Anzi su tale punto il Cardinale ha anche sottolineato come il Suo dicastero ha un rapporto diretto con i canonisti di tutto il mondo, partecipando a tutte le iniziative ed eventi che le molteplici associazioni dei cultori di questo diritto pongono in essere al fine di esporre le esigenze sociali delle varie regioni. In questo quadro un auspicio grande è quello ad un diritto canonico comune valevole almeno a livello europeo.
Il pensiero del Cardinale Coccopalmerio verso i giuristi di ispirazione cattolica è soprattutto nel senso che i medesimi debbono essere "sensibili" verso le persone, in special modo per quelle sofferenti "come se fossero Gesù incarnato". L'augurio per il futuro è invece quello di una formazione dottrinale e spirituale continua da parte del giurista cattolico e a tal proposito il Cardinale ha confermato la costituzione della figura dei Consulenti ecclesiastici regionali che verranno nominati dai presidenti delle Conferenze episcopali regionali e che saranno i "coordinatori" dei consulenti ecclesiastici delle singole Unioni locali, proprio al fine di accentuare l'aspetto spirituale ed ecclesiale.
Proprio in linea con questo intendimento l'Unione Romana, per voce del suo presidente, ha espresso l’intenzione di programmare incontri da affiancare alla inveterata consuetudine dell’appuntamento fisso per la Celebrazione eucaristica in occasione del Primo Venerdì del mese. La benevola esortazione del Cardinale si rivolge, quindi, ai consulenti ecclesiastici che di concerto con il Consiglio direttivo si attivino per accentuare la dinamicità degli incontri sociali anche con la previsione di una lectio divina ricorrente.
Il Presidente Ciapparoni, infine, dopo aver consegnato il volume Famiglia prima impresa che raccoglie i contributi dei relatori che hanno partecipato all’incontro di studio organizzato dall’Unione Romana, ha rivolto al Cardinal Coccopalmerio la sommessa preghiera di esaudire l’aspirazione del Consiglio direttivo di essere ammessi alla Santa Messa officiata dal Santo Padre presso la cappella di Santa Marta.
La riunione si è poi serenamente sciolta con la colloquiale esposizione di tanti propositi che l'Unione Romana, oltre ad aver progettato per l'anno venturo si augura di poter porre in essere praticamente.                                             (G.Barone)

Unione Romana
È con piacere che si segnala come le iniziative che sono state realizzate dall’Unione Romana trovino positivo riscontro al di fuori dei propri confini geografici: se ne riporta una duplice dimostrazione.

Da “Il Popolo”, settimanale della Diocesi di Concordia-Pordenone in data 9 giugno 2013 a firma dell’avvocato Pompeo Pitter Presidente dell’Unione di Pordenone.

“«Pubblicazione Unione Giuristi Cattolici di Roma – “Famiglia prima impresa” L’Unione Giuristi Cattolici di Roma ha pubblicato un agile volumetto che raccoglie gli interventi svolti in un Convegno sul tema “Famiglia prima impresa”. Alla prefazione del prof. Fabrizio Ciapparoni, Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici di Roma, fanno seguito i testi di sei interventi, tra i quali vanno segnalati, per la loro importanza, quelli del prof. Giuseppe Dalla Torre, Rettore dell’Università LUMSA, del prof. Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, del prof. Stefano Zamagni dell’Università di Bologna, e del prof. Piero Sandulli dell’Università di Teramo.
Tutti questi contributi riguardano ciò che la famiglia è e soprattutto ciò che essa dovrebbe essere, ossia una formazione che il diritto dovrebbe meglio tutelare perché può svolgere attività di grande rilevanza sociale, dall’allevamento dei figli all’assistenza degli anziani e agli handicappati. Oggi la si preferisce sostituire “con un incremento di sanitarizzazione: anziché volerla trasformare, in modo assai più efficace ed anche economico, nel terminale della solidarietà e dello Stato sociale, dando ad essa i mezzi per poter, efficacemente, prendersi cura di situazioni di disagio” (così il prof. Sandulli). Nella nostra società dominata dall’individualismo l’attenzione è invece rivolta al solo individuo e la famiglia è vista da molti esclusivamente come il luogo degli affetti, sicché, quando muore l’affetto, viene con ciò stesso meno la famiglia. Ma, osserva il prof. Dalla Torre, “ridurre la famiglia al luogo degli affetti togliendole le funzioni solidaristiche e assistenziali sue proprie, significa recidere proprio l’elemento su cui gli affetti nascono e si producono”. Ed è interessante notare qualche resipiscenza, ad esempio, nel frequente ricorrere avanti ai Tribunali di controversie relative ai “diritti dei nonni”, dove in fondo si viene a prospettare un superamento della mera famiglia nucleare e si afferma che la famiglia va anche intesa in senso più ampio.
In sostanza, la famiglia va vista come soggetto volto “da un lato ad adempiere ai propri naturali compiti e dall’altro, nella sua qualità di soggetto sociale, partecipare al raggiungimento di quel prodotto finale, in buona parte economico, che si è solito chiamare welfare, ovvero il benessere della società nazionale” (così, nell’introduzione, il coordinatore dell’opera prof. Ciapparoni).
Abbiamo riferito solo alcuni spunti offerti dal libro, che però ne offre anche molti altri di grande interesse. E alla fine ci si chiede perché mai il nostro legislatore – anche a prescindere da altre gravi omissioni – non abbia mai voluto riconoscere alla famiglia la personalità giuridica, quando la riconosce anche a formazioni sociali di importanza ben minore.»

Dalla 47a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani La famiglia, speranza e futuro per la società italiana Torino, 12-15 settembre 2013
Le politiche familiari per il bene comune Relazione del Prof. Stefano ZAMAGNI

Una volta postulato che all’interno della famiglia non v’è produzione di sorta, si arriva a comprendere perché nel calcolo del reddito nazionale non vi sia posto per tutto ciò che di produttivo la famiglia realizza. Così, per fare un esempio: il pasto preparato in famiglia non viene contabilizzato come attività di produzione, ma come attività di consumo misurata dall’acquisto sul mercato dei beni che servono alla preparazione del pasto stesso. Eppure, il medesimo pasto consumato in un ristorante viene contabilizzato come attività di produzione. Ancora: la cura di un minore svolta da un genitore entro le mura domestiche è contabilizzata come attività di consumo; la medesima cura fornita da una “colf” entra invece nel calcolo del reddito nazionale, come espressione di attività produttiva. E così via. Il secondo presupposto di una nuova politica della famiglia concerne la soggettività economica della stessa. Come suggerisce il titolo di una recente pubblicazione dell’Unione Giuristi Cattolici di Roma, la famiglia è la prima impresa, in quanto produttore di esternalità sociali positive per l’intera società. Se le cose stanno – come stanno – in questi termini il sostegno economico deve allora assumere il carattere della restituzione ovvero della compensazione e non già – come continua ad essere – della compassione o dell’assistenzialismo paternalistico.
(Avvenire Venerdì 13 settembre 2013)


Unione Locale di Vicenza

Fede e libertà secondo le Scritture:  incontro preparatorio al Festival Biblico tra  il card Camillo Ruini ed il prof. Galli della Loggia. 

Il significato di un  convegno e di un incontro per il bene comune:
Una speranza tra fede e libertà


Di fronte alle notizie negative, alle lamentele, alla crisi economica e morale, all'illegalità diffusa non ci sono etichette o richiami generici che tengano: ilcredente è talvolta un non credente e il non credente rischia di essere disorientato. Eppure possono essere due possibili, creativi vasi comunicanti. Si può fare fronte comune in modo positivo e propositivo, mostrando quanto ci unisce creare contatti, rifondare, rimettere associazioni in movimento perché qualcosa si comunichi e attraversi l'imperfezione umana. Si può cercare una comunione di intenti nei valori condivisi nella fede, nella libertà. Il nemico è comune: la paura e la conseguente dipendenza da elementi esterni  possono essere importanti ma non essenziali.
Seguendo le indicazioni del vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol, in questo senso si è realizzato anche a Vicenza uno specifico incontro tra credenti e non credenti.  Si è realizzato anche a Vicenza il Cortile dei gentili, uno spazio di dialogo tra credenti e non credenti al servizio della persona e del bene comune. L'idea è stata sviluppata inizialmente dal card. Ravasi  su  suggerimento di Benedetto XVI. Lo stesso Ravasi ha concretizzato questo intento incontrando ad Assisi il presidente Napolitano.
Fede e libertà, temi del successivo Festival biblico,  sono stati il tema della serata di specifico interesse per l'associazione dei giuristi cattolici che tende,  secondo le indicazioni del card. Nicora, già assistente spirituale nazionale, ad una fecondazione reciproca tra fede e diritto. Così l'Unione giuristi cattolici italiani Sezione di Vicenza ha contribuito ad organizzare l'incontro tra uno dei protagonisti della vita nella Chiesa istituzionale, il card Ruini,  insieme ad uno dei più importanti ed influenti intellettuali italiani, il prof. Galli della Loggia.
Si è constatato che è possibile partendo da un ambito strettamente confessionale, avere fede nella libertà. La libertà accettata con il necessario discernimento offre lo spazio e il tempo per consentire al credente di realizzare la volontà di Dio nella sua vita.  E la forza della fede  sussiste anche all'interno di un sistema di valori che parte da un punto di vista esclusivamente umano e  la pone in discussione.  Il card. Ruini ha sottolineato che non pregiudica il credente la libera formazione delle leggi con il metodo democratico della maggioranza parlamentare. Il credente, talvolta in posizione minoritaria, sarà comunque libero di manifestare il suo pensiero e la sua contrarietà a certe posizioni in materia di valori non negoziabili che siano state approvate. Galli della Loggia ha sottolineato significativamente l'opportunità comunque di un argine: “la fede non può che presupporre la libertà ma non si può essere liberi di tutto a 360 gradi”. Questo tempo di difficoltà è l'occasione per provare la vera fede delle minoranze creative indicate dal card Ratzinger in un suo famoso discorso a Subiaco.
L'incontro con Galli Della Loggia è stata anche l'occasione di una testimonianza significativa di una libertà nella fede, cioè di una libertà chiamata ad esprimersi anche in un ambito di fede. Galli Della Loggia con un significativo riconoscimento ha sottolineato, tra l'altro, come tutto il cristianesimo sia una maestosa costruzione della cultura che domina la natura. Chi ha cultura e non pregiudizi riconosce che la fede è ed è stato un prezioso e possibile contributo alla civiltà contribuendo anche come cultura per vedere, come hanno sottolineato alcuni antropologi contemporanei, tutta la realtà, a partire dalle persone più bisognose di riconoscimento, e  dar loro, dare al reale,  un senso.
In un dialogo con Benedetto XVI il filosofo centenario Jurgen Habermas ha sottolineato la possibilità di un apprendimento complementare tra ragione laica e ragione teologica .Con consapevolezza umile Joseph Ratzinger ha evidenziato che non si deve “dare adito all'illusione che la teologia abbia una risposta per ogni cosa”. Per questo anche il diritto può dare il suo contributo. E ci mostra un imperativo spesso  dimenticato. Ad ogni diritto, anche a quello di essere liberi corrisponde un dovere che gli  conferisce il massimo significato, la sua ratio. Il dovere più alto, è quello di amare il prossimo come me stesso. Come, non necessariamente di più, sottolineava, con una punta di ironia, lo scrittore Herman Hess...
Ma per cercare di realizzare questo slancio dimenticato anche il diritto non basta: ad esempio "non si può dire che i diritti umani esistono in un mondo in cui non li si fa rispettare, allora per continuare a credere in questi diritti ci serve qualcosa di più che leggi e esortazioni. Ci serve qualcosa di più vicino alla fede" (Smarrimento dei diritti umani Adam Haslett in Il sole 24 ore 20 giugno 2010 p.26).
Si può avere fede, quindi riflettere, ringraziare, guardare a chi opera con slancio la sua missione. L'incontro è stata l'occasione per guardare ad una esperienza dinamica di fede, una di quelle Comunità di nuova evangelizzazione realizzate secondo l'intento di Benedetto XVI e Mons. Fisichella , la Comunità Abramo di Chiampo. La stessa  ha organizzato il Convegno nel quale si è situata  la conferenza ed è stata   capace di far confluire varie forze nella preparazione dell'evento e ora promuove anche una attività missionaria in Europa e nel mondo. Quest'estate la Comunità si è impegnata  mandando giovani missionari a Malta (ha riaperto una Chiesa chiusa), in Ungheria,  nelle Filippine, in Messico e  in Colombia.
Si lavora e si crede meglio se testimoni mostrano uno slancio e provano la possibilità pratica di vivere concretamente l'esperienza spirituale. Essa può innervare anche l'esperienza giuridica. Si può sperimentare l'unica metafisica breve del Novecento, quella che il professor Mercadante ha trovato inGiuseppe Capograssi, il grande filosofo del diritto: la speranza:
“tre sono i bisogni costitutivi dell’individuo contemporaneo: il bisogno dell’eguaglianza, il bisogno dell’amicizia, il bisogno della speranza. Tutti e tre i bisogni costituiscono il contenuto concreto e pratico, da cui nascono tutti i movimenti contemporanei, e determinano il contenuto dell’idea di libertà, che l’individuo contemporaneo ha nell’animo, e dell’idea di giustizia che egli vorrebbe fosse realizzata nei fatti". ( G.Capograssi).
E per trovare la speranza non bastano i ragionamenti. Come è stato scritto. “ Il peso di
questo mondo si può portare solo in ginocchio”( Gomez Davila). Per questo di fronte alle domande che vengono dall'abbandono e dalla crisi la risposta il cattolico trova le sue risposte nella preghiera.. Ma le fonti di ispirazione sono innumerevoli, nella libertà nell'ottica del bene comune. Il cattolico può riscoprire anche i frutti della passione e della ragione. A esempio nella letteratura una sorgente universale di significato, come ha indicato e scritto il direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro. Talvolta anche la letteratura in alcune sue manifestazioni può essere quasi come una nuova, altra Scrittura.
Non a caso il card Ruini e il prof. Galli della Loggia sono stati  introdotti dallo scrittore Alessandro Zaccuri che ha riconosciuto anche nei suoi libri ampi spazi letterari di convergenza tra credenti e non: la presenza di Cristo è continuamente rinnovata nel tempo anche in ogni persona che viene malmenata o percossa. Si tratta della vittima inerme enunciata dalla più avanzata antropologia. Secondo Zaccuri essa "diventa un'immagine, per quanto abissalmente inadeguata e incerta del Crocifisso". ( In terra sconsacrata A. Zaccuri 2008 p.32).
Ha partecipato all'incontro anche il direttore del Festival Biblico Mons. Roberto Tomasi  che ha posto l'evento tra quelli preparatori del Festival biblico realizzando così una importante sinergia tra associazioni ed eventi,ecclesiali e culturali.
Così, nonostante la complessità e la vastità dei temi trattati, nonostante fosse la prima volta che personalità così autorevoli e laiche si affacciavano in un ambito confessionale, si è concretamente realizzato, per chi vuol vedere, la bozza di un dialogo importante tra fede e ragione.
Per questo, in un incontro nato da un convegno sotto il segno dello Spirito di comunione, volendo, si può cogliere, proprio con lo spirito giusto, un riconoscimento reciproco tra credenti e non, constatare che l’esistenza di  differenze creative può determinare nuove fonti di crescita comunitaria e individuale. Ciò può offrire un utile strumento anche al disagio morale ed economico che sta attraversando il nostro Paese per tentare di costruire  insieme, nella fede e nella libertà, un nuovo volto al bene comune.
L'incontro tra Ruini e Galli Della Loggia, momento di liberazione dalle etichette talvolta contrapposte di credente e non credente per sviluppare il massimo dialogo, è coinciso significativamente, senza alcun deliberata programmazione degli organizzatori, con il 25 aprile, giorno in cui si ricorda la liberazione dal nemico. Con questa simpatica constatazione che induce al sorriso, accennata anche dal vescovo di Vicenza, con questa apertura di spirito possiamo rinnovare ogni giorno questa esperienza di liberazione. Siamo consapevoli che la liberazione è preceduta spesso dalla lotta al male,  come ci insegna anche la stessa storia che, nel giorno in cui si è svolta la conferenza,  ricorda proprio la Liberazione. Non è importante comunque solo la liberazione esterna ma anche quella interna. Come scrivevano i Padri del Deserto: “i demoni non sono corpi visibili, ma noi diveniamo i loro corpi. Allorchè accettiamo da loro pensieri tenebrosi. Poiché avendo accolto tali pensieri, noi accogliamo i demoni stessi  e li rendiamo corporalmente manifesti” (Antonio il Grande in Detti e fatti dei padri del deserto  a cura di Cristina Campo )
Così dobbiamo  partire da noi stessi. Con speranza e intelligenza, guardando al reale e cercando il bene comune. Anche con una professione di fede. Per questo da giuristi cattolici attendiamo  con umiltà e dinamismo lo Spirito giusto per accogliere le nuove sfide del nostro tempo.
“La nuova sfida che sta davanti al noi è in ogni caso molto difficile per il saldarsi di una cultura incentrata sui desideri individuali con le possibilità sempre nuove offerte dalle biotecnologie. Perciò siamo tutti chiamati a potenziare le risorse morali e culturali con le quali volgere questa nuova sfida a favore dell'uomo. I credenti in Cristo sanno che in quest'opera l'umanità non è abbandonata a se stessa perché il divenire della storia è anzi tutto nelle mani di quel Dio che è amico dell'uomo” ( C. Ruini nel testo inserito nel volume Valori giuridici fondamentali preparato per il corso dei giuristi cattolici, Roma 2012 Aracne p.25)

Avv. Mirko Ruffoni presidente dell'Unione giuristi cattolici italiani sezione di Vicenza.




I Giuristi Cattolici e Avvenire

Valori, opposte (di)visioni
 in “Avvenire”, 26.11.2013, p. 2.


Viviamo in un tempo di crisi, che mette a dura prova i valori cristiani; ma di fronte a questa crisi non tutti reagiscono allo stesso modo. Si va da coloro che, preda di strani accecamenti, si rifiutano di percepirla e giungono perfino a negarla a quelli che, all’opposto, ritengono che questa crisi sia ormai giunta al suo culmine e assumono l’atteggiamento fatalistico di chi si sente già definitivamente sconfitto. Gli atteggiamenti intermedi tra questi due sono ovviamente più sensati, ma anche tra di essi si possono cogliere divergenze profonde. Vorrei riflettere in particolare solo su due di essi, ambedue profondamente sbagliati, per ragioni molto diverse. Il primo è quello “tradizionalista”. Il tradizionalista va alla caccia delle ideologie (e dei movimenti che le supportano): è convinto che l’Occidente stia subendo un violento processo non solo di secolarizzazione, ma di vera e propria “scristianizzazione”, un processo che opererebbe sia sulle singole persone (alterando in esse la percezione del vero bene) che sulle istituzioni (deformando in primo luogo la famiglia e più in generale la società civile e quella politica). Questo processo, per il tradizionalista, non sarebbe attivato da dinamiche spontanee o impersonali, ma dietro ad esso andrebbe visto un vero e proprio progetto volto a scardinare le radici cristiane del nostro vivere sociale: un progetto malvagio, e al limite diabolico, contro il quale si dovrebbe reagire con forza, perché non tutto sarebbe ancora perduto; un processo contro cui bisognerebbe armarsi e combattere strenuamente e nei confronti del quale non sarebbe lecito venire ad alcuna forma di compromesso. E’, questa, una posizione amara, pessimistica, ma non sconsolata, orientata a far riconquistare al mondo verità antiche, anzi eterne, che corrono il rischio di andare definitivamente perdute.
Ben diverso, se non opposto a questo modo di pensare, è quello delle “anime belle”, cioè di coloro che, senza negare la crisi del mondo presente, la leggono come un ineluttabile portato dei tempi o, perfino, come un’occasione di grazia: piuttosto che strapparsi le vesti davanti alla crisi della famiglia, alla banalizzazione del sacro, al dilagare dell’ateismo, alle manipolazioni biomediche e più in generale al biologismo dominante, bisognerebbe comprenderne le ragioni, e, piuttosto che contrastarle, rivitalizzarle, orientandole verso il bene. Anche coloro che si riconoscono in questa prospettiva desiderano salvare il mondo, ma non credono che abbia senso pretendere che esso divenga diverso da come esso è o che possa ritornare a essere ciò che è stato in passato: la questione sarebbe piuttosto quella di accettare il bene che comunque lo pervade, per portarlo alla luce.
E’ difficile conciliare questi due modi di pensare: il primo vuole una sola cosa, restaurare il passato; il secondo vuole una sola cosa: allontanarsi il più possibile dal passato, per costruire il futuro. Per il primo solo la tradizione è sacrosanta; per il secondo solo il far nuove tutte le cose. Facciamo l’esempio più ruvido: per il primo la più corretta lettura dell’omosessualità è quella tradizionale, che l’interpreta come un’esperienza di peccato, che va severamente denunciata; per il secondo invece è un’esperienza da interpretare in modo radicalmente nuovo, come quella di uno spazio di amore, che va riconosciuto per il bene interpersonale che da esso può conseguire.
    Ambedue le posizioni cadono in un errore profondo, antitetico, ma simmetrico, che concerne l’essenza del male. L’errore del tradizionalismo sta nel non riuscire a percepirne la vera radice.  L’errore delle anime belle sta nel volerlo minimizzare o addirittura ignorare. I tradizionalisti, angosciati (giustamente!) dal male, se ne difendono pensando che il male sia sempre e solo negli altri, nei “nemici” della fede e della Chiesa e nelle dottrine che essi professano. Di qui gli atteggiamenti ansiosi, arcigni, ostili, accusatori, persecutorii e purtroppo (a volte) anche violenti nei confronti di chiunque non appaia allineato con gli insegnamenti che provengono dal passato. E’ triste rilevare come così si arrivi a volte a sfiorare addirittura la paranoia, percependo perfino nelle parole del Papa un indebito allontanamento dalla tradizione. Ma l’insegnamento di Gesù sul male non è paranoico (Mt, 15.18): non sono gli altri che devono farci paura, ci insegna il Vangelo, ma noi stessi. Non è ciò che proviene dal di fuori di noi, ma piuttosto ciò che proviene dal nostro cuore quello che ci contamina!
A loro volta le “anime belle”, accettando le dinamiche della modernità come un indiscutibile progresso, non si rendono conto di non prendere sul serio il male, svuotando dal di dentro l’idea di peccato; non capiscono che il mondo ha bisogno di perdono, non di esaltazioni, o di frettolose assoluzioni e meno che mai di semplicistiche giustificazioni; non capiscono la profondità dell’ammonimento paolino: bisogna vagliare tutte, tutte, tutte le cose, senza scartarne alcuna, ma poi tenere esclusivamente ciò che è buono e rigettare tutto il resto.
    Ecco perché davanti ai problemi familiari, sessuali, bioetici, sociali di oggi, prima di accusare, vituperare, manifestare disgusto e soprattutto condannare, è indispensabile guardare dentro di noi per scoprire in quale misura noi stessi siamo i primi responsabili di ciò che sta avvenendo. E prima di assolvere e giustificare le nuove forme di esperienze familiari, sessuali, bioetiche, sociali bisogna indagare seriamente di quali ferite (antiche, ma soprattutto nuove!) esse possano essere responsabili. Teniamoci lontani dagli errori dagli scenari apocalittici che i tradizionalisti amano dipingere, dalle polemiche mediatiche che si accendono e si spengono nell’arco di poche ore, dalla banalizzazioni politicamente corrette delle anime belle, dal compiacimento di chi si esalta nel delineare pretesi nuovi diritti…Viviamo in un tempo antropologicamente confuso. Ma per metterlo bene a fuoco, non ci salveranno né le invettive della “destra” né le “fughe in avanti” della sinistra. Odiare la modernità, come fanno i tradizionalisti, è altrettanto sbagliato quando rifiutarsi di vederne le deformità, come capita alle anime belle. Torniamo a guardare dentro di noi, cioè dentro l’uomo. E’ terribilmente difficile, ma è l’unica strada che ci è lecito percorrere.

Francesco D’Agostino
63° CONVEGNO NAZIONALE UGCI

Frontiere della libertà religiosa
Riflessi dell'anno constantiniano
(Milano 313-2013)


Milano, 6 - 8 dicembre 2013

venerdì 6 dicembe 2013

Sede: BIBLIOTECA AMBROSIANA - SALA DELLE ACCADEMIE

  •     Ore 10.00 Registrazione degli intervenuti

  •     Ore 10.30 Indirizzi di saluto
    S.E.R. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano
    Annamaria Cancellieri, Ministro della giustizia
    Giuliano Pisapia, sindaco di Milano

  •     Ore 11.00 Apertura del Convegno
    prof. Francesco D'Agostino, Presidente Centrale UGCI
    prof. avv. Gianfranco Garancini, Presidente dell'UGCI di Milano

  •     Ore 11.30
    prolusione
    La libertà religiosa tra storia e diritto
    prof. Carlo Cardia, ordinario di diritto ecclesiastico
    Università degli Studi Roma 3
  •     Ore 13.00
    Aperitivo con l'Unione Giuristi Cattolici di Milano
  •     Ore 15.00
    visita alla Pinacoteca e alla biblioteca Ambrosiana
  •     Ore 17.00 - in Sant'Ambrogio
    partecipazione all'udienza con l'Arcivescovo di Milano, Angelo Scola, per il "discorso alla città" per il 2014
    Serata libera
  •     ore 21.00
    Concerto in San Giorgio al Palazzo

sabato 7 dicembe 2013
    Prima sessione - preside l'avv. Benito Perrone, Direttore di IUSTITIA
  •     Ore 9.30
    L'idea di tolleranza nella cultura moderna
    mons. dott. Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, Milano
  •     Ore 10.15
    Sulla laicità dello Stato
    prof. Giuseppe Dalla Torre, Rettore, LUMSA, Roma
  •     Ore 11.00 - pausa
  •     Ore 11.30  - dibattito
  •     Ore 13.00 - Visita guidata alle Gallerie d'Italia
    Piazza Scala, Milano



    Seconda sessione - presiede il prof. Mario Napoli, Ordinario di diritto del lavoro, Università cattolica Milano - Responsabile del C.E.D.R.I. - Centro Europeo di Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali
  •     Ore 15.00
    Libertà religiosa e diritti dell'uomo
    avv. dott. Gregor Puppnik, direttore generale European Centre for Law and Justice
  •     Ore 15.40
    Libertà religiosa e rapporti di  lavoro
    prof. Antonella Occhino, Università Cattolica, Milano
  •     Ore 16.20
    Libertà religiosa matrimoniale e statuto personale del credente
    prof. Ombretta Fumagalli Carulli, rappresentante italiana all'ufficio per le Istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo O.S.C.E, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
  •     Ore 17.00 - pausa
  •     Ore 17.30
    Dalla tolleranza all'accoglienza, un diritto in costruzione
    mons. dott. Domenico Mogavero, Vescovo di Mazara del Vallo
  •     Ore 18-15 - dibattito

domenica 8 dicembre 2013

  •     Ore 9.30
    Santa Messa presieduta da S.Em.Rev.ma  Card. Francesco Coccopalmerio, consulente ecclesiastico centrale UGCI
    mattino - preside prof. Fabio Macioce - Segretario Centrale UGCI
  •     Ore 11.00
    Secolarizzazione, libertà, laicità
    prof. Francesco Botturi, ordinario di Antropologia filosofica e Filosofia morale, Università Cattolica, Milano
  •     Ore 11.45 - dibattito
    Conclusioni e chiusura del convegno

domenica 12 maggio 2013

I Giuristi Cattolici e Avvenire

Difendere la vita è garantire la nostra dignità

In “Avvenire” Supplemento “Roma Sette”, 12.05.2013, p. 1

    Esistono molti termini greci che possono essere tradotti in italiano con vita: il più noto di tutti è certamente bios. E’ un termine importante e interessante, perché allude non solo alla vita che noi chiameremmo, appunto, biologica (la vita cioè che ha un inizio e una fine, la vita dell’ organismo, vegetale, animale o umano, che nasce e che muore), ma fa riferimento anche a tutte quelle condizioni che qualificano la vita e senza delle quali la vita stessa difficilmente potrebbe essere pensata. Quando viene riferita agli uomini, bios indica quindi anche un insieme dei beni spirituali, economici e sociali, l’insieme degli averi, e al limite delle ricchezze,  che distinguono la vita degli uomini da quella degli animali. Gli uomini infatti possono essere più ricchi o più poveri, mentre gli animali  possono essere più forti o più deboli organicamente, ma di certo non più abbienti o più indigenti.  In questo senso troviamo usata la parola bios in una delle più famose parabole del Vangelo, quella del Figliol prodigo (Luca, 15.12), quando ci viene raccontato come il padre, dopo l’arrogante richiesta da parte del figlio minore di avere ciò che gli spetta, divide tra lui e il fratello il bios. Nelle traduzioni italiane si usa in genere il termine “sostanze”, anche per meglio far comprendere che proprio queste verranno dissipate dal giovane prodigo, ma si tratta di una traduzione povera, anche se forse una migliore non ce n’è.
    Per noi, la valenza greca di bios può essere illuminante. Dobbiamo proteggere il bios dell’uomo, non c’è alcun dubbio. Ma non dobbiamo pensare riduttivamente al bios come alla mera vita fisica della persona (che è ovviamente, peraltro, la dimensione radicale di ogni esistenza personale): è parte del bios il contesto nel quale gli esseri umani vivono, quel mondo della vita che non ha solo un carattere naturalistico (anche esso ovviamente essenziale, perché in un ambiente inquinato oltre ogni limite non possiamo sopravvivere), ma possiede anche e soprattutto un carattere antropologico. In una sola espressione, molto semplice ma decisiva, il nostro bios va pensato e costruito in un orizzonte di valore: difendere la vita significa difendere una vita buona, capace di garantire la nostra dignità, l’ordine della nostra spiritualità e dei nostri affetti, la solidarietà, la possibilità di crescita e di sviluppo individuale e relazionale, la pace. Si difende la vita dicendo di no ad ogni forma di sopraffazione e di violenza, ad ogni stile di vita socialmente e umanamente degradante, all’abbandono dei più deboli; la si difende condannando la menzogna, l’egoismo, l’arroganza, la ricerca ottusa e frenetica del piacere individuale, la tossicodipendenza. La si difende riconoscendo già nell’ embrione, fin dall’ inizio del concepimento, cioè nella forma di vita più fragile, più nascosta, meno capace di difendere se stessa, una vita umana a pieno titolo, la vita di uno di noi. Non dobbiamo avere difficoltà ad ammettere che le battaglie dei movimenti per la vita hanno, oltre a concrete finalità operative, un essenziale carattere simbolico. E’ infatti attraverso simboli che si può percepire come la vita umana, diversamente dalla vita animale (pur meritevole di pieno rispetto) non resti mai nel limite delle sue condizioni ambientali di possibilità (l’acqua per i pesci o l’aria per gli uccelli), ma  vada sempre oltre se stessa, tenda sempre a trascendersi. Quell’embrione, che alcuni vedono come mero materiale cellulare per la sperimentazione scientifica (e che altri, peggio ancora, come materiale da cui trarre un lucro economico), per la donna che aspira alla maternità è il soggetto in cui si concentrano tutti i suoi desideri e tutte le sue speranze, non solo per l’oggi o per il domani, ma per tutto l’arco della vita, poiché si è e si resta madri (e si è e si resta figli) indipendentemente dall’età “biologica”. Quando il padre, nella parabola del Vangelo di Luca, divide il bios tra i figli non si limita a procedere ad una mera ripartizione economica: in qualche modo divide se stesso. E quando il figliol prodigo ritorna nella casa del padre, l’evento ha una valenza che rimette in gioco tutto il bios familiare, ben al di là del gretto calcolo economicistico che turba la mente del pur onesto figlio primogenito. Il nostro bios ha una complessità che unisce materia e spirito, la biologia e l’ordine degli affetti (un ordine che della biologia è infinitamente più ricco e complesso). L’impegno per la vita deve partire da questa consapevolezza.


Francesco D’Agostino

Dalle Unioni Locali

Unione Locale di Cosenza
Sportello mensile ascolto

Mercoledì 8 maggio 2013, dalle ore 15 e 30 alle ore 17 e 30, in Rende di Cosenza, presso i locali del centro ascolto per anziani di Via Rossini, l'UGCI Cosenza, rappresentata nell'occasione dagli Avv.ti Nadya Vetere e Federico Montalto, darà corso allo" sportello mensile di informazione, orientamento e consulenza legale gratuita con divieto assuluto di assistenza". L'iniziativa deliberata all'unanimità vedrà impegnati, a turno, una volta al mese, tutti gli inscritti della locale Unione.

Unione locale di Firenze
Rinnovo cariche sociali

Il giorno 25 gennaio 2013 l'Assemblea dei Soci, appositamente convocata, ha proceduto al rinnovo delle cariche per il prossimo quadriennio.
Il Presidente uscente Avv. Mario Cioffi, dopo aver ringraziato per la collaborazione ricevuta negli oltre sedici anni di ininterrotta presidenza, ha chiesto di essere esonerato da ogni incarico associativo, anche al fine di agevolare il ricambio generazionale con l'assunzione di ruoli di responsabilità da parte di Soci in grado di apportare nuove energie. L'Assemblea ha quindi nominato i nuovi cinque Consiglieri nelle persone di Mario Buzio, Francesca Caprini, Francesco Farri, Ugo Franceschetti, Francesco Zini. Il Consiglio Direttivo così formato ha eletto Presidente Francesco Zini.
Tutte le nomine sono avvenute all'unanimità.
L'Assemblea sociale ha ringraziato il Presidente emerito Avv. Mario Cioffi per la passione, l'equilibrio e il generoso impegno di tanti anni, e in considerazione del ruolo svolto e dei tangibili risultati conseguiti in termini di credibilità ed immagine, ha deliberato di conferirgli il titolo di Presidente Onorario dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani di Firenze.
Pertanto gli incarichi sono così distribuiti:

PRESIDENTE ONORARIO: AVV. MARIO CIOFFI
PRESIDENTE EFFETTIVO: DOTT. FRANCESCO ZINI
VICE PRESIDENTI: NOT. MARIO BUZIO - AVV. FRANCESCA CAPRINI
CONSIGLIERI: AVV. FRANCESCO FARRI - AVV. UGO FRANCESCHETTI
CONSULENTE ECCLESIASTICO: DON DOTT. PEDRO DANIEL DALIO

Unione Locale Lanciano Ortona

Relazione attività svolta nel 2012

L’Unione Locale Giuristi Cattolici di Lanciano-Ortona ha proseguito nel 2012 lo svolgimento di iniziative e attività dirette all’approfondimento – come negli anni precedenti - di problematiche giuridiche, religiose, morali, sociali, alla luce dei principi dell’etica cristiana.

L’Associazione ha  tenuto numerosi incontri (con la presenza anche di familiari) durante i quali il Consulente Ecclesiastico Don Biagio Ngandum ha guidato tutti in riflessioni di carattere spirituale, principalmente in prossimità e in preparazione delle festività natalizie e pasquali.

Una iniziativa particolare, nel corso dell’anno, è stata quella svolta a Torino di Sangro, presso l’Oasi Naturalistica “Fernando Del Re”, in collaborazione con ”L’Opera di San Tommaso Apostolo” di Ortona. Si è trattato di un incontro svolto nel mese di aprile, alla presenza di un folto pubblico, avente per oggetto la vita e le opere dell’Apostolo Tommaso e la ricognizione delle reliquie conservate nella Cattedrale del Santo in Ortona.

L’incontro è stato apprezzato particolarmente dagli abitanti del luogo, che hanno avuto modo di apprendere aspetti e vicende della vita di San Tommaso mai conosciute in precedenza, e soprattutto che le Sue reliquie sono conservate nella Cattedrale di Ortona.

In sede assembleare, è stato affrontato anche il tema sul fondamento del diritto, oggetto del discorso tenuto da Papa Benedetto XVI in occasione della visita di Sua Santità al Parlamento Tedesco in data 22 settembre 2011. E’ stato evidenziato, in tale occasione, quale debba essere l’impegno dell’uomo politico nella partecipazione alla vita pubblica e come ogni sua azione debba rimanere subordinata sempre all’attuazione della “Giustizia”, secondo la legge iscritta nel cuore di ogni uomo.

Il Cristianesimo ha fondato sull’armonia tra natura e ragione le vere fonti del diritto e su tale armonia, illuminata dalla ragione creatrice di Dio, poggiano i criteri per distinguere il bene dal male. Tali principi Papa Benedetto ha voluto ricordare ai componenti del Parlamento della Sua Nazione. E’ facile poi considerare come il messaggio da Lui rivolto sia valido e diretto nei confronti di tutti i popoli.

Nell’ultimo periodo dell’anno, precisamente in data 30 novembre 2012, l’Unità Locale ha organizzato e svolto, in Collaborazione con L’Ordine degli Avvocati di Chieti, nella sede della Sezione Staccata di Ortona del Tribunale Civile e Penale, un Convegno avente per tema “L’affido condiviso”, istituto disciplinato dalla legge 08 febbraio 2006, che ha modificato alcuni articoli del codice civile. Relatore è stato il Dott. Geremia Spinello, Presidente del Tribunale di Chieti, e l’incontro ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico, tra cui molti professionisti del settore giuridico.

Il tema della famiglia è un tema molto avvertito nell’ambito della Comunità. Particolarmente sentita è la problematica che riguarda i figli i quali - è stato sottolineato dal relatore e anche da numerosi intervenuti al dibattito – sono quelli che maggiormente risentono gli influssi negativi che derivano dal conflitto tra i genitori, mentre è certo che sono loro, in ragione dell’età, che hanno maggiore bisogno di serenità.

Effetti evidenti, tenuto conto del poco tempo trascorso dall’entrata in vigore della legge, non sono ancora chiaramente avvertiti, ma si può ragionevolmente affermare che situazioni migliorative possano realmente conseguirsi.

Verso la fine dell’anno è stato affrontato anche il discorso sulla durata del Direttivo in carica, il cui periodo, com’è noto, è stato elevato – in sede Centrale - a quattro anni dal Consiglio dell’Unione,  in riforma della precedente norma statutaria.

E’ stato ritenuto dalla nostra Assemblea Locale, in considerazione della sostanziale unitarietà tra i regolamenti dell’Unione Centrale e quelli delle Unioni Locali, che ciascuna Unità locale possa ritenere automaticamente estesa al proprio regolamento la nuova disposizione dell’Unione Centrale e ritenere, quindi, automaticamente prorogato il Direttivo in carica per effetto, appunto, della nuova norma.

La decisione è stata formalizzata in tal senso dalla nostra Assemblea in data 01.febbraio 2013.

Ortona, 26 aprile 2013

                                                                                                                          IL PRESIDENTE

Dott. Giuseppe Carinci

 

Unione  Locale di Roma
LA REVISIONE DEL TITOLO V DELLA PARTE II DELLA COSTITUZIONE

Conversazione tenuta dal prof. Vittorio DI CIOLO il 15 febbraio 2013

Il relatore ha illustrato i problemi dello Stato regionale dibattuti in seno all’Assemblea Costituente. Espone quindi il titolo V della Costituzione del 1948, relativo alle Regioni, Province e Comuni. Si sofferma poi sul ruolo delle così dette « leggi cornice».

Illustra poi la revisione del titolo V parte II Costituzione operata dalla legge costituzionale 18.10.2001, n. 3 ed il contenuto della legge 5 giugno 2003 (così detta legge La Loggia) contenente disposizioni per l’adeguamento alla legge costituzionale succitata.

Come evidenziato dalla dottrina e dalla giurisprudenza, la citata legge costituzionale n. 3/2001 mostra vari punti di criticità, riconducibili ad una confusione nell’elenco delle materie affidate alla legislazione dello Stato e delle Regioni ed alla mancanza di un luogo della mediazione.

Pertanto, negli anni dal 2002 al 2006 la Corte Costituzionale ha dovuto affrontare un notevole contenzioso giuridico svolgendo un importante «ruolo di supplenza non richiesto e non gradito», secondo le parole pronunciate dal Presidente della stessa Corte il 2 aprile 2004.

Tra le molte sentenze della Corte Costituzionale, il relatore si è soffermato sulla n. 3 del 2003, che ha recuperato la flessibilità mancante facendo ricorso al principio di sussidiarietà dinamica, che l’articolo 118 Costituzione riferisce alle sole funzioni amministrative. Con essa la Corte ha istituito un vaso comunicante tra le competenze amministrative e quelle legislative dello Stato.

Il prof. Di Ciolo ha poi spiegato che la maggioranza di centrodestra, che ha vinto le elezioni il 14 maggio 2001, ha promesso un’ampia riforma della parte II Costituzione, andando ben oltre la riforma del titolo V. Tale riforma è stata sottoposta a vivaci critiche da parte di molti giuristi e dall’opposizione di centrosinistra.

Tale riforma, approvata in via definitiva dal Senato il 16.11.2005, in quanto approvata a maggioranza assoluta delle Camere è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e sottoposta a referendum, ai sensi dell’art. 138, 2° comma Costituzione. Il referendum – svoltosi il 25 e 26 giugno 2006 – NON è stato favorevole alla approvazione del testo.

L’autore cita la dottrina essenziale in argomento e ricorda le pregevoli indagini conoscitive svoltesi a partire dal 2001 sugli effetti prodotti dalla revisione del titolo V parte II Costituzione.

Il prof. Di Ciolo illustra infine il d.d.l. costituzionale presentato al Senato il 15 ottobre 2012 recante disposizioni costituzionali in materia di autonomia regionale (cfr. Senato, n. 3520) presentato dal Governo Monti.

Al termine  della conversazione, alcuni presenti hanno svolto considerazioni sul tema e rivolto domande. (V.D.C.)

La celebrazione delle Palme dell’Unione romana

Sabato 31 marzo 2013, l’Unione Romana ha proseguito nella tradizione, ormai più che decennale, di solennizzare la vigilia della Domenica delle Palme, con una celebrazione eucaristica svoltasi nella bella e raccolta cornice della Chiesa di S. Lucia della Tinta, sita al centro di Roma nei pressi di Piazza Nicosia.

La S. Messa festiva con la lettura recitativa del Passio, è stata concelebrata dal Mons. Giordano Camberletti, Prelato Uditore della Rota Romana,e dal Prof. don Davide Cito, dell’Università Pontificia della S. Croce, Consulente Ecclesiastico dell’Unione Romana. E’ seguito il suggestivo rito della benedizione delle Palme, con la successiva consegna del tradizionale ramoscello di ulivo a ciascuno dei presenti.

Il rito religioso è stato preceduto da questa dotta meditazione del nostro Consulente Ecclesiastico don Davide Cito sul “Mistero Pasquale e Cammino di Fede”:

«La “porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo (cfr Rm 6, 4), mediante il quale possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna, frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui (cfr Gv 17,22). Professare la fede nella Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo – equivale a credere in un solo Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8): il Padre, che nella pienezza del tempo ha inviato suo Figlio per la nostra salvezza; Gesù Cristo, che nel mistero della sua morte e risurrezione ha redento il mondo; lo Spirito Santo, che conduce la Chiesa attraverso i secoli nell’attesa del ritorno glorioso del Signore» (Lett. Ap. Porta fidei, 1).



L’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, è iniziato questo Anno della Fede che terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il prossimo 24 novembre 2013.

Ci stiamo apprestando a vivere la Settimana Santa di questo Anno della Fede settimana che, per noi cristiani, è la settimana più importante dell’anno, che ci offre l’opportunità di immergerci negli eventi centrali della Redenzione, di rivivere il Mistero pasquale, il grande Mistero della fede. I solenni riti liturgici ci aiuteranno a meditare in maniera più viva la passione, la morte e la risurrezione del Signore soprattutto nei giorni del Santo Triduo pasquale, fulcro dell'intero anno liturgico. «Possa la grazia divina aprire i nostri cuori alla comprensione del dono inestimabile che è la salvezza ottenutaci dal sacrificio di Cristo» (Benedetto XVI Udienza, 8-4-2009).

Tanti avvenimenti hanno caratterizzato questo Anno della Fede, in particolare a partire dall’11 febbraio scorso, in cui siamo stati colti dalla sorpresa dell’annuncio della rinuncia di Papa Benedetto al ministero “attivo” di Vescovo di Roma fino all’elezione di Papa Francesco, in certo senso pure inaspettata, ma che rappresenta un regalo speciale dello Spirito Santo.

E tutto questo fa parte del cammino della Fede della Chiesa, che cammina alla presenza del Signore come ha ricordato Papa Francesco nella sua prima omelia ai Padri Cardinali elettori giovedì 14 marzo scorso.

Siamo stati testimoni di momenti particolarmente significativi della “fede” come risposta all’amore di Dio, come accoglienza piena di stupore e di gratitudine all’iniziativa divina (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2013).

In questa meditazione vorrei ripercorrere aiutato soprattutto da brani tratti dal Magistero di Benedetto XVI e di Papa Francesco questi primi mesi dell’Anno della Fede in modo che ci possano aiutare a vivere il mistero Pasquale con profondità e disponibilità, ma non come semplice comprensione intellettuale ma come momento di conversione che il Signore ci offre come promessa di chi “è venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Aspetto essenziale di questa vita è la somiglianza con Dio che è Amore. Per questo Benedetto XVI ci ha ricordato nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno che: «Il cristiano è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore - «caritas Christi urget nos» (2 Cor 5,14) –, è aperto in modo profondo e concreto all'amore per il prossimo (cfr. ibid., 33). Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli Apostoli e offre Se stesso sulla croce per attirare l’umanità nell’amore di Dio».

«L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr At 5,31). Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomo ad una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita” (Rm 6,4). Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17)» (Lett. Ap. Porta fidei, 6).



«Ma – si chiedeva Benedetto XVI - la fede è veramente la forza trasformante nella nostra vita, nella mia vita? Oppure è solo uno degli elementi che fanno parte dell’esistenza, senza essere quello determinante che la coinvolge totalmente?» (Udienza 17-10-2012) Le catechesi dell’Anno della Fede sono state e continuano ad essere un aiuto a fare un cammino per rafforzare o ritrovare la gioia della fede, comprendendo che essa non è qualcosa di estraneo, di staccato dalla vita concreta, ma ne è l’anima. La fede in un Dio che è amore, e che si è fatto vicino all’uomo incarnandosi e donando se stesso sulla croce per salvarci e riaprirci le porte del Cielo, indica in modo luminoso che solo nell’amore consiste la pienezza dell’uomo. «Oggi è necessario ribadirlo con chiarezza, mentre le trasformazioni culturali in atto mostrano spesso tante forme di barbarie, che passano sotto il segno di “conquiste di civiltà”: la fede afferma che non c’è vera umanità se non nei luoghi, nei gesti, nei tempi e nelle forme in cui l’uomo è animato dall’amore che viene da Dio, si esprime come dono, si manifesta in relazioni ricche di amore, di compassione, di attenzione e di servizio disinteressato verso l’altro. Dove c’è dominio, possesso, sfruttamento, mercificazione dell’altro per il proprio egoismo, dove c’è l’arroganza dell’io chiuso in se stesso, l’uomo viene impoverito, degradato, sfigurato. La fede cristiana, operosa nella carità e forte nella speranza, non limita, ma umanizza la vita, anzi la rende pienamente umana». (Udienza 17-10-12)

«La fede è accogliere questo messaggio trasformante nella nostra vita, è accogliere la rivelazione di Dio, che ci fa conoscere chi Egli è, come agisce, quali sono i suoi progetti per noi. Certo, il mistero di Dio resta sempre oltre i nostri concetti e la nostra ragione, i nostri riti e le nostre preghiere. Tuttavia, con la rivelazione è Dio stesso che si autocomunica, si racconta, si rende accessibile. E noi siamo resi capaci di ascoltare la sua Parola e di ricevere la sua verità. Ecco allora la meraviglia della fede: Dio, nel suo amore, crea in noi – attraverso l’opera dello Spirito Santo – le condizioni adeguate perché possiamo riconoscere la sua Parola. Dio stesso, nella sua volontà di manifestarsi, di entrare in contatto con noi, di farsi presente nella nostra storia, ci rende capaci di ascoltarlo e di accoglierlo. San Paolo lo esprime con gioia e riconoscenza così: “Ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete” (1 Ts 2,13)». (Udienza, 17-10-12).

Successivamente Papa Benedetto si chiedeva: «da dove attinge l’uomo quell’apertura del cuore e della mente per credere nel Dio che si è reso visibile in Gesù Cristo morto e risorto, per accogliere la sua salvezza, così che Lui e il suo Vangelo siano la guida e la luce dell’esistenza? Risposta: noi possiamo credere in Dio perché Egli si avvicina a noi e ci tocca, perché lo Spirito Santo, dono del Risorto, ci rende capaci di accogliere il Dio vivente». La fede allora è anzitutto un dono soprannaturale, un dono di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma: «Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e sono necessari gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia “a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità”» (Cost. dogm. Dei Verbum, 5). (Udienza, 24-10-12)

Dalla fede come dono e come risposta personale, il cammino che Benedetto XVI ci ha fatto fare è quello della riscoperta della fede come atto ecclesiale, non come chiusura individuale identificabile con un semplice senso religioso. E lo ha fatto ponendo delle domande molto significative: la fede ha un carattere solo personale, individuale? Interessa solo la mia persona? Vivo la mia fede da solo? E la sua risposta: certo, l’atto di fede è un atto eminentemente personale, che avviene nell’intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione, una conversione personale: è la mia esistenza che riceve una svolta, un orientamento nuovo. Nella Liturgia del Battesimo, al momento delle promesse, il celebrante chiede di manifestare la fede cattolica e formula tre domande: Credete in Dio Padre onnipotente? Credete in Gesù Cristo suo unico Figlio? Credete nello Spirito Santo? Anticamente queste domande erano rivolte personalmente a colui che doveva ricevere il Battesimo, prima che si immergesse per tre volte nell’acqua. E anche oggi la risposta è al singolare: «Credo». Ma questo mio credere non è il risultato di una mia riflessione solitaria, non è il prodotto di un mio pensiero, ma è frutto di una relazione, di un dialogo, in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere; è il comunicare con Gesù che mi fa uscire dal mio «io» racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre. E’ come una rinascita in cui mi scopro unito non solo a Gesù, ma anche a tutti quelli che hanno camminato e camminano sulla stessa via; e questa nuova nascita, che inizia con il Battesimo, continua per tutto il percorso dell’esistenza. Non posso costruire la mia fede personale in un dialogo privato con Gesù, perché la fede mi viene donata da Dio attraverso una comunità credente che è la Chiesa e mi inserisce così nella moltitudine dei credenti in una comunione che non è solo sociologica, ma radicata nell’eterno amore di Dio, che in Se stesso è comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è Amore trinitario. La nostra fede è veramente personale, solo se è anche comunitaria: può essere la mia fede, solo se vive e si muove nel «noi» della Chiesa, solo se è la nostra fede, la comune fede dell’unica Chiesa. (Udienza, 31-10-12)

Ne segue una conseguenza molto importante e che fa della storia della Chiesa una vera e propria storia della salvezza come del resto lo è il Libro sacro. Storia della salvezza non perché si trasmette semplicemente una dottrina ma perché la Parola autentica di Dio ha vivificato e guidato il popolo di Dio lungo la storia. Infatti, vi è un’ininterrotta catena di vita della Chiesa, di annuncio della Parola di Dio, di celebrazione dei Sacramenti, che giunge fino a noi e che chiamiamo Tradizione. Essa ci dà la garanzia che ciò in cui crediamo è il messaggio originario di Cristo, predicato dagli Apostoli. Il nucleo dell’annuncio primordiale è l’evento della Morte e Risurrezione del Signore, da cui scaturisce tutto il patrimonio della fede. Dice il Concilio: «La predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere consegnata con successione continua fino alla fine dei tempi» Cost. dogm. Dei Verbum, 8). In tal modo, se la Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, la Tradizione della Chiesa la conserva e la trasmette fedelmente, perché gli uomini di ogni epoca possano accedere alle sue immense risorse e arricchirsi dei suoi tesori di grazia. Così la Chiesa «nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» (Udienza, 31-10-12)

Ed è solo in quest’ottica relazionale ecclesiale di reciproca donazione e servizio che si può comprendere la decisione di Papa Benedetto di rinunciare al ministero attivo di Vescovo di Roma, non tornando alla vita precedente di conferenze, viaggi ecc. ma alla preghiera e al nascondimento come modo per continuare a servire la Chiesa in accordo alle sue ridotte forze. Nel cuore del Papa continuiamo ad esserci tutti. La vocazione è definitiva.

Ed è anche in quest’ottica che si può vedere l’elezione di Papa Francesco fuori dagli schemi mediatici o di potere ma di servizio alla Chiesa e per guidare il servizio che la Chiesa deve testimoniare nel mondo.

Dobbiamo sempre più familiarizzarci con il percorso della Rivelazione divina lungo la storia della salvezza e che ha avuto la sua pienezza al momento dell’incarnazione del Verbo, quando il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II afferma infatti che : «Il Figlio di Dio … ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Cost. Gaudium et spes, 22).

Sottolineava in proposito Benedetto XVI: «È importante allora recuperare lo stupore di fronte a questo mistero, lasciarci avvolgere dalla grandezza di questo evento: Dio, il vero Dio, Creatore di tutto, ha percorso come uomo le nostre strade, entrando nel tempo dell’uomo, per comunicarci la sua stessa vita (cfr 1 Gv 1,1-4). E lo ha fatto non con lo splendore di un sovrano, che assoggetta con il suo potere il mondo, ma con l’umiltà di un bambino». (Udienza, 9-1-13).

Certamente per percorrere la vita con il Signore, che a volte è difficile, occorre la sua grazia, la preghiera, l’impegno. E in questo senso Benedetto XVI ci poneva dinanzi l’esempio di Maria. Davanti a tutto ciò, possiamo chiederci: come ha potuto vivere Maria questo cammino accanto al Figlio con una fede così salda, anche nelle oscurità, senza perdere la piena fiducia nell’azione di Dio? C’è un atteggiamento di fondo che Maria assume di fronte a ciò che avviene nella sua vita. Nell’Annunciazione Ella rimane turbata ascoltando le parole dell’angelo - è il timore che l’uomo prova quando viene toccato dalla vicinanza di Dio –, ma non è l’atteggiamento di chi ha paura davanti a ciò che Dio può chiedere. Maria riflette, si interroga sul significato di tale saluto (cfr Lc 1,29). Il termine greco usato nel Vangelo per definire questo “riflettere”, “dielogizeto”, richiama la radice della parola “dialogo”. Questo significa che Maria entra in intimo dialogo con la Parola di Dio che le è stata annunciata, non la considera superficialmente, ma si sofferma, la lascia penetrare nella sua mente e nel suo cuore per comprendere ciò che il Signore vuole da lei, il senso dell’annuncio. Un altro cenno all’atteggiamento interiore di Maria di fronte all’azione di Dio lo troviamo, sempre nel Vangelo di san Luca, al momento della nascita di Gesù, dopo l’adorazione dei pastori. Si afferma che Maria «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19); in greco il termine è symballon, potremmo dire che Ella “teneva insieme”, “poneva insieme” nel suo cuore tutti gli avvenimenti che le stavano accadendo; collocava ogni singolo elemento, ogni parola, ogni fatto all’interno del tutto e lo confrontava, lo conservava, riconoscendo che tutto proviene dalla volontà di Dio. Maria non si ferma ad una prima comprensione superficiale di ciò che avviene nella sua vita, ma sa guardare in profondità, si lascia interpellare dagli eventi, li elabora, li discerne, e acquisita quella comprensione che solo la fede può garantire. E’ l’umiltà profonda della fede obbediente di Maria, che accoglie in sé anche ciò che non comprende dell’agire di Dio, lasciando che sia Dio ad aprirle la mente e il cuore. «Beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore» (Lc 1,45), esclama la parente Elisabetta. E’ proprio per la sua fede che tutte le generazioni la chiameranno beata. (Udienza, 19-12-12).

RINNOVO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL'UNIONE ROMANA

Il 15 marzo 2013 si sono tenute le elezioni per il rinnovo dei 13 componenti del Consiglio direttivo dell'Unione romana che hanno dato il seguente risultato:

Fabrizio CIAPPARONI (74,8%), Piero SANDULLI (62,9%), Carmelo RINAUDO (53,2%), Giovanni BARONE (48,3%), Elisa FANTINI (48,3%), Antonella VOLPE (46,7%), Vincenzo BASSI (45,1%), Francesco Maria FIORETTI (41,9%), Fiammetta PALMIERI (41,9%), Valeria SALA (40,3%), Aldo CONIDI (38,7%), Giuseppina LEO (38,7%), Luigi FAVINO (35,4%).

Hanno, inoltre, ottenuto consensi Giorgio RIZZO (27,4%), Stefano ZOANI (27,4%), Beniamino MANCUSO (25,8%).

I Consiglieri eletti convocati dal Presidente emerito avvocato Guido Romanelli, si sono riuniti venerdì 5 aprile alle ore 17,00 presso i locali messi cortesemente a disposizione dalla Università Lumsa, ed avendo accettato il mandato, hanno eletto il Presidente nella persona del prof. Fabrizio Ciapparoni, il Vicepresidente vicario nella persona del dott. Carmelo Rinaudo. Su proposta del neo Presidente sono stati poi nominati il Segretario nella persona dell'avv. Elisa Fantini ed il Tesoriere nella persona del dott. Aldo Conidi. Tutti hanno accolto la carica.

Unione Locale di Venezia

Messaggio del Presidente Emerito Avv. Adelchi Chinaglia
Il consiglio direttivo dell'Unione di Venezia è stato rinnovato,su mio suggerimento, con un anno di anticipo, al fine di dare discontinuità nella conduzione dell'Unione,dopo due mandati come Presidente e,soprattutto,dare spazio a colleghi, giovani, che potessero dare nuova linfa e dinamicità all'Unione Stessa.

Gli iscritti hanno recepito con entusiasmo l'invito e pur dando voti a tutti i componenti del precedente direttivo, hanno indicato l'avv.Matteo Pasqualato,ex segretario dell'Unione,col maggior numero di voti, come nuovo Presidente.

Il Nuovo Consiglio ha ratificato la nomina e il nuovo Presidente ha chiesto al direttivo,che ha approvato all'unanimità,  la mia nomina a Presidente emerito,gli avv.ti Roberto Bolognesi e Maurizio Trevisan,come vicepresidenti;l'avv.Alvise Davanzo come tesoriere e segretario l'avv. Costantino Fabris.

Penso che questo sia un indirizzo per molte Unioni che hanno necessità dell'apporto dei giovani avvocati, desiderosi di partecipare e dare il loro contributo di novità e nuove iniziative.

A tutti i miei più cordiali saluti,

IL PRESIDENTE EMERITO DELL'UNIONE GIURISTI CATTOLICI DI VENEZIA

Avv. Adelchi Chinaglia

Corsi di Formazione

Corso di Alta Formazione sui Valori Giuridici Fondamentali - IV edizione

Roma, 4 - 9 settembre 2013

Il giurista nell’anno della Fede 

L'UGCI attiva nel prossimo settembre (dal 4 al 9) a Roma il quarto corso dedicato all'approfondimento dei valori giuridici fondamentali, rivolto espressamente a giovani giuristi. L'UGCI metterà a disposizione dei corsisti 30 borse di studio in grado di coprire integralmente le spese di soggiorno a Roma e quelle relative al materiale didattico che verrà fornito ai partecipanti.

Per ogni tipo di comunicazione: dott.ssa Angela Votrico (e-mail: votrico@juris.uniroma2.it)