tag:blogger.com,1999:blog-87991359301331524482024-03-13T17:55:45.205+01:00L'Unione InformaPeriodico informativo dell'Unione Giuristi Cattolici ItalianiUnione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comBlogger34125tag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-66836363954505220932015-03-09T09:08:00.001+01:002015-03-09T09:08:14.112+01:00Dalle Unioni Locali<!--StartFragment-->
<br />
<h2 align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 10.0pt; text-align: center;">
<span style="font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><span class="Apple-style-span" style="color: #0b5394;">UNIONE LOCALE GIURISTI CATTOLICI<o:p></o:p></span></span></h2>
<h2 align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 10.0pt; text-align: center;">
<span style="font-size: 16.0pt; line-height: 115%;"><span class="Apple-style-span" style="color: #0b5394;">LANCIANO ORTONA</span><o:p></o:p></span></h2>
<h2 align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 10.0pt; text-align: center;">
<span style="font-size: 8.0pt; line-height: 115%;">66026 Ortona (Chieti), Largo Riccardi
– Biblioteca Diocesana “San Domenico”<o:p></o:p></span></h2>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
RELAZIONE
SULL’ATTIVITA’ SVOLTA NELL’ANNO 2014</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel corso dell’anno 2014 questa
Unione Locale ha svolto con continuità le proprie iniziative seguendo i criteri
degli anni precedenti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come sempre ha svolto ripetuti
incontri tra i soci, a volte anche con la presenza di simpatizzanti e
familiari, allo scopo di curare l’approfondimento di problemi giuridici, alla
luce della morale cristiana, in attuazione delle finalità e dei principi
stabiliti nello Statuto.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Particolarmente importanti e
seguiti sono stati gli incontri tenuti nella vigilia delle festività natalizie
e nella Quaresima, in cui il nostro Consulente Ecclesiastico Don Biagio Ngandu,
Parroco di Marcianese (località di Lanciano), ha preparato con particolare
cura, guidando<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>i presenti in
profonde riflessioni sia di carattere religioso che spirituale.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel mese di maggio è stato
organizzato una conferenza pubblica , in Lanciano, nei locali della Sala
Mazzini, sul tema: “Crisi della famiglia, aspetti giuridici e morali”. Relatori
sono stati S.E. Mons. Emidio Cipollone, Arcivescovo di Lanciano – Ortona, e la
Dott.ssa Gilda Brindesi, Presidente del Tribunale Civile e Penale di Lanciano.
All’incontro era presente un vasto pubblico che ha seguito con interesse sia le
relazioni, sia il dibattito tenuto al termine.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Al successo dell’iniziativa ha contribuito pure il suo
inserimento nell’ambito della celebrazione della “Settimana della cultura
lancianese”, che il Comune organizza ogni anno.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
A Ortona la nostra Unione ha
organizzato e svolto un incontro pubblico avente per tema “Diritto e ambiente.
Problemi territoriali e marittimi”. L’incontro è stato tenuto nel mese di
novembre da due relatori: il prof. Claudio Angelone, docente presso il
Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Chieti-Pescara, e il
prof. Marcello Salerno, Esperto di Diritto Ambientale nonché docente di Diritto
Pubblico presso la stessa Università. Ai due insegnanti si è accompagnato il
Francescano Padre Camillo D’Orsogna, che ha richiamato i principi affermati da
San Francesco in materia ambientale e l’amore che il Santo ha sempre dimostrato
per la Natura e per l’ambiente. Anche in tale circostanza, al termine delle
relazioni è seguito un ampio dibattito al quale hanno preso parte numerosi
presenti che hanno evidenziato aspetti particolari della problematica trattata,
arricchendo ulteriormente le cognizioni apprese dai partecipanti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ambedue le iniziative – sia
quella svolta a Lanciano che quella svolta a Ortona – sono state realizzate in
collaborazione con i rispettivi Comuni e con la partecipazione dei Consigli
degli Ordini degli Avvocati competenti per territorio, i quali hanno pure<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>provveduto al riconoscimento e alla
concessione di crediti formativi in favore dei<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>professionisti presenti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quanto all’aspetto gestionale
dell’Unione, non sono mancati, ovviamente, problemi di presenza e di
partecipazione di tutti i soci, specialmente per quanto concerne l’aspetto
finanziario. Ad ogni modo questa Unità Locale è sempre riuscita a sostenere,
pur con qualche sacrificio, gli oneri che ogni iniziativa comporta.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Al termine del 2014 il Direttivo
dell’Unione Locale è scaduto per decorso dei termini e all’inizio del nuovo
anno si è provveduto al suo rinnovo, confermando,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sostanzialmente, i componenti del Direttivo uscente.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il nuovo organo risulta così
composto: Presidente: Dott. Giuseppe Carinci; Vice Presidente: Dott. Giuseppe
Carabba; Segretaria: Dott.ssa Mariella Colaiezzi; Consiglieri: Dott. Attilio
Aquilano e Avv. Alfonso Frattura.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’avv. Ilenia Carinci è stata
confermata nell’incarico di Tesoriere, mentre la prof.ssa Emilia Polidoro –
collaboratrice esterna – è stata confermata nell’incarico di addetto-stampa.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Consulente Ecclesiastico è sempre
il sacerdote Don Biagio Ngandu Kabumvu, Parroco di Marcianese, a suo tempo
nominato dall’Arcivescovo della Diocesi di Lanciano-Ortona.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ortona, 7 marzo 2015</div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="mso-spacerun: yes;">
</span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>IL
PRESIDENTE</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;">
</span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Dott.
Giuseppe Carinci</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<!--EndFragment-->
Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-9301502626987235772013-11-27T12:15:00.000+01:002013-11-27T12:15:52.447+01:00Dalle Unioni Locali<b><span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Unione Locale di Firenze</span></span></b><br />
<span style="color: #073763;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #0b5394;">Note a margine del Convegno di Studi: “La famiglia come valore giuridico fondamentale”, svoltosi a Firenze il 7 Giugno 2013 promosso dall’Unione Locale di Firenze</span></span></span><br />
La famiglia costituisce certamente un valore giuridico fondamentale e costituzionale, ma soprattutto umano e antropologico. Oggi stiamo assistendo ad una mutazione del concetto di famiglia tradizionale che tende ad allargarsi verso un orizzonte multi-personale e indefinito, ponendo il fondamento familiare sulla comunità degli affetti, oltre il fondamento del matrimonio e della stessa convivenza. In questa prospettiva nella struttura del concetto di famiglia potrebbero entrare tutti i soggetti che si autoproclamano o si autodefiniscono famiglia, compresa quella poligamica, quella multi-parentale, quella non più eterosessuale ma anche omosessuale o amicale, quella transegender o quella famiglia che vorrebbe comprende soggetti non umani come gli animali.<br />
La differenza che emerge nel dibattito giuridico contemporaneo risiede nella distinzione tra “famiglia di fatto” orizzontale di tipo privatistico e la famiglia di diritto, verticale nel senso pubblico di valore assoluto.<br />
Nella famiglia di fatto orizzontale prevale la dimensione “circolare”: è soggetta alla mutevolezza e alla molteplicità della situazioni particolari, dei casi singoli, mutevoli nel tempo, in progress, che spesso seguono tendenze o contingenze, in cui entrano emozioni, stati d’animo, mutevolezza delle convinzioni personali di quel preciso momento, cambiamenti repentini di idee, di umore e di partner, di compagni e di amanti occasionali, o semplici amicizie soggette all’usura del tempo. La famiglia di fatto, materialisticamente intesa, è di per sé soggetta e relativa alla progressione degli stati di vita e delle convivenze provvisorie e momentanee, intrinsecamente instabili e soggetta alla mutevolezza della volontà e del consenso attuale di volta in volta espresso.<br />
Di altro livello è la famiglia verticale, che può nascere da quella orizzontale, ma dovrebbe essere la famiglia di diritto come dimensione valoriale: un modello che ingloba anche la famiglia di fatto, ma trascende la circolarità degli eventi ponendo una direzione e una spinta con l’altro verso l’alto. Con molta fatica e sacrificio, oltre le singole situazioni orizzontali e contingenti, la famiglia di rilievo pubblico rimane una societas naturalis inalterata nel tempo e nello spazio, poiché costituisce la struttura fondamentale della relazione umana, che spinge ad un continuo auto-superamento individuale. <br />
Tale famiglia di diritto pubblico e quindi giuridicamente tutelata e garantita si fonda sul matrimonio eterosessuale e sulla procreatività come trasmissione di un valore positivo della vita per la vita. Questo non significa che sia un dogma formale a cui ispirarsi o un modello altissimo e irraggiungibile dai più. Ma costituisce una “via”, una traccia segnata che si può e si deve percorrere perché costituisce, quando si verifica, la risoluzione ai nodi della relazionalità umana. Questa dinamica familiare si svolge per implementare le capacità e le virtù delle singole persone che ne fanno parte, non per soffocare le qualità o per accontentarle compiacendole nei loro difetti, limiti o fini egoistici. <br />
Certamente il premio a questa “formazione sociale” a volte non si vede, perché è alla fine ed è il fine: ci vuole pazienza e lungimiranza, spesso si cade, ma è il premio che “salva la fatica del cammino familiare”, a volte sofferto e incompreso, costituendo la speranza e il raggiungimento della vera libertà interiore. La relazione familiare è camminare insieme verso un unico fine condiviso, con abitudini, caratteri, tempi diversi, ma il fine è lo stesso. Significa accedere insieme alle domande fondamentali della vita, pretendere il massimo da se stessi e dall’altro, aspettandosi, a volte da soli, a volte tirando l’altro, spazientendosi, lottando, donandosi tutto fino in fondo. Perciò il modello familiare non è formale ma sostanziale: la sostanza autentica si manifesta nella forma corretta, che è quella che ha in sé un fine intrinseco: aiutarsi a migliorare, a non peggiorarsi, evitando di accondiscendere l’altro nelle debolezze, ma aumentando i pregi e superando le difficoltà o le proprie fragilità esistenziali.<br />
Da qui gli errori del riconoscimento giuridico-pubblico della fattualità privata delle convivenze e della moltitudine dei casi delle c.d. famiglie di fatto, sotto il profilo pubblico della famiglia giuridica. <br />
La dimensione del diritto privato è la dimensione che meglio contempera quell’aspetto orizzontale dell’attualità del consenso, mentre quella pubblica “sfiora” ma garantisce quella dimensione verticale e assoluta della famiglia. Tenere distinti i due piani tra famiglia giuridica pubblica e il riconoscimento dei singoli diritti individuali, magari racchiusi in un corpus di norme ad hoc che regoli i rapporti amicali di tutti i tipi, costituisce non solo la migliore difesa della famiglia triadica tradizionale, che è quella che ha permesso nei secoli di arrivare fino a noi nell’ordine della generazioni, ma significa evitare di stravolgere giuridicamente un modello di riconoscimento dei diritti e dei doveri naturali fondamentali. <br />
Altrimenti significherebbe aprirsi a un pendio scivoloso, come è già stato fatto nell’erronea valutazione dei diritti di inizio vita e come stiamo lentamente accorgendoci sull’allargamento continuo dei presupposti oggettivi e soggettivi per l’accesso al suicidio assistito e all’eutanasia. <br />
Il compito di noi giuristi cattolici, che vogliamo oggi aprirci a risemantizzare il ruolo della famiglia, “pulendo la tela” da pericolosi luoghi comuni e dalla false giustificazioni, si realizza evidenziando le contraddizioni interne di certe domande e richieste di diritti, da parte di “piccole minoranze”, che sembrano imporsi nel modificare decisamente la famiglia di diritto pubblico, allargandola all’indifferenza di genere e ad un facile egualitarismo che non responsabilizza la maturazione del soggetto come persona. <br />
In quest’analisi entra la dimensione religiosa della famiglia, non come corollario o come cornice estetica, ma come fondamento e giustificazione della famiglia. La famiglia secolarizzata sembra aver perso la sua identità divenendo famiglia sintetica o artificiale. Mentre è nella famiglia naturale aperta alla prospettiva religiosa che si coglie la possibilità di una trascendenza, che supera e vince l’incomunicabilità e l’insocievolezza dei sessi o semplicemente le tragiche scelte quotidiane. Da questa spinta verso un ulteriore orizzonte di pensabilità, che appare spesso lontanissimo dalle discussioni giuridiche e giurisprudenziali, siamo partiti per inoltrarci nella ricerca di una recta ratio presente nella famiglia come valore giuridico fondamentale. <br />
Lo abbiamo fatto con illustri ospiti come il Presidente Onorario dell’Unione Locale di Firenze l’Avv. Mario Cioffi, che ha portato i suoi saluti ricordando come la famiglia sia fondata sulla persona. Il Presidente dell’Unione Centrale dei Giuristi Cattolici il Prof. Francesco D’Agostino che ha sottolineato come la famiglia sia un struttura sociale che resisterà anche alle richieste giuridiche di snaturamento della famiglia, poiché costituisce un riferimento ineludibile per l’ordine delle generazioni. In questo senso la sfida di coloro che vorrebbero eliminare la famiglia per introdurre altre forme di unione oltre la famiglia è destinata naturalmente a fallire nel tempo. <br />
Il Prof. Ugo De Siervo, ex Presidente della Corte Costituzionale che ha ripercorso nel suo intervento la giurisprudenza a salvaguardia del valore giuridico della famiglia, distinguendo nettamente la famiglia garantita dalla Costituzione da altre forme di convivenza. Il Dott. Gastone Andreazza, Consigliere nella Sezione Penale della Suprema Corte, che ha analiticamente esaminato i casi più controversi che la Corte Suprema di Cassazione ha affrontato negli ultimi anni, ricostruendo il concetto giuridico di famiglia a partire da alcune contraddizioni presenti nelle motivazioni delle decisioni e della normativa sul riconoscimento dei figli legittimi ex art.251 c.c. <br />
Il Prof. Paolo Nepi, Ordinario di Filosofia morale a Roma Due che ha ribadito la fondazione antropologica della famiglia come istituto centrale su cui basare la relazionalità umana. Successivamente è intervento il Prof. Alessandro Catelani, Ordinario di Diritto Costituzionale a Siena che ha denunciato la deriva relativista che tenta di destrutturare la famiglia mettendo alla prova il diritto naturale. <br />
Infine il Dott. Giacomo Rocchi Consigliere presso la corte Suprema di Cassazione che ha messo in evidenza il ruolo di alcuni magistrati della Suprema Corte, in particolare prendendo in esame alcuni casi decisi dalla sezione civile, che tramite l’uso degli obiter dictum ampliando le motivazioni oltre la soluzione del petitum per inoltrarsi, spesso inavvertitamente, in una funzione nomofilattica che supplisce alla potestà legislativa.<br />
Il convegno ha visto la partecipazione di numerosi notai del Distretto Notarile di Firenze e Provincia e dell’Ordine degli Avvocati di Firenze. Un particolare ringraziamento al Notaio Mario Buzio, all’Avv. Ugo Franceschetti e ai giovani giuristi dello Jus club di Firenze per l’aiuto nell’organizzazione del prezioso evento fiorentino.<br />
Francesco Zini<br />
Presidente dell’Unione Locale di Firenze<br />
<br />
<b><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Unione Romana</span></span></b><br />
La Presidenza dell’Unione Romana a seguito del rinnovo del Consiglio direttivo ha preso l’iniziativa di presentarne i componenti alle Autorità ecclesiastiche che con il loro magistero sostengono l’UGCI e le Unioni locali. <br />
Il primo pensiero è andato all’Ordinario diocesano, il quale sia pure in tempi lontani con il suo parere favorevole ha consentito la costituzione della nostra Unione e nel caso di Roma è impersonato dal Vicario del Papa, oggi espresso da Sua Eminenza il Cardinale Agostino Vallini.<br />
Subito dopo il proponimento è stato quello di manifestare la vicinanza e l’attaccamento al Consulente Ecclesiastico Centrale, Sua Eminenza il Cardinale Francesco Coccopalmerio nei confronti del quale l’Unione Romana ha un particolare legame non solo per la medesima residenza.<br />
Giovedì 12 giugno 2013 alle ore 10,30 è stata fissata l’udienza con il Vicario ed ha visto, insieme alle cariche istituzionali ed al nostro Consulente ecclesiastico don Davide Cito, la presenza della maggior parte dei componenti il Consiglio direttivo.<br />
Per la consueta benevolenza del Cardinale Vallini l’incontro ha assunto subito il carattere dell’estrema cordialità nel ricordo dei vari incontri già verificatisi in occasione delle celebrazioni delle Sante Messe organizzate dall’Unione Romana per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario della Suprema Corte di Cassazione. Il Presidente Ciapparoni unitamente alla presentazione dei componenti il Consiglio direttivo ha consegnato al Cardinale i volumi relativi agli incontri di studio organizzati dalla nostra associazione: 18 aprile 1948 un patrimonio comune, Il Patto Atlantico: imposizione politica o necessità militare? (1949-2009), La solidarietà nel dopoguerra: la Riforma agraria del 1950 e Famiglia prima impresa: il Vicario ha ringraziato mostrando altresì soddisfazione per l’incisività dei temi trattati.<br />
Relativamente al futuro il Cardinale Vallini ha raccomandato un’attività di ricerca delle aspirazione dei giovani compiuta dai giovani dell’Unione, con il sostegno dei “più maturi”, per tornare all’animazione cristiana dell’ordine temporale negli impegni familiari, professionali e sociali.<br />
L’incontro si è concluso con il riconoscimento del vincolo che lega l’Unione Romana ad iniziative di promozione cristiana, come il Vicario ha ricordato, in un clima di grande serenità e familiarità.<br />
(f.c.)<br />
Giovedì 3 ottobre 2013 si è svolto il piacevole incontro di presentazione del nuovo Consiglio direttivo dell'Unione Romana, con il proprio Consulente ecclesiastico don Davide Cito, a S. Em.za Rev.ma il Cardinale Francesco Coccopalmerio presso la sede del Suo dicastero, il Pontificio Consiglio per i testi legislativi; il Presidente Ciapparoni, dopo aver formulato gli auguri per l'imminente onomastico, è passato alla presentazione dei singoli componenti dl Consiglio. <br />
Il Cardinale, nel congratularsi con il nuovo organo associativo, ha presentato il luogo dell'incontro come il luogo fisico dove sono stati redatti i più recenti Codici di Diritto canonico manifestando l'auspicio, voluto dallo stesso Pontificio Consiglio, che si identifichi come la “Casa" di tutti gli esperti del diritto e non solo canonico. Anzi su tale punto il Cardinale ha anche sottolineato come il Suo dicastero ha un rapporto diretto con i canonisti di tutto il mondo, partecipando a tutte le iniziative ed eventi che le molteplici associazioni dei cultori di questo diritto pongono in essere al fine di esporre le esigenze sociali delle varie regioni. In questo quadro un auspicio grande è quello ad un diritto canonico comune valevole almeno a livello europeo. <br />
Il pensiero del Cardinale Coccopalmerio verso i giuristi di ispirazione cattolica è soprattutto nel senso che i medesimi debbono essere "sensibili" verso le persone, in special modo per quelle sofferenti "come se fossero Gesù incarnato". L'augurio per il futuro è invece quello di una formazione dottrinale e spirituale continua da parte del giurista cattolico e a tal proposito il Cardinale ha confermato la costituzione della figura dei Consulenti ecclesiastici regionali che verranno nominati dai presidenti delle Conferenze episcopali regionali e che saranno i "coordinatori" dei consulenti ecclesiastici delle singole Unioni locali, proprio al fine di accentuare l'aspetto spirituale ed ecclesiale. <br />
Proprio in linea con questo intendimento l'Unione Romana, per voce del suo presidente, ha espresso l’intenzione di programmare incontri da affiancare alla inveterata consuetudine dell’appuntamento fisso per la Celebrazione eucaristica in occasione del Primo Venerdì del mese. La benevola esortazione del Cardinale si rivolge, quindi, ai consulenti ecclesiastici che di concerto con il Consiglio direttivo si attivino per accentuare la dinamicità degli incontri sociali anche con la previsione di una lectio divina ricorrente. <br />
Il Presidente Ciapparoni, infine, dopo aver consegnato il volume Famiglia prima impresa che raccoglie i contributi dei relatori che hanno partecipato all’incontro di studio organizzato dall’Unione Romana, ha rivolto al Cardinal Coccopalmerio la sommessa preghiera di esaudire l’aspirazione del Consiglio direttivo di essere ammessi alla Santa Messa officiata dal Santo Padre presso la cappella di Santa Marta. <br />
La riunione si è poi serenamente sciolta con la colloquiale esposizione di tanti propositi che l'Unione Romana, oltre ad aver progettato per l'anno venturo si augura di poter porre in essere praticamente. (G.Barone)<br />
<br />
<span style="color: #0b5394;">Unione Romana</span><br />
È con piacere che si segnala come le iniziative che sono state realizzate dall’Unione Romana trovino positivo riscontro al di fuori dei propri confini geografici: se ne riporta una duplice dimostrazione.<br />
<br />
Da “Il Popolo”, settimanale della Diocesi di Concordia-Pordenone in data 9 giugno 2013 a firma dell’avvocato Pompeo Pitter Presidente dell’Unione di Pordenone.<br />
<br />
“«Pubblicazione Unione Giuristi Cattolici di Roma – “Famiglia prima impresa” L’Unione Giuristi Cattolici di Roma ha pubblicato un agile volumetto che raccoglie gli interventi svolti in un Convegno sul tema “Famiglia prima impresa”. Alla prefazione del prof. Fabrizio Ciapparoni, Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici di Roma, fanno seguito i testi di sei interventi, tra i quali vanno segnalati, per la loro importanza, quelli del prof. Giuseppe Dalla Torre, Rettore dell’Università LUMSA, del prof. Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, del prof. Stefano Zamagni dell’Università di Bologna, e del prof. Piero Sandulli dell’Università di Teramo.<br />
Tutti questi contributi riguardano ciò che la famiglia è e soprattutto ciò che essa dovrebbe essere, ossia una formazione che il diritto dovrebbe meglio tutelare perché può svolgere attività di grande rilevanza sociale, dall’allevamento dei figli all’assistenza degli anziani e agli handicappati. Oggi la si preferisce sostituire “con un incremento di sanitarizzazione: anziché volerla trasformare, in modo assai più efficace ed anche economico, nel terminale della solidarietà e dello Stato sociale, dando ad essa i mezzi per poter, efficacemente, prendersi cura di situazioni di disagio” (così il prof. Sandulli). Nella nostra società dominata dall’individualismo l’attenzione è invece rivolta al solo individuo e la famiglia è vista da molti esclusivamente come il luogo degli affetti, sicché, quando muore l’affetto, viene con ciò stesso meno la famiglia. Ma, osserva il prof. Dalla Torre, “ridurre la famiglia al luogo degli affetti togliendole le funzioni solidaristiche e assistenziali sue proprie, significa recidere proprio l’elemento su cui gli affetti nascono e si producono”. Ed è interessante notare qualche resipiscenza, ad esempio, nel frequente ricorrere avanti ai Tribunali di controversie relative ai “diritti dei nonni”, dove in fondo si viene a prospettare un superamento della mera famiglia nucleare e si afferma che la famiglia va anche intesa in senso più ampio.<br />
In sostanza, la famiglia va vista come soggetto volto “da un lato ad adempiere ai propri naturali compiti e dall’altro, nella sua qualità di soggetto sociale, partecipare al raggiungimento di quel prodotto finale, in buona parte economico, che si è solito chiamare welfare, ovvero il benessere della società nazionale” (così, nell’introduzione, il coordinatore dell’opera prof. Ciapparoni).<br />
Abbiamo riferito solo alcuni spunti offerti dal libro, che però ne offre anche molti altri di grande interesse. E alla fine ci si chiede perché mai il nostro legislatore – anche a prescindere da altre gravi omissioni – non abbia mai voluto riconoscere alla famiglia la personalità giuridica, quando la riconosce anche a formazioni sociali di importanza ben minore.»<br />
<br />
Dalla 47a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani La famiglia, speranza e futuro per la società italiana Torino, 12-15 settembre 2013<br />
Le politiche familiari per il bene comune Relazione del Prof. Stefano ZAMAGNI <br />
<br />
Una volta postulato che all’interno della famiglia non v’è produzione di sorta, si arriva a comprendere perché nel calcolo del reddito nazionale non vi sia posto per tutto ciò che di produttivo la famiglia realizza. Così, per fare un esempio: il pasto preparato in famiglia non viene contabilizzato come attività di produzione, ma come attività di consumo misurata dall’acquisto sul mercato dei beni che servono alla preparazione del pasto stesso. Eppure, il medesimo pasto consumato in un ristorante viene contabilizzato come attività di produzione. Ancora: la cura di un minore svolta da un genitore entro le mura domestiche è contabilizzata come attività di consumo; la medesima cura fornita da una “colf” entra invece nel calcolo del reddito nazionale, come espressione di attività produttiva. E così via. Il secondo presupposto di una nuova politica della famiglia concerne la soggettività economica della stessa. Come suggerisce il titolo di una recente pubblicazione dell’Unione Giuristi Cattolici di Roma, la famiglia è la prima impresa, in quanto produttore di esternalità sociali positive per l’intera società. Se le cose stanno – come stanno – in questi termini il sostegno economico deve allora assumere il carattere della restituzione ovvero della compensazione e non già – come continua ad essere – della compassione o dell’assistenzialismo paternalistico.<br />
(Avvenire Venerdì 13 settembre 2013)<br />
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<span style="font-size: large;"><b><span style="color: #0b5394;">Unione Locale di Vicenza</span></b></span><br />
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Fede e libertà secondo le Scritture: incontro preparatorio al Festival Biblico tra il card Camillo Ruini ed il prof. Galli della Loggia. <br />
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Il significato di un convegno e di un incontro per il bene comune: <br />
Una speranza tra fede e libertà<br />
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Di fronte alle notizie negative, alle lamentele, alla crisi economica e morale, all'illegalità diffusa non ci sono etichette o richiami generici che tengano: ilcredente è talvolta un non credente e il non credente rischia di essere disorientato. Eppure possono essere due possibili, creativi vasi comunicanti. Si può fare fronte comune in modo positivo e propositivo, mostrando quanto ci unisce creare contatti, rifondare, rimettere associazioni in movimento perché qualcosa si comunichi e attraversi l'imperfezione umana. Si può cercare una comunione di intenti nei valori condivisi nella fede, nella libertà. Il nemico è comune: la paura e la conseguente dipendenza da elementi esterni possono essere importanti ma non essenziali.<br />
Seguendo le indicazioni del vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol, in questo senso si è realizzato anche a Vicenza uno specifico incontro tra credenti e non credenti. Si è realizzato anche a Vicenza il Cortile dei gentili, uno spazio di dialogo tra credenti e non credenti al servizio della persona e del bene comune. L'idea è stata sviluppata inizialmente dal card. Ravasi su suggerimento di Benedetto XVI. Lo stesso Ravasi ha concretizzato questo intento incontrando ad Assisi il presidente Napolitano.<br />
Fede e libertà, temi del successivo Festival biblico, sono stati il tema della serata di specifico interesse per l'associazione dei giuristi cattolici che tende, secondo le indicazioni del card. Nicora, già assistente spirituale nazionale, ad una fecondazione reciproca tra fede e diritto. Così l'Unione giuristi cattolici italiani Sezione di Vicenza ha contribuito ad organizzare l'incontro tra uno dei protagonisti della vita nella Chiesa istituzionale, il card Ruini, insieme ad uno dei più importanti ed influenti intellettuali italiani, il prof. Galli della Loggia.<br />
Si è constatato che è possibile partendo da un ambito strettamente confessionale, avere fede nella libertà. La libertà accettata con il necessario discernimento offre lo spazio e il tempo per consentire al credente di realizzare la volontà di Dio nella sua vita. E la forza della fede sussiste anche all'interno di un sistema di valori che parte da un punto di vista esclusivamente umano e la pone in discussione. Il card. Ruini ha sottolineato che non pregiudica il credente la libera formazione delle leggi con il metodo democratico della maggioranza parlamentare. Il credente, talvolta in posizione minoritaria, sarà comunque libero di manifestare il suo pensiero e la sua contrarietà a certe posizioni in materia di valori non negoziabili che siano state approvate. Galli della Loggia ha sottolineato significativamente l'opportunità comunque di un argine: “la fede non può che presupporre la libertà ma non si può essere liberi di tutto a 360 gradi”. Questo tempo di difficoltà è l'occasione per provare la vera fede delle minoranze creative indicate dal card Ratzinger in un suo famoso discorso a Subiaco.<br />
L'incontro con Galli Della Loggia è stata anche l'occasione di una testimonianza significativa di una libertà nella fede, cioè di una libertà chiamata ad esprimersi anche in un ambito di fede. Galli Della Loggia con un significativo riconoscimento ha sottolineato, tra l'altro, come tutto il cristianesimo sia una maestosa costruzione della cultura che domina la natura. Chi ha cultura e non pregiudizi riconosce che la fede è ed è stato un prezioso e possibile contributo alla civiltà contribuendo anche come cultura per vedere, come hanno sottolineato alcuni antropologi contemporanei, tutta la realtà, a partire dalle persone più bisognose di riconoscimento, e dar loro, dare al reale, un senso.<br />
In un dialogo con Benedetto XVI il filosofo centenario Jurgen Habermas ha sottolineato la possibilità di un apprendimento complementare tra ragione laica e ragione teologica .Con consapevolezza umile Joseph Ratzinger ha evidenziato che non si deve “dare adito all'illusione che la teologia abbia una risposta per ogni cosa”. Per questo anche il diritto può dare il suo contributo. E ci mostra un imperativo spesso dimenticato. Ad ogni diritto, anche a quello di essere liberi corrisponde un dovere che gli conferisce il massimo significato, la sua ratio. Il dovere più alto, è quello di amare il prossimo come me stesso. Come, non necessariamente di più, sottolineava, con una punta di ironia, lo scrittore Herman Hess...<br />
Ma per cercare di realizzare questo slancio dimenticato anche il diritto non basta: ad esempio "non si può dire che i diritti umani esistono in un mondo in cui non li si fa rispettare, allora per continuare a credere in questi diritti ci serve qualcosa di più che leggi e esortazioni. Ci serve qualcosa di più vicino alla fede" (Smarrimento dei diritti umani Adam Haslett in Il sole 24 ore 20 giugno 2010 p.26).<br />
Si può avere fede, quindi riflettere, ringraziare, guardare a chi opera con slancio la sua missione. L'incontro è stata l'occasione per guardare ad una esperienza dinamica di fede, una di quelle Comunità di nuova evangelizzazione realizzate secondo l'intento di Benedetto XVI e Mons. Fisichella , la Comunità Abramo di Chiampo. La stessa ha organizzato il Convegno nel quale si è situata la conferenza ed è stata capace di far confluire varie forze nella preparazione dell'evento e ora promuove anche una attività missionaria in Europa e nel mondo. Quest'estate la Comunità si è impegnata mandando giovani missionari a Malta (ha riaperto una Chiesa chiusa), in Ungheria, nelle Filippine, in Messico e in Colombia. <br />
Si lavora e si crede meglio se testimoni mostrano uno slancio e provano la possibilità pratica di vivere concretamente l'esperienza spirituale. Essa può innervare anche l'esperienza giuridica. Si può sperimentare l'unica metafisica breve del Novecento, quella che il professor Mercadante ha trovato inGiuseppe Capograssi, il grande filosofo del diritto: la speranza:<br />
“tre sono i bisogni costitutivi dell’individuo contemporaneo: il bisogno dell’eguaglianza, il bisogno dell’amicizia, il bisogno della speranza. Tutti e tre i bisogni costituiscono il contenuto concreto e pratico, da cui nascono tutti i movimenti contemporanei, e determinano il contenuto dell’idea di libertà, che l’individuo contemporaneo ha nell’animo, e dell’idea di giustizia che egli vorrebbe fosse realizzata nei fatti". ( G.Capograssi).<br />
E per trovare la speranza non bastano i ragionamenti. Come è stato scritto. “ Il peso di<br />
questo mondo si può portare solo in ginocchio”( Gomez Davila). Per questo di fronte alle domande che vengono dall'abbandono e dalla crisi la risposta il cattolico trova le sue risposte nella preghiera.. Ma le fonti di ispirazione sono innumerevoli, nella libertà nell'ottica del bene comune. Il cattolico può riscoprire anche i frutti della passione e della ragione. A esempio nella letteratura una sorgente universale di significato, come ha indicato e scritto il direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro. Talvolta anche la letteratura in alcune sue manifestazioni può essere quasi come una nuova, altra Scrittura.<br />
Non a caso il card Ruini e il prof. Galli della Loggia sono stati introdotti dallo scrittore Alessandro Zaccuri che ha riconosciuto anche nei suoi libri ampi spazi letterari di convergenza tra credenti e non: la presenza di Cristo è continuamente rinnovata nel tempo anche in ogni persona che viene malmenata o percossa. Si tratta della vittima inerme enunciata dalla più avanzata antropologia. Secondo Zaccuri essa "diventa un'immagine, per quanto abissalmente inadeguata e incerta del Crocifisso". ( In terra sconsacrata A. Zaccuri 2008 p.32). <br />
Ha partecipato all'incontro anche il direttore del Festival Biblico Mons. Roberto Tomasi che ha posto l'evento tra quelli preparatori del Festival biblico realizzando così una importante sinergia tra associazioni ed eventi,ecclesiali e culturali.<br />
Così, nonostante la complessità e la vastità dei temi trattati, nonostante fosse la prima volta che personalità così autorevoli e laiche si affacciavano in un ambito confessionale, si è concretamente realizzato, per chi vuol vedere, la bozza di un dialogo importante tra fede e ragione. <br />
Per questo, in un incontro nato da un convegno sotto il segno dello Spirito di comunione, volendo, si può cogliere, proprio con lo spirito giusto, un riconoscimento reciproco tra credenti e non, constatare che l’esistenza di differenze creative può determinare nuove fonti di crescita comunitaria e individuale. Ciò può offrire un utile strumento anche al disagio morale ed economico che sta attraversando il nostro Paese per tentare di costruire insieme, nella fede e nella libertà, un nuovo volto al bene comune.<br />
L'incontro tra Ruini e Galli Della Loggia, momento di liberazione dalle etichette talvolta contrapposte di credente e non credente per sviluppare il massimo dialogo, è coinciso significativamente, senza alcun deliberata programmazione degli organizzatori, con il 25 aprile, giorno in cui si ricorda la liberazione dal nemico. Con questa simpatica constatazione che induce al sorriso, accennata anche dal vescovo di Vicenza, con questa apertura di spirito possiamo rinnovare ogni giorno questa esperienza di liberazione. Siamo consapevoli che la liberazione è preceduta spesso dalla lotta al male, come ci insegna anche la stessa storia che, nel giorno in cui si è svolta la conferenza, ricorda proprio la Liberazione. Non è importante comunque solo la liberazione esterna ma anche quella interna. Come scrivevano i Padri del Deserto: “i demoni non sono corpi visibili, ma noi diveniamo i loro corpi. Allorchè accettiamo da loro pensieri tenebrosi. Poiché avendo accolto tali pensieri, noi accogliamo i demoni stessi e li rendiamo corporalmente manifesti” (Antonio il Grande in Detti e fatti dei padri del deserto a cura di Cristina Campo )<br />
Così dobbiamo partire da noi stessi. Con speranza e intelligenza, guardando al reale e cercando il bene comune. Anche con una professione di fede. Per questo da giuristi cattolici attendiamo con umiltà e dinamismo lo Spirito giusto per accogliere le nuove sfide del nostro tempo.<br />
“La nuova sfida che sta davanti al noi è in ogni caso molto difficile per il saldarsi di una cultura incentrata sui desideri individuali con le possibilità sempre nuove offerte dalle biotecnologie. Perciò siamo tutti chiamati a potenziare le risorse morali e culturali con le quali volgere questa nuova sfida a favore dell'uomo. I credenti in Cristo sanno che in quest'opera l'umanità non è abbandonata a se stessa perché il divenire della storia è anzi tutto nelle mani di quel Dio che è amico dell'uomo” ( C. Ruini nel testo inserito nel volume Valori giuridici fondamentali preparato per il corso dei giuristi cattolici, Roma 2012 Aracne p.25)<br />
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Avv. Mirko Ruffoni presidente dell'Unione giuristi cattolici italiani sezione di Vicenza.<br />
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<br />Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-72558509922769989422013-11-27T12:08:00.000+01:002013-11-27T12:18:31.625+01:00I Giuristi Cattolici e Avvenire<span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><i>Valori, opposte (di)visioni</i></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><i> </i></span></span>in “Avvenire”, 26.11.2013, p. 2.<br />
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Viviamo in un tempo di crisi, che mette a dura prova i valori cristiani; ma di fronte a questa crisi non tutti reagiscono allo stesso modo. Si va da coloro che, preda di strani accecamenti, si rifiutano di percepirla e giungono perfino a negarla a quelli che, all’opposto, ritengono che questa crisi sia ormai giunta al suo culmine e assumono l’atteggiamento fatalistico di chi si sente già definitivamente sconfitto. Gli atteggiamenti intermedi tra questi due sono ovviamente più sensati, ma anche tra di essi si possono cogliere divergenze profonde. Vorrei riflettere in particolare solo su due di essi, ambedue profondamente sbagliati, per ragioni molto diverse. Il primo è quello “tradizionalista”. Il tradizionalista va alla caccia delle ideologie (e dei movimenti che le supportano): è convinto che l’Occidente stia subendo un violento processo non solo di secolarizzazione, ma di vera e propria “scristianizzazione”, un processo che opererebbe sia sulle singole persone (alterando in esse la percezione del vero bene) che sulle istituzioni (deformando in primo luogo la famiglia e più in generale la società civile e quella politica). Questo processo, per il tradizionalista, non sarebbe attivato da dinamiche spontanee o impersonali, ma dietro ad esso andrebbe visto un vero e proprio progetto volto a scardinare le radici cristiane del nostro vivere sociale: un progetto malvagio, e al limite diabolico, contro il quale si dovrebbe reagire con forza, perché non tutto sarebbe ancora perduto; un processo contro cui bisognerebbe armarsi e combattere strenuamente e nei confronti del quale non sarebbe lecito venire ad alcuna forma di compromesso. E’, questa, una posizione amara, pessimistica, ma non sconsolata, orientata a far riconquistare al mondo verità antiche, anzi eterne, che corrono il rischio di andare definitivamente perdute. <br />
Ben diverso, se non opposto a questo modo di pensare, è quello delle “anime belle”, cioè di coloro che, senza negare la crisi del mondo presente, la leggono come un ineluttabile portato dei tempi o, perfino, come un’occasione di grazia: piuttosto che strapparsi le vesti davanti alla crisi della famiglia, alla banalizzazione del sacro, al dilagare dell’ateismo, alle manipolazioni biomediche e più in generale al biologismo dominante, bisognerebbe comprenderne le ragioni, e, piuttosto che contrastarle, rivitalizzarle, orientandole verso il bene. Anche coloro che si riconoscono in questa prospettiva desiderano salvare il mondo, ma non credono che abbia senso pretendere che esso divenga diverso da come esso è o che possa ritornare a essere ciò che è stato in passato: la questione sarebbe piuttosto quella di accettare il bene che comunque lo pervade, per portarlo alla luce. <br />
E’ difficile conciliare questi due modi di pensare: il primo vuole una sola cosa, restaurare il passato; il secondo vuole una sola cosa: allontanarsi il più possibile dal passato, per costruire il futuro. Per il primo solo la tradizione è sacrosanta; per il secondo solo il far nuove tutte le cose. Facciamo l’esempio più ruvido: per il primo la più corretta lettura dell’omosessualità è quella tradizionale, che l’interpreta come un’esperienza di peccato, che va severamente denunciata; per il secondo invece è un’esperienza da interpretare in modo radicalmente nuovo, come quella di uno spazio di amore, che va riconosciuto per il bene interpersonale che da esso può conseguire. <br />
Ambedue le posizioni cadono in un errore profondo, antitetico, ma simmetrico, che concerne l’essenza del male. L’errore del tradizionalismo sta nel non riuscire a percepirne la vera radice. L’errore delle anime belle sta nel volerlo minimizzare o addirittura ignorare. I tradizionalisti, angosciati (giustamente!) dal male, se ne difendono pensando che il male sia sempre e solo negli altri, nei “nemici” della fede e della Chiesa e nelle dottrine che essi professano. Di qui gli atteggiamenti ansiosi, arcigni, ostili, accusatori, persecutorii e purtroppo (a volte) anche violenti nei confronti di chiunque non appaia allineato con gli insegnamenti che provengono dal passato. E’ triste rilevare come così si arrivi a volte a sfiorare addirittura la paranoia, percependo perfino nelle parole del Papa un indebito allontanamento dalla tradizione. Ma l’insegnamento di Gesù sul male non è paranoico (Mt, 15.18): non sono gli altri che devono farci paura, ci insegna il Vangelo, ma noi stessi. Non è ciò che proviene dal di fuori di noi, ma piuttosto ciò che proviene dal nostro cuore quello che ci contamina! <br />
A loro volta le “anime belle”, accettando le dinamiche della modernità come un indiscutibile progresso, non si rendono conto di non prendere sul serio il male, svuotando dal di dentro l’idea di peccato; non capiscono che il mondo ha bisogno di perdono, non di esaltazioni, o di frettolose assoluzioni e meno che mai di semplicistiche giustificazioni; non capiscono la profondità dell’ammonimento paolino: bisogna vagliare tutte, tutte, tutte le cose, senza scartarne alcuna, ma poi tenere esclusivamente ciò che è buono e rigettare tutto il resto.<br />
Ecco perché davanti ai problemi familiari, sessuali, bioetici, sociali di oggi, prima di accusare, vituperare, manifestare disgusto e soprattutto condannare, è indispensabile guardare dentro di noi per scoprire in quale misura noi stessi siamo i primi responsabili di ciò che sta avvenendo. E prima di assolvere e giustificare le nuove forme di esperienze familiari, sessuali, bioetiche, sociali bisogna indagare seriamente di quali ferite (antiche, ma soprattutto nuove!) esse possano essere responsabili. Teniamoci lontani dagli errori dagli scenari apocalittici che i tradizionalisti amano dipingere, dalle polemiche mediatiche che si accendono e si spengono nell’arco di poche ore, dalla banalizzazioni politicamente corrette delle anime belle, dal compiacimento di chi si esalta nel delineare pretesi nuovi diritti…Viviamo in un tempo antropologicamente confuso. Ma per metterlo bene a fuoco, non ci salveranno né le invettive della “destra” né le “fughe in avanti” della sinistra. Odiare la modernità, come fanno i tradizionalisti, è altrettanto sbagliato quando rifiutarsi di vederne le deformità, come capita alle anime belle. Torniamo a guardare dentro di noi, cioè dentro l’uomo. E’ terribilmente difficile, ma è l’unica strada che ci è lecito percorrere. <br />
<br />
Francesco D’AgostinoUnione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-14060909989801863862013-11-27T12:06:00.001+01:002013-11-27T12:07:02.506+01:00<span style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">63° CONVEGNO NAZIONALE UGCI</span></span><br />
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<b><span style="color: #0b5394;">Frontiere della libertà religiosa<br />Riflessi dell'anno constantiniano<br />(Milano 313-2013)</span></b><br /><br />Milano, 6 - 8 dicembre 2013<br /><br /><span style="color: blue;">venerdì 6 dicembe 2013</span><br /><br />Sede: BIBLIOTECA AMBROSIANA - SALA DELLE ACCADEMIE<br /><br />
<ul>
<li> Ore 10.00 Registrazione degli intervenuti</li>
</ul>
<br />
<ul>
<li> Ore 10.30 Indirizzi di saluto</li>
</ul>
S.E.R. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano<br /> Annamaria Cancellieri, Ministro della giustizia<br /> Giuliano Pisapia, sindaco di Milano<br /><br />
<ul>
<li> Ore 11.00 Apertura del Convegno</li>
</ul>
prof. Francesco D'Agostino, Presidente Centrale UGCI<br /> prof. avv. Gianfranco Garancini, Presidente dell'UGCI di Milano<br /><br />
<ul>
<li> Ore 11.30</li>
</ul>
prolusione<br /> La libertà religiosa tra storia e diritto<br /> prof. Carlo Cardia, ordinario di diritto ecclesiastico<br /> Università degli Studi Roma 3<br />
<ul>
<li> Ore 13.00</li>
</ul>
Aperitivo con l'Unione Giuristi Cattolici di Milano<br />
<ul>
<li> Ore 15.00</li>
</ul>
visita alla Pinacoteca e alla biblioteca Ambrosiana<br />
<ul>
<li> Ore 17.00 - in Sant'Ambrogio</li>
</ul>
partecipazione all'udienza con l'Arcivescovo di Milano, Angelo Scola, per il "discorso alla città" per il 2014<br /> Serata libera<br />
<ul>
<li> ore 21.00</li>
</ul>
Concerto in San Giorgio al Palazzo<br /><br /><span style="color: blue;">sabato 7 dicembe 2013</span><br /> <b>Prima sessione</b> - preside l'avv. Benito Perrone, Direttore di IUSTITIA<br />
<ul>
<li> Ore 9.30</li>
</ul>
L'idea di tolleranza nella cultura moderna<br /> mons. dott. Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, Milano<br />
<ul>
<li> Ore 10.15</li>
</ul>
Sulla laicità dello Stato<br /> prof. Giuseppe Dalla Torre, Rettore, LUMSA, Roma<br />
<ul>
<li> Ore 11.00 - pausa</li>
</ul>
<ul>
<li> Ore 11.30 - dibattito</li>
</ul>
<ul>
<li> Ore 13.00 - Visita guidata alle Gallerie d'Italia</li>
</ul>
Piazza Scala, Milano<br /><br /><br /><br /> <b> Seconda sessione</b> - presiede il prof. Mario Napoli, Ordinario di diritto del lavoro, Università cattolica Milano - Responsabile del C.E.D.R.I. - Centro Europeo di Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali<br />
<ul>
<li> Ore 15.00</li>
</ul>
Libertà religiosa e diritti dell'uomo<br /> avv. dott. Gregor Puppnik, direttore generale European Centre for Law and Justice<br />
<ul>
<li> Ore 15.40</li>
</ul>
Libertà religiosa e rapporti di lavoro<br /> prof. Antonella Occhino, Università Cattolica, Milano<br />
<ul>
<li> Ore 16.20</li>
</ul>
Libertà religiosa matrimoniale e statuto personale del credente<br /> prof. Ombretta Fumagalli Carulli, rappresentante italiana all'ufficio per le Istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo O.S.C.E, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa<br />
<ul>
<li> Ore 17.00 - pausa</li>
</ul>
<ul>
<li> Ore 17.30</li>
</ul>
Dalla tolleranza all'accoglienza, un diritto in costruzione<br /> mons. dott. Domenico Mogavero, Vescovo di Mazara del Vallo<br />
<ul>
<li> Ore 18-15 - dibattito</li>
</ul>
<br /><span style="color: blue;">domenica 8 dicembre 2013</span><br /><br />
<ul>
<li> Ore 9.30</li>
</ul>
Santa Messa presieduta da S.Em.Rev.ma Card. Francesco Coccopalmerio, consulente ecclesiastico centrale UGCI<br /> mattino - preside prof. Fabio Macioce - Segretario Centrale UGCI<br />
<ul>
<li> Ore 11.00</li>
</ul>
Secolarizzazione, libertà, laicità<br /> prof. Francesco Botturi, ordinario di Antropologia filosofica e Filosofia morale, Università Cattolica, Milano<br />
<ul>
<li> Ore 11.45 - dibattito</li>
</ul>
Conclusioni e chiusura del convegno<br />Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-67334492554573521272013-05-12T16:31:00.000+02:002013-05-12T16:31:09.331+02:00I Giuristi Cattolici e Avvenire<i><span style="font-size: small;"><span style="color: #0b5394;">Difendere la vita è garantire la nostra dignità</span></span></i><br />
<br />
In “Avvenire” Supplemento “Roma Sette”, 12.05.2013, p. 1<br />
<br />
Esistono molti termini greci che possono essere tradotti in italiano con vita: il più noto di tutti è certamente bios. E’ un termine importante e interessante, perché allude non solo alla vita che noi chiameremmo, appunto, biologica (la vita cioè che ha un inizio e una fine, la vita dell’ organismo, vegetale, animale o umano, che nasce e che muore), ma fa riferimento anche a tutte quelle condizioni che qualificano la vita e senza delle quali la vita stessa difficilmente potrebbe essere pensata. Quando viene riferita agli uomini, bios indica quindi anche un insieme dei beni spirituali, economici e sociali, l’insieme degli averi, e al limite delle ricchezze, che distinguono la vita degli uomini da quella degli animali. Gli uomini infatti possono essere più ricchi o più poveri, mentre gli animali possono essere più forti o più deboli organicamente, ma di certo non più abbienti o più indigenti. In questo senso troviamo usata la parola bios in una delle più famose parabole del Vangelo, quella del Figliol prodigo (Luca, 15.12), quando ci viene raccontato come il padre, dopo l’arrogante richiesta da parte del figlio minore di avere ciò che gli spetta, divide tra lui e il fratello il bios. Nelle traduzioni italiane si usa in genere il termine “sostanze”, anche per meglio far comprendere che proprio queste verranno dissipate dal giovane prodigo, ma si tratta di una traduzione povera, anche se forse una migliore non ce n’è.<br />
Per noi, la valenza greca di bios può essere illuminante. Dobbiamo proteggere il bios dell’uomo, non c’è alcun dubbio. Ma non dobbiamo pensare riduttivamente al bios come alla mera vita fisica della persona (che è ovviamente, peraltro, la dimensione radicale di ogni esistenza personale): è parte del bios il contesto nel quale gli esseri umani vivono, quel mondo della vita che non ha solo un carattere naturalistico (anche esso ovviamente essenziale, perché in un ambiente inquinato oltre ogni limite non possiamo sopravvivere), ma possiede anche e soprattutto un carattere antropologico. In una sola espressione, molto semplice ma decisiva, il nostro bios va pensato e costruito in un orizzonte di valore: difendere la vita significa difendere una vita buona, capace di garantire la nostra dignità, l’ordine della nostra spiritualità e dei nostri affetti, la solidarietà, la possibilità di crescita e di sviluppo individuale e relazionale, la pace. Si difende la vita dicendo di no ad ogni forma di sopraffazione e di violenza, ad ogni stile di vita socialmente e umanamente degradante, all’abbandono dei più deboli; la si difende condannando la menzogna, l’egoismo, l’arroganza, la ricerca ottusa e frenetica del piacere individuale, la tossicodipendenza. La si difende riconoscendo già nell’ embrione, fin dall’ inizio del concepimento, cioè nella forma di vita più fragile, più nascosta, meno capace di difendere se stessa, una vita umana a pieno titolo, la vita di uno di noi. Non dobbiamo avere difficoltà ad ammettere che le battaglie dei movimenti per la vita hanno, oltre a concrete finalità operative, un essenziale carattere simbolico. E’ infatti attraverso simboli che si può percepire come la vita umana, diversamente dalla vita animale (pur meritevole di pieno rispetto) non resti mai nel limite delle sue condizioni ambientali di possibilità (l’acqua per i pesci o l’aria per gli uccelli), ma vada sempre oltre se stessa, tenda sempre a trascendersi. Quell’embrione, che alcuni vedono come mero materiale cellulare per la sperimentazione scientifica (e che altri, peggio ancora, come materiale da cui trarre un lucro economico), per la donna che aspira alla maternità è il soggetto in cui si concentrano tutti i suoi desideri e tutte le sue speranze, non solo per l’oggi o per il domani, ma per tutto l’arco della vita, poiché si è e si resta madri (e si è e si resta figli) indipendentemente dall’età “biologica”. Quando il padre, nella parabola del Vangelo di Luca, divide il bios tra i figli non si limita a procedere ad una mera ripartizione economica: in qualche modo divide se stesso. E quando il figliol prodigo ritorna nella casa del padre, l’evento ha una valenza che rimette in gioco tutto il bios familiare, ben al di là del gretto calcolo economicistico che turba la mente del pur onesto figlio primogenito. Il nostro bios ha una complessità che unisce materia e spirito, la biologia e l’ordine degli affetti (un ordine che della biologia è infinitamente più ricco e complesso). L’impegno per la vita deve partire da questa consapevolezza.<br />
<br />
<br />
Francesco D’AgostinoUnione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-60948931796412528262013-05-12T16:30:00.000+02:002013-05-12T16:30:11.153+02:00Dalle Unioni Locali<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><b>Unione Locale di Cosenza</b></span><br />
<span style="color: #0b5394;">Sportello mensile ascolto</span><br />
<br />
Mercoledì 8 maggio 2013, dalle ore 15 e 30 alle ore 17 e 30, in Rende di Cosenza, presso i locali del centro ascolto per anziani di Via Rossini, l'UGCI Cosenza, rappresentata nell'occasione dagli Avv.ti Nadya Vetere e Federico Montalto, darà corso allo" sportello mensile di informazione, orientamento e consulenza legale gratuita con divieto assuluto di assistenza". L'iniziativa deliberata all'unanimità vedrà impegnati, a turno, una volta al mese, tutti gli inscritti della locale Unione.<br />
<br />
<span style="color: #0b5394; font-size: large;"><b>Unione locale di Firenze</b></span><br />
<div style="color: #0b5394;">
Rinnovo cariche sociali</div>
<br />
Il giorno 25 gennaio 2013 l'Assemblea dei Soci, appositamente convocata, ha proceduto al rinnovo delle cariche per il prossimo quadriennio.<br />
Il Presidente uscente Avv. Mario Cioffi, dopo aver ringraziato per la collaborazione ricevuta negli oltre sedici anni di ininterrotta presidenza, ha chiesto di essere esonerato da ogni incarico associativo, anche al fine di agevolare il ricambio generazionale con l'assunzione di ruoli di responsabilità da parte di Soci in grado di apportare nuove energie. L'Assemblea ha quindi nominato i nuovi cinque Consiglieri nelle persone di Mario Buzio, Francesca Caprini, Francesco Farri, Ugo Franceschetti, Francesco Zini. Il Consiglio Direttivo così formato ha eletto Presidente Francesco Zini.<br />
Tutte le nomine sono avvenute all'unanimità.<br />
L'Assemblea sociale ha ringraziato il Presidente emerito Avv. Mario Cioffi per la passione, l'equilibrio e il generoso impegno di tanti anni, e in considerazione del ruolo svolto e dei tangibili risultati conseguiti in termini di credibilità ed immagine, ha deliberato di conferirgli il titolo di Presidente Onorario dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani di Firenze.<br />
Pertanto gli incarichi sono così distribuiti:<br />
<br />
PRESIDENTE ONORARIO: AVV. MARIO CIOFFI<br />
PRESIDENTE EFFETTIVO: DOTT. FRANCESCO ZINI<br />
VICE PRESIDENTI: NOT. MARIO BUZIO - AVV. FRANCESCA CAPRINI<br />
CONSIGLIERI: AVV. FRANCESCO FARRI - AVV. UGO FRANCESCHETTI<br />
CONSULENTE ECCLESIASTICO: DON DOTT. PEDRO DANIEL DALIO<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><b><span style="color: #0b5394;">Unione Locale Lanciano Ortona</span></b></span><br /><br /><span style="color: #0b5394;">Relazione attività svolta nel 2012</span><br /><br />L’Unione Locale Giuristi Cattolici di Lanciano-Ortona ha proseguito nel 2012 lo svolgimento di iniziative e attività dirette all’approfondimento – come negli anni precedenti - di problematiche giuridiche, religiose, morali, sociali, alla luce dei principi dell’etica cristiana.<br /><br />L’Associazione ha tenuto numerosi incontri (con la presenza anche di familiari) durante i quali il Consulente Ecclesiastico Don Biagio Ngandum ha guidato tutti in riflessioni di carattere spirituale, principalmente in prossimità e in preparazione delle festività natalizie e pasquali.<br /><br />Una iniziativa particolare, nel corso dell’anno, è stata quella svolta a Torino di Sangro, presso l’Oasi Naturalistica “Fernando Del Re”, in collaborazione con ”L’Opera di San Tommaso Apostolo” di Ortona. Si è trattato di un incontro svolto nel mese di aprile, alla presenza di un folto pubblico, avente per oggetto la vita e le opere dell’Apostolo Tommaso e la ricognizione delle reliquie conservate nella Cattedrale del Santo in Ortona.<br /><br />L’incontro è stato apprezzato particolarmente dagli abitanti del luogo, che hanno avuto modo di apprendere aspetti e vicende della vita di San Tommaso mai conosciute in precedenza, e soprattutto che le Sue reliquie sono conservate nella Cattedrale di Ortona.<br /><br />In sede assembleare, è stato affrontato anche il tema sul fondamento del diritto, oggetto del discorso tenuto da Papa Benedetto XVI in occasione della visita di Sua Santità al Parlamento Tedesco in data 22 settembre 2011. E’ stato evidenziato, in tale occasione, quale debba essere l’impegno dell’uomo politico nella partecipazione alla vita pubblica e come ogni sua azione debba rimanere subordinata sempre all’attuazione della “Giustizia”, secondo la legge iscritta nel cuore di ogni uomo.<br /><br />Il Cristianesimo ha fondato sull’armonia tra natura e ragione le vere fonti del diritto e su tale armonia, illuminata dalla ragione creatrice di Dio, poggiano i criteri per distinguere il bene dal male. Tali principi Papa Benedetto ha voluto ricordare ai componenti del Parlamento della Sua Nazione. E’ facile poi considerare come il messaggio da Lui rivolto sia valido e diretto nei confronti di tutti i popoli.<br /><br />Nell’ultimo periodo dell’anno, precisamente in data 30 novembre 2012, l’Unità Locale ha organizzato e svolto, in Collaborazione con L’Ordine degli Avvocati di Chieti, nella sede della Sezione Staccata di Ortona del Tribunale Civile e Penale, un Convegno avente per tema “L’affido condiviso”, istituto disciplinato dalla legge 08 febbraio 2006, che ha modificato alcuni articoli del codice civile. Relatore è stato il Dott. Geremia Spinello, Presidente del Tribunale di Chieti, e l’incontro ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico, tra cui molti professionisti del settore giuridico.<br /><br />Il tema della famiglia è un tema molto avvertito nell’ambito della Comunità. Particolarmente sentita è la problematica che riguarda i figli i quali - è stato sottolineato dal relatore e anche da numerosi intervenuti al dibattito – sono quelli che maggiormente risentono gli influssi negativi che derivano dal conflitto tra i genitori, mentre è certo che sono loro, in ragione dell’età, che hanno maggiore bisogno di serenità.<br /><br />Effetti evidenti, tenuto conto del poco tempo trascorso dall’entrata in vigore della legge, non sono ancora chiaramente avvertiti, ma si può ragionevolmente affermare che situazioni migliorative possano realmente conseguirsi.<br /><br />Verso la fine dell’anno è stato affrontato anche il discorso sulla durata del Direttivo in carica, il cui periodo, com’è noto, è stato elevato – in sede Centrale - a quattro anni dal Consiglio dell’Unione, in riforma della precedente norma statutaria.<br /><br />E’ stato ritenuto dalla nostra Assemblea Locale, in considerazione della sostanziale unitarietà tra i regolamenti dell’Unione Centrale e quelli delle Unioni Locali, che ciascuna Unità locale possa ritenere automaticamente estesa al proprio regolamento la nuova disposizione dell’Unione Centrale e ritenere, quindi, automaticamente prorogato il Direttivo in carica per effetto, appunto, della nuova norma.<br /><br />La decisione è stata formalizzata in tal senso dalla nostra Assemblea in data 01.febbraio 2013.<br /><br />Ortona, 26 aprile 2013<br /><br /> IL PRESIDENTE<br /><br />Dott. Giuseppe Carinci<br /><br /> <br /><br /><b><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Unione Locale di Roma</span></span></b><br /><span style="color: #0b5394;">LA REVISIONE DEL TITOLO V DELLA PARTE II DELLA COSTITUZIONE</span><br /><br />Conversazione tenuta dal prof. Vittorio DI CIOLO il 15 febbraio 2013<br /><br />Il relatore ha illustrato i problemi dello Stato regionale dibattuti in seno all’Assemblea Costituente. Espone quindi il titolo V della Costituzione del 1948, relativo alle Regioni, Province e Comuni. Si sofferma poi sul ruolo delle così dette « leggi cornice».<br /><br />Illustra poi la revisione del titolo V parte II Costituzione operata dalla legge costituzionale 18.10.2001, n. 3 ed il contenuto della legge 5 giugno 2003 (così detta legge La Loggia) contenente disposizioni per l’adeguamento alla legge costituzionale succitata.<br /><br />Come evidenziato dalla dottrina e dalla giurisprudenza, la citata legge costituzionale n. 3/2001 mostra vari punti di criticità, riconducibili ad una confusione nell’elenco delle materie affidate alla legislazione dello Stato e delle Regioni ed alla mancanza di un luogo della mediazione.<br /><br />Pertanto, negli anni dal 2002 al 2006 la Corte Costituzionale ha dovuto affrontare un notevole contenzioso giuridico svolgendo un importante «ruolo di supplenza non richiesto e non gradito», secondo le parole pronunciate dal Presidente della stessa Corte il 2 aprile 2004.<br /><br />Tra le molte sentenze della Corte Costituzionale, il relatore si è soffermato sulla n. 3 del 2003, che ha recuperato la flessibilità mancante facendo ricorso al principio di sussidiarietà dinamica, che l’articolo 118 Costituzione riferisce alle sole funzioni amministrative. Con essa la Corte ha istituito un vaso comunicante tra le competenze amministrative e quelle legislative dello Stato.<br /><br />Il prof. Di Ciolo ha poi spiegato che la maggioranza di centrodestra, che ha vinto le elezioni il 14 maggio 2001, ha promesso un’ampia riforma della parte II Costituzione, andando ben oltre la riforma del titolo V. Tale riforma è stata sottoposta a vivaci critiche da parte di molti giuristi e dall’opposizione di centrosinistra.<br /><br />Tale riforma, approvata in via definitiva dal Senato il 16.11.2005, in quanto approvata a maggioranza assoluta delle Camere è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e sottoposta a referendum, ai sensi dell’art. 138, 2° comma Costituzione. Il referendum – svoltosi il 25 e 26 giugno 2006 – NON è stato favorevole alla approvazione del testo.<br /><br />L’autore cita la dottrina essenziale in argomento e ricorda le pregevoli indagini conoscitive svoltesi a partire dal 2001 sugli effetti prodotti dalla revisione del titolo V parte II Costituzione.<br /><br />Il prof. Di Ciolo illustra infine il d.d.l. costituzionale presentato al Senato il 15 ottobre 2012 recante disposizioni costituzionali in materia di autonomia regionale (cfr. Senato, n. 3520) presentato dal Governo Monti.<br /><br />Al termine della conversazione, alcuni presenti hanno svolto considerazioni sul tema e rivolto domande. (V.D.C.)<br /><br /><span style="color: #0b5394;">La celebrazione delle Palme dell’Unione romana</span><br /><br />Sabato 31 marzo 2013, l’Unione Romana ha proseguito nella tradizione, ormai più che decennale, di solennizzare la vigilia della Domenica delle Palme, con una celebrazione eucaristica svoltasi nella bella e raccolta cornice della Chiesa di S. Lucia della Tinta, sita al centro di Roma nei pressi di Piazza Nicosia.<br /><br />La S. Messa festiva con la lettura recitativa del Passio, è stata concelebrata dal Mons. Giordano Camberletti, Prelato Uditore della Rota Romana,e dal Prof. don Davide Cito, dell’Università Pontificia della S. Croce, Consulente Ecclesiastico dell’Unione Romana. E’ seguito il suggestivo rito della benedizione delle Palme, con la successiva consegna del tradizionale ramoscello di ulivo a ciascuno dei presenti.<br /><br />Il rito religioso è stato preceduto da questa dotta meditazione del nostro Consulente Ecclesiastico don Davide Cito sul “Mistero Pasquale e Cammino di Fede”:<br /><br />«La “porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo (cfr Rm 6, 4), mediante il quale possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna, frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui (cfr Gv 17,22). Professare la fede nella Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo – equivale a credere in un solo Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8): il Padre, che nella pienezza del tempo ha inviato suo Figlio per la nostra salvezza; Gesù Cristo, che nel mistero della sua morte e risurrezione ha redento il mondo; lo Spirito Santo, che conduce la Chiesa attraverso i secoli nell’attesa del ritorno glorioso del Signore» (Lett. Ap. Porta fidei, 1). <br /><br />L’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, è iniziato questo Anno della Fede che terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il prossimo 24 novembre 2013.<br /><br />Ci stiamo apprestando a vivere la Settimana Santa di questo Anno della Fede settimana che, per noi cristiani, è la settimana più importante dell’anno, che ci offre l’opportunità di immergerci negli eventi centrali della Redenzione, di rivivere il Mistero pasquale, il grande Mistero della fede. I solenni riti liturgici ci aiuteranno a meditare in maniera più viva la passione, la morte e la risurrezione del Signore soprattutto nei giorni del Santo Triduo pasquale, fulcro dell'intero anno liturgico. «Possa la grazia divina aprire i nostri cuori alla comprensione del dono inestimabile che è la salvezza ottenutaci dal sacrificio di Cristo» (Benedetto XVI Udienza, 8-4-2009).<br /><br />Tanti avvenimenti hanno caratterizzato questo Anno della Fede, in particolare a partire dall’11 febbraio scorso, in cui siamo stati colti dalla sorpresa dell’annuncio della rinuncia di Papa Benedetto al ministero “attivo” di Vescovo di Roma fino all’elezione di Papa Francesco, in certo senso pure inaspettata, ma che rappresenta un regalo speciale dello Spirito Santo.<br /><br />E tutto questo fa parte del cammino della Fede della Chiesa, che cammina alla presenza del Signore come ha ricordato Papa Francesco nella sua prima omelia ai Padri Cardinali elettori giovedì 14 marzo scorso.<br /><br />Siamo stati testimoni di momenti particolarmente significativi della “fede” come risposta all’amore di Dio, come accoglienza piena di stupore e di gratitudine all’iniziativa divina (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2013).<br /><br />In questa meditazione vorrei ripercorrere aiutato soprattutto da brani tratti dal Magistero di Benedetto XVI e di Papa Francesco questi primi mesi dell’Anno della Fede in modo che ci possano aiutare a vivere il mistero Pasquale con profondità e disponibilità, ma non come semplice comprensione intellettuale ma come momento di conversione che il Signore ci offre come promessa di chi “è venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Aspetto essenziale di questa vita è la somiglianza con Dio che è Amore. Per questo Benedetto XVI ci ha ricordato nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno che: «Il cristiano è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore - «caritas Christi urget nos» (2 Cor 5,14) –, è aperto in modo profondo e concreto all'amore per il prossimo (cfr. ibid., 33). Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli Apostoli e offre Se stesso sulla croce per attirare l’umanità nell’amore di Dio».<br /><br />«L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr At 5,31). Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomo ad una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita” (Rm 6,4). Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17)» (Lett. Ap. Porta fidei, 6). <br /><br />«Ma – si chiedeva Benedetto XVI - la fede è veramente la forza trasformante nella nostra vita, nella mia vita? Oppure è solo uno degli elementi che fanno parte dell’esistenza, senza essere quello determinante che la coinvolge totalmente?» (Udienza 17-10-2012) Le catechesi dell’Anno della Fede sono state e continuano ad essere un aiuto a fare un cammino per rafforzare o ritrovare la gioia della fede, comprendendo che essa non è qualcosa di estraneo, di staccato dalla vita concreta, ma ne è l’anima. La fede in un Dio che è amore, e che si è fatto vicino all’uomo incarnandosi e donando se stesso sulla croce per salvarci e riaprirci le porte del Cielo, indica in modo luminoso che solo nell’amore consiste la pienezza dell’uomo. «Oggi è necessario ribadirlo con chiarezza, mentre le trasformazioni culturali in atto mostrano spesso tante forme di barbarie, che passano sotto il segno di “conquiste di civiltà”: la fede afferma che non c’è vera umanità se non nei luoghi, nei gesti, nei tempi e nelle forme in cui l’uomo è animato dall’amore che viene da Dio, si esprime come dono, si manifesta in relazioni ricche di amore, di compassione, di attenzione e di servizio disinteressato verso l’altro. Dove c’è dominio, possesso, sfruttamento, mercificazione dell’altro per il proprio egoismo, dove c’è l’arroganza dell’io chiuso in se stesso, l’uomo viene impoverito, degradato, sfigurato. La fede cristiana, operosa nella carità e forte nella speranza, non limita, ma umanizza la vita, anzi la rende pienamente umana». (Udienza 17-10-12)<br /><br />«La fede è accogliere questo messaggio trasformante nella nostra vita, è accogliere la rivelazione di Dio, che ci fa conoscere chi Egli è, come agisce, quali sono i suoi progetti per noi. Certo, il mistero di Dio resta sempre oltre i nostri concetti e la nostra ragione, i nostri riti e le nostre preghiere. Tuttavia, con la rivelazione è Dio stesso che si autocomunica, si racconta, si rende accessibile. E noi siamo resi capaci di ascoltare la sua Parola e di ricevere la sua verità. Ecco allora la meraviglia della fede: Dio, nel suo amore, crea in noi – attraverso l’opera dello Spirito Santo – le condizioni adeguate perché possiamo riconoscere la sua Parola. Dio stesso, nella sua volontà di manifestarsi, di entrare in contatto con noi, di farsi presente nella nostra storia, ci rende capaci di ascoltarlo e di accoglierlo. San Paolo lo esprime con gioia e riconoscenza così: “Ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete” (1 Ts 2,13)». (Udienza, 17-10-12).<br /><br />Successivamente Papa Benedetto si chiedeva: «da dove attinge l’uomo quell’apertura del cuore e della mente per credere nel Dio che si è reso visibile in Gesù Cristo morto e risorto, per accogliere la sua salvezza, così che Lui e il suo Vangelo siano la guida e la luce dell’esistenza? Risposta: noi possiamo credere in Dio perché Egli si avvicina a noi e ci tocca, perché lo Spirito Santo, dono del Risorto, ci rende capaci di accogliere il Dio vivente». La fede allora è anzitutto un dono soprannaturale, un dono di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma: «Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e sono necessari gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia “a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità”» (Cost. dogm. Dei Verbum, 5). (Udienza, 24-10-12)<br /><br />Dalla fede come dono e come risposta personale, il cammino che Benedetto XVI ci ha fatto fare è quello della riscoperta della fede come atto ecclesiale, non come chiusura individuale identificabile con un semplice senso religioso. E lo ha fatto ponendo delle domande molto significative: la fede ha un carattere solo personale, individuale? Interessa solo la mia persona? Vivo la mia fede da solo? E la sua risposta: certo, l’atto di fede è un atto eminentemente personale, che avviene nell’intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione, una conversione personale: è la mia esistenza che riceve una svolta, un orientamento nuovo. Nella Liturgia del Battesimo, al momento delle promesse, il celebrante chiede di manifestare la fede cattolica e formula tre domande: Credete in Dio Padre onnipotente? Credete in Gesù Cristo suo unico Figlio? Credete nello Spirito Santo? Anticamente queste domande erano rivolte personalmente a colui che doveva ricevere il Battesimo, prima che si immergesse per tre volte nell’acqua. E anche oggi la risposta è al singolare: «Credo». Ma questo mio credere non è il risultato di una mia riflessione solitaria, non è il prodotto di un mio pensiero, ma è frutto di una relazione, di un dialogo, in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere; è il comunicare con Gesù che mi fa uscire dal mio «io» racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre. E’ come una rinascita in cui mi scopro unito non solo a Gesù, ma anche a tutti quelli che hanno camminato e camminano sulla stessa via; e questa nuova nascita, che inizia con il Battesimo, continua per tutto il percorso dell’esistenza. Non posso costruire la mia fede personale in un dialogo privato con Gesù, perché la fede mi viene donata da Dio attraverso una comunità credente che è la Chiesa e mi inserisce così nella moltitudine dei credenti in una comunione che non è solo sociologica, ma radicata nell’eterno amore di Dio, che in Se stesso è comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è Amore trinitario. La nostra fede è veramente personale, solo se è anche comunitaria: può essere la mia fede, solo se vive e si muove nel «noi» della Chiesa, solo se è la nostra fede, la comune fede dell’unica Chiesa. (Udienza, 31-10-12)<br /><br />Ne segue una conseguenza molto importante e che fa della storia della Chiesa una vera e propria storia della salvezza come del resto lo è il Libro sacro. Storia della salvezza non perché si trasmette semplicemente una dottrina ma perché la Parola autentica di Dio ha vivificato e guidato il popolo di Dio lungo la storia. Infatti, vi è un’ininterrotta catena di vita della Chiesa, di annuncio della Parola di Dio, di celebrazione dei Sacramenti, che giunge fino a noi e che chiamiamo Tradizione. Essa ci dà la garanzia che ciò in cui crediamo è il messaggio originario di Cristo, predicato dagli Apostoli. Il nucleo dell’annuncio primordiale è l’evento della Morte e Risurrezione del Signore, da cui scaturisce tutto il patrimonio della fede. Dice il Concilio: «La predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere consegnata con successione continua fino alla fine dei tempi» Cost. dogm. Dei Verbum, 8). In tal modo, se la Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, la Tradizione della Chiesa la conserva e la trasmette fedelmente, perché gli uomini di ogni epoca possano accedere alle sue immense risorse e arricchirsi dei suoi tesori di grazia. Così la Chiesa «nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» (Udienza, 31-10-12)<br /><br />Ed è solo in quest’ottica relazionale ecclesiale di reciproca donazione e servizio che si può comprendere la decisione di Papa Benedetto di rinunciare al ministero attivo di Vescovo di Roma, non tornando alla vita precedente di conferenze, viaggi ecc. ma alla preghiera e al nascondimento come modo per continuare a servire la Chiesa in accordo alle sue ridotte forze. Nel cuore del Papa continuiamo ad esserci tutti. La vocazione è definitiva.<br /><br />Ed è anche in quest’ottica che si può vedere l’elezione di Papa Francesco fuori dagli schemi mediatici o di potere ma di servizio alla Chiesa e per guidare il servizio che la Chiesa deve testimoniare nel mondo.<br /><br />Dobbiamo sempre più familiarizzarci con il percorso della Rivelazione divina lungo la storia della salvezza e che ha avuto la sua pienezza al momento dell’incarnazione del Verbo, quando il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.<br /><br />Il Concilio Ecumenico Vaticano II afferma infatti che : «Il Figlio di Dio … ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Cost. Gaudium et spes, 22).<br /><br />Sottolineava in proposito Benedetto XVI: «È importante allora recuperare lo stupore di fronte a questo mistero, lasciarci avvolgere dalla grandezza di questo evento: Dio, il vero Dio, Creatore di tutto, ha percorso come uomo le nostre strade, entrando nel tempo dell’uomo, per comunicarci la sua stessa vita (cfr 1 Gv 1,1-4). E lo ha fatto non con lo splendore di un sovrano, che assoggetta con il suo potere il mondo, ma con l’umiltà di un bambino». (Udienza, 9-1-13).<br /><br />Certamente per percorrere la vita con il Signore, che a volte è difficile, occorre la sua grazia, la preghiera, l’impegno. E in questo senso Benedetto XVI ci poneva dinanzi l’esempio di Maria. Davanti a tutto ciò, possiamo chiederci: come ha potuto vivere Maria questo cammino accanto al Figlio con una fede così salda, anche nelle oscurità, senza perdere la piena fiducia nell’azione di Dio? C’è un atteggiamento di fondo che Maria assume di fronte a ciò che avviene nella sua vita. Nell’Annunciazione Ella rimane turbata ascoltando le parole dell’angelo - è il timore che l’uomo prova quando viene toccato dalla vicinanza di Dio –, ma non è l’atteggiamento di chi ha paura davanti a ciò che Dio può chiedere. Maria riflette, si interroga sul significato di tale saluto (cfr Lc 1,29). Il termine greco usato nel Vangelo per definire questo “riflettere”, “dielogizeto”, richiama la radice della parola “dialogo”. Questo significa che Maria entra in intimo dialogo con la Parola di Dio che le è stata annunciata, non la considera superficialmente, ma si sofferma, la lascia penetrare nella sua mente e nel suo cuore per comprendere ciò che il Signore vuole da lei, il senso dell’annuncio. Un altro cenno all’atteggiamento interiore di Maria di fronte all’azione di Dio lo troviamo, sempre nel Vangelo di san Luca, al momento della nascita di Gesù, dopo l’adorazione dei pastori. Si afferma che Maria «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19); in greco il termine è symballon, potremmo dire che Ella “teneva insieme”, “poneva insieme” nel suo cuore tutti gli avvenimenti che le stavano accadendo; collocava ogni singolo elemento, ogni parola, ogni fatto all’interno del tutto e lo confrontava, lo conservava, riconoscendo che tutto proviene dalla volontà di Dio. Maria non si ferma ad una prima comprensione superficiale di ciò che avviene nella sua vita, ma sa guardare in profondità, si lascia interpellare dagli eventi, li elabora, li discerne, e acquisita quella comprensione che solo la fede può garantire. E’ l’umiltà profonda della fede obbediente di Maria, che accoglie in sé anche ciò che non comprende dell’agire di Dio, lasciando che sia Dio ad aprirle la mente e il cuore. «Beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore» (Lc 1,45), esclama la parente Elisabetta. E’ proprio per la sua fede che tutte le generazioni la chiameranno beata. (Udienza, 19-12-12).<br /><br /><span style="color: #0b5394;">RINNOVO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL'UNIONE ROMANA</span><br /><br />Il 15 marzo 2013 si sono tenute le elezioni per il rinnovo dei 13 componenti del Consiglio direttivo dell'Unione romana che hanno dato il seguente risultato:<br /><br />Fabrizio CIAPPARONI (74,8%), Piero SANDULLI (62,9%), Carmelo RINAUDO (53,2%), Giovanni BARONE (48,3%), Elisa FANTINI (48,3%), Antonella VOLPE (46,7%), Vincenzo BASSI (45,1%), Francesco Maria FIORETTI (41,9%), Fiammetta PALMIERI (41,9%), Valeria SALA (40,3%), Aldo CONIDI (38,7%), Giuseppina LEO (38,7%), Luigi FAVINO (35,4%).<br /><br />Hanno, inoltre, ottenuto consensi Giorgio RIZZO (27,4%), Stefano ZOANI (27,4%), Beniamino MANCUSO (25,8%).<br /><br />I Consiglieri eletti convocati dal Presidente emerito avvocato Guido Romanelli, si sono riuniti venerdì 5 aprile alle ore 17,00 presso i locali messi cortesemente a disposizione dalla Università Lumsa, ed avendo accettato il mandato, hanno eletto il Presidente nella persona del prof. Fabrizio Ciapparoni, il Vicepresidente vicario nella persona del dott. Carmelo Rinaudo. Su proposta del neo Presidente sono stati poi nominati il Segretario nella persona dell'avv. Elisa Fantini ed il Tesoriere nella persona del dott. Aldo Conidi. Tutti hanno accolto la carica.<br /><b><br /><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Unione Locale di Venezia</span></span></b><br />
<div style="color: #0b5394;">
Messaggio del Presidente Emerito Avv. Adelchi Chinaglia</div>
Il consiglio direttivo dell'Unione di Venezia è stato rinnovato,su mio suggerimento, con un anno di anticipo, al fine di dare discontinuità nella conduzione dell'Unione,dopo due mandati come Presidente e,soprattutto,dare spazio a colleghi, giovani, che potessero dare nuova linfa e dinamicità all'Unione Stessa.<br /><br />Gli iscritti hanno recepito con entusiasmo l'invito e pur dando voti a tutti i componenti del precedente direttivo, hanno indicato l'avv.Matteo Pasqualato,ex segretario dell'Unione,col maggior numero di voti, come nuovo Presidente.<br /><br />Il Nuovo Consiglio ha ratificato la nomina e il nuovo Presidente ha chiesto al direttivo,che ha approvato all'unanimità, la mia nomina a Presidente emerito,gli avv.ti Roberto Bolognesi e Maurizio Trevisan,come vicepresidenti;l'avv.Alvise Davanzo come tesoriere e segretario l'avv. Costantino Fabris.<br /><br />Penso che questo sia un indirizzo per molte Unioni che hanno necessità dell'apporto dei giovani avvocati, desiderosi di partecipare e dare il loro contributo di novità e nuove iniziative.<br /><br />A tutti i miei più cordiali saluti,<br /><br />IL PRESIDENTE EMERITO DELL'UNIONE GIURISTI CATTOLICI DI VENEZIA<br /><br />Avv. Adelchi Chinaglia<br />Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-35964785148002256682013-05-12T14:20:00.003+02:002013-05-12T16:24:06.198+02:00Corsi di Formazione<span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Corso di Alta Formazione sui Valori Giuridici Fondamentali - IV edizione</span></span><br />
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Roma, 4 - 9 settembre 2013<br /><br />Il giurista nell’anno della Fede <br /><br />L'UGCI attiva nel prossimo settembre (dal 4 al 9) a Roma il quarto corso dedicato all'approfondimento dei valori giuridici fondamentali, rivolto espressamente a giovani giuristi. L'UGCI metterà a disposizione dei corsisti 30 borse di studio in grado di coprire integralmente le spese di soggiorno a Roma e quelle relative al materiale didattico che verrà fornito ai partecipanti.<br /><br />Per ogni tipo di comunicazione: dott.ssa Angela Votrico (e-mail: votrico@juris.uniroma2.it)<br />
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<br />Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-8241073380314362972013-01-06T19:27:00.000+01:002013-01-06T19:33:18.321+01:00I Giuristi Cattolici e AvvenireSegnaliamo all'attenzione di tutti i soci l'editoriale del Presidente Centrale Prof. Francesco D'Agostino:<br />
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<span style="font-size: large;"><b>Valori giuridici non negoziabili </b></span></div>
<div style="color: #0b5394;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;">In "Avvenire", 6.12.2012</span><br />
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Nel 62° Convegno nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, che si apre a Roma, in Campidoglio, il 7 dicembre, verrà messa in discussione l’esistenza di valori giuridici non negoziabili, con riferimento ai diversi rami del diritto: da quello civile a quello penale, da quello processuale a quello internazionale, da quello costituzionale a quello ecclesiastico e del lavoro. Un’occasione unica, nella quale giuristi di fama si confronteranno, per verificare se sia possibile applicare all’esperienza giuridica una formula, quella della “non negoziabilità”, che il Magistero della Chiesa ha introdotto con molta fermezza ormai da molti anni, anche se in un contesto diverso da quello giuridico.<br />
La categoria della non negoziabilità è emersa per la prima volta nel Magiste-ro della Chiesa nella Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica emanata il 24 novembre del 2002 dalla Congregazione per la dottrina della fede. La Nota era firmata dal Card. Joseph Ratzinger, nella sua qualità di Prefetto della Congregazione e venne approvata da Pa-pa Giovanni Paolo II. Nel § 3 della Nota si ribadisce che “non è compito della Chiesa formulare soluzioni concrete — e meno ancora soluzioni uniche — per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno”. Se però, aggiunge la Nota, il cristiano è tenuto ad «ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali», egli è ugualmente chiamato “a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono negoziabili”. <br />
Nel prosieguo della Nota, e in particolare nel § 4, si procede ad una esemplifica-zione di questi principi, dopo aver ribadito che “la partecipazione diretta dei citta-dini alle scelte politiche, si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona”. Le esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, nelle quali è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona, sono quelle che emergono nelle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia, quelle che concernono la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità e alla quale non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza; quelle che garantiscono la libertà di educazione ai genitori per i propri figli. L’esemplificazione ovviamente non è esaustiva. La Nota infatti continua richiamando la tutela sociale dei minori e la liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (come la droga e lo sfruttamento della prostituzione), includendo in questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà. E infine si richiama come essenziale in questa esemplifi-cazione il grande tema della pace. <br />
Non deve destare meraviglia il fatto che l’espressione principi non negoziabili, elaborata da Joseph Ratzinger Cardinale, sia stata da allora ripresa molte volte da Joseph Ratzinger come Papa Benedetto XVI e, naturalmente, in diversi altri documenti del Magistero, fino al punto che tale espressione è ormai divenuta frequente ogni qual volta si discute sulle posizioni in merito alle quali la Chiesa e i cattolici non possono e non devono transigere. E’ chiaro, in base ai testi che abbiamo citato, che l’ammonimento del Papa a difendere fino i fondo questi principi è rivolto in primo luogo ai cattolici che partecipano alla vita politica. Ma è lecito interrogarsi se i giuristi non debbano sentirsi anche loro destinatari di un invito così autorevole. La risposta, ovviamente, è positiva. I i giuristi non solo possono, ma devono, in quanto giuristi, assumere i principi indicati da Benedetto XVI –la promozione del bene comune, l’impegno per la pace, la difesa della vita e della famiglia, il pieno riconoscimento della libertà di educazione- come giuridicamente non negoziabili e assimilarli a quei principi che, nel loro lessico tradizionale, costituiscono l’ossatura del diritto naturale. <br />
Ai giuristi è infatti sufficiente rilevare che, se non si assumono questi principi come non negoziabili, la costruzione di un qualsivoglia sistema giuridico diviene impossibile. Facciamo alcuni esempi. Un potere rescisso dal bene comune può pure imporsi sulla faccia della terra (e storicamente si è in effetti imposto innumerevoli volte), ma non come ordinante e pacificante (secondo quella che è la vocazione del diritto), bensì nella sua dimensione di forza bruta e cieca. Se la vita non è tutelata giuridicamente dal suo inizio fino alla sua fine naturale l’esistenza dell’individuo cade inevitabilmente nelle mani di poteri biopolitici, governati dalla logica glaciale della funzionalità riproduttiva. Se la famiglia non viene riconosciuta come l’ordine antropologico primario, antecedente a qualsivoglia ordine politico, perché, a differenza di questo, è dotato di una naturalità non convenzionale, l’identità personale di ogni essere umano diviene evanescente e cade nella disponibilità delle forze occasionalmente prevalenti. Se si nega ai genitori la libertà di educare ai propri valori i figli per affidarla unicamente allo Stato, la formazione delle nuove generazioni verrà inevitabilmente modellata sui paradigmi impersonali della politica e non su quelli personali dell’unico luogo, cioè il contesto familiare, nel quale l’individuo può farsi riconoscere e riconoscere l’altro in una logica di comunicazione totale. <br />
Negoziare su tali principi implica mettere in discussione non opzioni indivi-duali per il bene (cosa che è sempre, in linea di principio, lecita), ma l’esistenza stessa di un bene umano universale, al quale tutte le persone hanno il diritto di attingere. Se è diverso l’orientamento al bene umano proprio dei politici, rispetto a quello proprio dei giuristi, non può essere diverso l’impegno di testimonianza che nei confronti del bene devono assumere gli uni e gli altri. La coerenza eucaristica, che il Papa cita come ammonimento ai credenti, va tradotta e professata dai giuristi cattolici come una vera e propria coerenza antropologica o, se si vuole, di servizio limpido e infaticabile al bene dell’uomo.<br />
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<a href="http://www.avvenire.it/">www.avvenire.it</a>Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-82687600818144609712013-01-06T19:22:00.001+01:002013-01-06T19:31:31.900+01:00Convegni<div style="color: #0b5394;">
<span style="font-size: large;"><b>62° Convegno Nazionale di Studio - I valori giuridici non negoziabili</b></span></div>
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<span style="font-size: large;"><b>Roma 7 - 9 dicembre 2012</b></span></div>
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<span style="color: #0b5394;">Valori giuridici non negoziabili nel diritto civile</span><br />
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Proprio perché il diritto civile è, da sempre, il diritto dei soggetti e degli oggetti, non può certo stupire che un gran numero di beni non negoziabili lo caratterizzi: appunto tutti quei beni che hanno a che vedere con la personalità dei soggetti dell’ordinamento giuridico. Il professor Giovanni Giacobbe, magistrato per quasi 25 anni e da tempo ordinario di diritto civile presso la LUMSA di Roma, ha voluto sottolineare con forza questo fattore pregnante del discorso civilistico, donde discende la centralità del diritto privato anche in seno al discorso sui “valori giuridici non negoziabili” a cui è stato dedicato quest’anno il Convegno Nazionale dei Giuristi Cattolici Italiani, svoltosi a Roma dal 7 al 9 dicembre.<br />
La domanda da cui il relatore ha preso le mosse non è altro che la declinazione civilistica del problema teoretico che ha fatto da sfondo all’intero convegno: esistono interessi espressivi di un’esigenza non negoziabile degli individui? E se sì, quali sono, affinché il diritto civile li protegga con l’attribuzione di posizioni giuridiche soggettive indisponibili? La risposta affermativa alla prima domanda è già implicita nella premessa di presentazione del diritto privato come ambito di tutela della persona: in un sistema, come il nostro, che a partire dalla Costituzione in modo del tutto esplicito pone il principio personalistico al centro, il soggetto di diritto così come lo riconosce e protegge il diritto civile ha senza dubbio una posizione privilegiata e fontale. Anche il diritto giurisprudenziale conferma questa lettura, ed anzi la rafforza nell’evoluzione dei decenni repubblicani: in particolare, come è stato osservato sul piano tecnico, mediante la sempre più convinta affermazione di un vincolo per il medesimo legislatore, che deriverebbe appunto dalla sussistenza di tali diritti indisponibili (cosicché la loro caratteristica attitudine a sfuggire alla manipolazione dei privati si imporrebbe anche sul piano pubblicistico, generando l’incostituzionalità di leggi che in qualche misura li conculcassero o anche solo ne rendessero meno agevole l’esercizio).<br />
Con un passaggio specialmente stimolante e provocatorio, Giacobbe ha anche messo in discussione il legame, molto richiamato dai relativisti, tra negoziabilità e democrazia, dal quale a rigore occorrerebbe far discendere la refrattarietà dei regimi democratici all’ammissione di diritti indisponibili: è al contrario proprio l’esistenza di tali beni, non suscettibili di manipolazione da parte di nessuno, che la democrazia si mostra come un sistema idoneo a garantire l’uguaglianza e lo sviluppo della personalità individuale e della partecipazione allo sviluppo comune. Giacobbe a questo punto ha passato in rassegna, premettendone la non esaustività, alcuni di questi diritti: come quello difeso dal divieto di atti dispositivi del proprio corpo (art. 5 codice civile), il diritto al nome (artt. 6 e ss. del medesimo codice), i diritti alla vita ed alla salute, strettamente connessi e di evidente radicamento (implicito o esplicito) nel testo costituzionale, il diritto di famiglia nonché il diritto proprietario, quello d’iniziativa economica e altri cosiddetti “diritti della personalità”. Merita una sottolineatura specifica quanto ricordato da Giacobbe circa la natura indisponibile sia della vita umana “dal suo inizio” (secondo l’ambigua formula dell’art. 1 della legge 194/1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza, legge definita dal relatore “in netto contrasto con il diritto soggettivo indisponibile e non negoziabile alla vita”), fino alla sua morte (e qui non sono mancati riferimenti critici ai casi più o meno recenti in cui la giurisprudenza ha creduto di potersi affrancare dal riferimento alla legge vigente, che invero dovrebbe legittimarne l’attitudine ad elaborare il diritto vivente). Infine la famiglia, che in quanto tale è stata presentata come costituzionalmente vincolata al modello monogamico eterosessuale, in fedeltà al dettato costituzionale degli artt. 29 e ss.: introducendo un’apposita sezione dedicata alla famiglia, i nostri Costituenti avrebbero infatti chiaramente indicato d’intenderla in modo autonomo rispetto alle altre “formazioni sociali in cui si svolge la personalità” dell’uomo, di cui genericamente all’art. 2. Risulterebbe quindi incostituzionale anche una legge (non diciamo delibere di assemblee di rango inferiore al Parlamento nazionale, come per esempio i Consigli comunali) che introducesse l’equiparazione di formazioni sociali di tipo diverso alla famiglia così intesa.<br />
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<span style="color: #0b5394;">Valori giuridici non negoziabili nel diritto costituzionale</span><br />
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Anche in virtù dell’insistenza dei richiami alla Costituzione effettuati dal professor Giacobbe dal suo osservatorio sul diritto civile, la relazione della professoressa Lorenza Violini, dell’Università degli Studi di Milano, è risultata di grande importanza per l’inquadramento del tema e dei problemi che esso solleva. La relatrice ha voluto premettere un quadro generale, di tipo culturale, in cui prevalgono le tinte fosche: i valori giuridici non negoziabili sono stati definiti “sotto assedio”, sia perché secondo alcuni – come aveva notato anche Giacobbe – la loro accettazione implicherebbe nientemeno che un vulnus al principio democratico, sia perché lo sposalizio tra una certa concezione del principio di laicità e le prospettive relativistiche in ambito normativo (etico, giuridico e politico) spinge la maggioranza degli studiosi di diritto pubblico a ritenere preferibile il preliminare rigetto di qualsivoglia presupposto “assoluto”. Con riferimento alle riflessioni di Michael Sandel, negli Stati Uniti, e Robert Spaemann, in Europa, la Violini ha voluto ricordare in cambio che la non negoziabilità dei valori o dei beni di cui si parla affonda le proprie radici in un’idea di umanità e natura umana che non sembra nemmeno giuridicamente rinunciabile: e che si impone non tanto alla o per via di volontà, bensì sul piano conoscitivo e razionale. È la comprensione del reale, ed in particolare della realtà umana, che richiede come chiave di lettura indispensabile un qualche riferimento all’humanum, e di conseguenza quello della natura umana non è un postulato volontaristicamente assunto, ma se mai “un grande tema di ragione”, e, verrebbe da aggiungere integrando questo discorso con quello inaugurale di D’Agostino, di esperienza.<br />
Il diritto costituzionale, come ha spiegato Violini, nasce allora proprio “per mettere alcuni temi al riparo dalla disponibilità della politica”: così come la Corte Costituzionale – che è l’organo introdotto nel Novecento praticamente in tutti i sistemi liberali, proprio a questo preciso scopo – ha l’alta missione di preservare i valori dall’attacco, sempre possibile e in quel secolo tristemente verificato da tutti, delle istituzioni della politica, quando esse si corrompono. Per questo la Corte è composta “da sapienti, e non da potenti”. Sul versante sostanziale, la rigidità della Costituzione (pur paradossalmente “flessibile”, come ha ricordato nell’ultima relazione il professor Dalla Torre), ha il senso di garantire il massimo grado di resistenza delle norme di tutela di tali beni indisponibili contro riforme che li danneggerebbero o addirittura li potrebbero compromettere. A questo punto la relatrice ha spiegato che più che sull’elenco dei valori costituzionali non negoziabili, peraltro agevolmente deducibile dalla Carta vigente, occorre riflettere sul loro fondamento, “sul perché della categoria” più che sul suo positivo articolarsi storico. E tale “perché” mostra un carattere strutturale: come una bilancia (secondo l’espressione del giurista Silvestri), da cui dipende ogni possibile bilanciamento, e che dunque non si può a sua volta bilanciare. Tutto fa pensare che tale elemento strutturale consista essenzialmente nella dignità della persona umana, vero fulcro dell’intero ordinamento e bene sommo assolutamente non negoziabile da parte di chicchessia. Come poi, sempre nell’ambito delle possibilità ermeneutiche offerte dalla Costituzione, vada articolato ed operativamente declinato questo bene supremo, è compito quasi più dei giuristi (sia dei pratici, protagonisti del processo, sia dei teorici) che delle istituzioni stabilirlo, affinché la inviolabilità e la non negoziabilità dei valori non si traducano in una “pietrificazione” delle formule che li riguardano, ma rispondano alla connaturale storicità della condizione umana e delle sue manifestazioni giuridiche.<br />
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<span style="color: #0b5394;">Valori giuridici non negoziabili nel diritto del lavoro</span><br />
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Al professor Giancarlo Perone, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, è toccato esplorare il complesso settore dei valori giuridici non negoziabili nel diritto del lavoro. Come noto, è quello giuslavoristico uno dei segmenti più travagliati dell’ordinamento giuridico, perché è uno dei più sensibili alle condizioni socio-economiche di uno Stato (ed ormai diremmo di una comunità globale) costantemente sottoposta allo stress di circostanze cangianti e problematiche. Ancor di più oggi, come ha ricordato Perone, quando il diritto del lavoro non è soltanto diritto industriale o del lavoro subordinato, ma in maniera consistente e crescente disciplina fattispecie e rapporti più ampi e complessi. D’altronde, il coinvolgimento della “persona che lavora” (questo il termine ripetutamente impiegato dal relatore per riferirsi al lavoratore, con chiara enfasi sulla dimensione personalistica del suo discorso) nel proprio lavoro è fuori discussione, così come la rilevanza esistenziale che esso assume, sia dal punto di vista economico e materiale, sia da quello psichico, ambientale e relazionale. Perciò il diritto del lavoro ospita e protegge numerosi valori giuridici non negoziabili, che sinteticamente sono stati ricollegati a tre istanze fondamentali: la libertà sostanziale degli individui, la sicurezza e la dignità personale. Si tratta peraltro di istanze saldamente radicate nel testo costituzionale e persino indispensabili nella prospettiva della realizzazione di quella giustizia sociale che, sin dall’articolo 1 della nostra Carta, è legata a doppio nodo con il lavoro. Va pertanto esclusa con energia sia la riduzione del lavoro a merce (non sono merce, cioè mero oggetto di mercato, né il lavoro né ancor meno la persona del lavoratore, è stato ribadito con forza), sia la mera negoziazione del lavoro che conseguirebbe a questa riduzione. Per queste ragioni la legislazione interna e le convenzioni internazionali lottano, con maggior o minor efficacia, per la difesa di alcuni ben concreti della persona che lavora: la centralità della retribuzione, realisticamente da premettere a qualunque rivendicazione giuslavoristica che intenda essere davvero garantista; la tutela del soggetto debole nella relazione di lavoro, per definizione squilibrata a favore del datore; il significato identitario del lavoro svolto, che coincide in ultima analisi con l’ubicazione sociale fondamentale di ognuno di noi; la possibilità e tutela del lavoro autonomo, che va protetto non solo dalla concorrenza, ma anche dai “giganti” che possono minacciarlo o soffocarlo (banche, giudici, altre istituzioni).<br />
Claudio Sartea<br />
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<span style="color: #0b5394;">I valori non negoziabili del diritto internazionale</span><br />
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Esistono all’interno del diritto internazionale dei principi fondamentali, che possiedano carattere di assolutezza e inderogabilità, riguardo ai quali non è ammessa discussione? Secondo il diritto internazionale, la risposta è affermativa. Lo ha evidenziato con chiarezza Monica Lugato, docente di Diritto Internazionale alla Lumsa di Roma, durante la relazione dal titolo “I valori non negoziabili del diritto internazionale”. Già a partire dalla disamina del preambolo e degli articoli iniziali della Carta delle Nazioni Unite, documento cardine del diritto internazionale, si possono individuare principi che sono stati scelti a fondamento dell’intero sistema giuridico e della sua organizzazione: la pace e la sicurezza internazionali, la soluzione pacifica delle controversie, la sovranità degli Stati, il rispetto dei diritti umani e la promozione della cooperazione internazionale. Le violazioni di tali principi, come per esempio l’uso della forza ai fini di aggressione, la tortura o il genocidio, sono intollerabili in quanto rappresentano una minaccia per la sopravvivenza degli Stati e dei popoli e per il rispetto dei diritti umani. La considerazione dell’interdipendenza di tali principi fondamentali (si pensi, a titolo di esempio, al rapporto che intercorre tra tutela dei diritti umani, sviluppo e sicurezza), nonché quella, per converso, delle minacce alla sicurezza globale (conflitti, insicurezza alimentare ed energetica, pandemie) ha portato, all’interno della comunità internazionale, all’elaborazione del concetto di human security, altro principio non negoziabile, secondo il quale la libertà di ciascun individuo dal bisogno e dalla paura è uno dei passaggi fondamentali nella costruzione e conservazione della sicurezza globale dell’umanità, realizzata attraverso una strategia integrata tra società civile e mondo istituzionale internazionale. Rientra nel concetto di human security, che comprende anche la tutela della sicurezza politica, la pace come valore non negoziabile, che il diritto internazionale protegge, in particolare proibendo l’utilizzo unilaterale della forza ai fini di aggressione (naturalmente diverso dalla legittima difesa di uno Stato davanti ad un attacco esterno). Ma c’è di più: tra i principi che possiedono il carattere di ius cogens, ovvero di diritto inderogabile, vi è la cosiddetta responsabilità di proteggere, in virtù della quale la comunità internazionale è chiamata ad intervenire, se necessario, anche attraverso l’utilizzo della forza, in presenza di violazioni che rappresentano una minaccia alla sovranità degli Stati o al rispetto dei diritti umani. Alle norme che vietano tali pratiche lesive dell’umanità in generale, oltre al carattere di inderogabilità, il diritto internazionale riconosce carattere di assolutezza affermandone l’esigibilità collettiva, ovvero la validità erga omnes. Ciò significa che è nell’interesse giuridico dell’intera comunità internazionale che vengano rispettati tali principi, che in ultima istanza sono volti a proteggere la dignità e la libertà personali dei cittadini, tanto da essere considerati spettanze dovute alla comunità internazionale nel suo insieme, davanti alla cui violazione gli Stati intervengono a ripristino della legalità.<br />
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Margherita Daverio<br />
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<span style="color: #0b5394;">Valori giuridici non negoziabili del diritto penale</span><br />
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Le riflessioni di Ivo Caraccioli sui valori giuridici non negoziabili del diritto penale, proposte nell’ambito del 62° Convegno nazionale di studi dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, costituiscono un invito importante ed urgente a riflettere su categorie che sono ormai marginali – per non dire desuete ed obliterate – nella cultura contemporanea, secondo quel che con un realismo piuttosto cupo il relatore ha voluto premettere alla propria relazione, gettando un’ombra di sfiducia sull’attuale situazione della penalistica, non solo italiana. Termini come responsabilità personale, colpa, pena, per molti hanno perso di senso, o almeno non hanno più quel significato che tutti attribuivamo loro fino a pochi decenni fa, e su di esso eravamo ancora in grado di costruire una concezione condivisa del diritto penale, della sua funzione e dei suoi requisiti strutturali e caratterizzanti.<br />
Probabilmente il motivo principale di questo generale disinteresse consiste nel fatto che molto spesso il diritto appare fondamentalmente come atto coercitivo del tutto estrinseco e privo di significati profondi: una legislazione esterna ed ipotetica (proprio come affermava Kant), sorretta da una sanzione altrettanto esterna (e, potremmo aggiungere anche se l’ironia suona tragica, altrettanto ipotetica). In realtà il diritto continua ad essere, come amava ripetere Sergio Cotta opportunamente evocato anche nel Convegno dell’UGCI, un valore in sé, e la parola “valore” rappresenta ciò che è degno dell’uomo e per l’uomo. Prima della norma, prima della legge, il diritto è una modalità dell’uomo nel suo essere, la cui comprensione richiede un’ermeneutica del soggetto umano in tutte le implicazioni che lo connotano.<br />
Se rinunciamo a guardare le cose in questa prospettiva – che poi è quella che internamente sorreggeva le considerazioni proposte da Caraccioli per suffragare l’esistenza di valori giuridici non negoziabili che persistono nel diritto penale – generiamo un diritto penale che non si cura della tutela dei beni irrinunciabili per l’uomo, e che di conseguenza non adempirebbe al suo compito fondamentale che è la tutela della vita e il contemperamento e l’implementazione di altri valori quali (per riferirci a quelli enumerati ed analizzati dal relatore): dal punto di vista della vittima, la protezione della sua vita, integrità e libertà ai vari livelli noti all’ordinamento; dal punto di vista del reo, la personalità della responsabilità penale, dal punto di vista della sanzione la proporzione della pena ed il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità. <br />
È degno di specifica attenzione che Caraccioli non abbia incluso tra i valori non negoziabili del diritto penale la finalità rieducativa della sanzione, che per quanto affermata in Costituzione, ove confusa col reinserimento sociale rischia di dar luogo ad effetti molto perversi. La parola pena, infatti, Costituzione alla mano, è soprattutto intesa nell’ottica della rieducazione del condannato; la sua funzione tipica, dunque, sarebbe strettamente pedagogica. Eppure, sottolinea opportunamente il relatore, non si può considerare che la funzione pedagogica debba necessariamente essere pensata come una funzione punitiva nel senso tradizionale del termine. Perché gli educatori debbono indossare le vesti dei punitori? Un diritto penale siffatto risulta più orientato all’ansia di reprimere i delitti piuttosto che all’espiazione della colpa e di conseguenza al recupero sociale del reo. In questa prospettiva per recuperare la propria identità, il diritto penale dovrà dunque lottare per il rispetto e il riconoscimento della dignità dell’uomo, per offrire rinnovata fiducia a chi, scontata la pena, abbia pagato il suo debito con la società o, più propriamente, abbia riguadagnato l’innocenza.<br />
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Chiara Ariano<br />
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<span style="color: #0b5394;">I valori giuridici non negoziabili del diritto ecclesiastico</span><br />
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La relazione del Prof. Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto ha affrontato il tema dei valori giuridici non negoziabili del diritto ecclesiastico. Si tratta di un tema, come ha sottolineato Dalla Torre, che assume connotati di complessità nell’ambito di una società pluralista e frammentata dal punto di vista assiologico quale è quella contemporanea. In effetti, se in una società monista i valori religiosi costituiscono importanti fattori di unità nazionale e coesione sociale, in una società pluralista costituiscono, al contrario, fattori di divisione e conflittualità. La società pluralista e lo stato laico si fondano sul postulato dell’insussistenza di valori non negoziabili di origine religiosa, tuttavia non si può certo disconoscere - afferma Dalla Torre - come “l’ordinamento giuridico sia innervato da valori che nascono dalla religione”. Si può, infatti, affermare l’esistenza – prosegue l’ecclesiasticista – di valori giuridici irrinunciabili, enunciati dalla nostra carta costituzionale, asettici, universali, non storicamente legati ad una cultura, che per usare una nota espressione crociana “non può non dirsi cristiana”? La stessa universalità dei diritti umani, postulato indiscusso nella società occidentale, costituisce oggetto di contestazione da parte della cultura islamica, proprio in virtù della matrice giudaico-cristiana di tali diritti, “che vede l’uomo ad immagine e somiglianza di Dio e portatore di spettanze che trascendono la disponibilità del legislatore positivo”. Il problema dei valori non negoziabili, come ha più volte sottolineato il Dalla Torre, si è posto per gli ecclesiasticisti con particolare riferimento ai consistenti flussi migratori di islamici che caratterizzano il nostro Paese, ponendo l’ineludibile questione della compatibilità di usi e costumi, di carattere religioso e culturale, con i valori fondanti il nostro ordinamento giuridico. In tale situazione fattuale di conflitto, non sembra più sufficiente l’assunto di Maritain della Carta Costituzionale, intesa come credo comune o “fede democratica secolare” in cui tutti i consociati si riconoscono, quale antidoto nei confronti del pluralismo. Tuttavia, in una società pluralista in cui sembra non possibile realizzare la convergenza della diversità verso un patrimonio valoriale condiviso, è la dignità della persona umana, ossia l’essere fine in sé stesso della persona, – afferma Dalla Torre – che sul terreno religioso si sostanzia nell’incoercibilità della coscienza, a rappresentare un autentico valore giuridico non negoziabile. Alla sua tutela è, infatti, strumentale il diritto di libertà religiosa, garantito e presidiato dall’articolo 19 della Costituzione, nonché il principio di laicità, ossia l’incompetenza dello Stato in materia religiosa e di coscienza. Lo Stato – conclude Dalla Torre - ha il dovere di favorire le condizioni esterne affinché si possa garantire e rinnovare l’interrogazione della coscienza in cui si esprime la dignità che è propria dell’uomo. <br />
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Valeria SalaUnione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-62761037833375750282013-01-06T19:11:00.002+01:002013-01-06T19:11:28.597+01:00Le pubblicazioni dei giuristi cattolici <span style="font-size: large;"><b><span style="color: #0b5394;">Il diritto come giustizia e amore nella filosofia di Rosmini</span></b></span><br />
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Si segnala che è uscito un nuovo libro dell’Avvocato Mario Cioffi, Consigliere Centrale e Presidente dell’Unione di Firenze, dal titolo Il diritto come giustizia e amore nella filosofia di Rosmini, Edizioni Rosminiane, Stresa 2012, pp. 112, Euro 15,00.<br />Il volume, il terzo dedicato al Roveretano e come il precedente Persona e diritto in Rosmini parte della collana “Biblioteca di studi rosminiani”, con un nitore e una sinteticità esemplari, scrive P.P. Ottonello nella prefazione, rivalorizza lo statuto metafisico della persona che di ogni diritto è il fondamento imprescindibile. Cioffi infatti pone in concreta evidenza la sostanza del basilare principio rosminiano, che troppo spesso si riduce a pura formula, della persona come il “diritto sussistente” e dunque inviolabile, il solo che evita norme che in qualsiasi modo violino il principio di ogni diritto, ossia la persona la cui vita è intangibile in ogni sua forma.<br />Da moderno Socrate in perenne lotta contro i sofismi, Rosmini compie il passo decisivo, parlando di diritto razionale più che di diritto naturale: nella dignità ontologica della persona, fondata sull’essere ideale che la costituisce intelligente, sta la ragione universale dei diritti e ancor prima la fonte dei doveri. Per l’eterna legge della giustizia, il dovere precede il diritto e ne è l’elemento fondativo, e il diritto è la forma per cui la libertà morale diventa realtà sociale.<br />Lo studio del Cioffi evidenzia altresì il rapporto che Rosmini pone tra diritto e politica: la filosofia della politica comincia laddove finisce la filosofia del diritto. La giustizia, che orienta la libertà, impedisce la confusione tra mezzi e fini e con essa il relativismo etico e il positivismo giuridico, che generano ideologie e politiche che prevaricano la persona e i suoi diritti.<br />Questo nuovo libro, scrive Ottonello, <<risulta oltremodo prezioso>> in questa società caratterizzata dalla prevaricazione del diritto da parte della politica e della politica da parte dell’economia. In significativa e ben confermata continuità con i contributi di grande rilievo di Capograssi, Battaglia, Piovani, Cotta e Mercadante, Cioffi ci presenta un diritto che, nella sua unità sintetica di utilità e giustizia, è mite e forte insieme perché innervato nell’essere, e quindi vero e giusto, atto a fondare in modo oggettivo e condiviso i diritti dell’uomo, nel solco dell’agostiniano ordo amoris e del tommasiano bonum commune. Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-30923001562963501132013-01-06T19:07:00.001+01:002013-01-06T19:35:57.486+01:00Dalle Unioni locali<b style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Relazione annuale Unione locale di Prato</span></b><br />
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Prato, lì 03 dicembre 2012<br />
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Con la presente si comunicano gli incontri e i convegni organizzati sino ad oggi:<br />
• Sabato 24 marzo ore 9.00 - Convegno presso l’Hotel Datini in Prato, sul tema: Parità nel sostegno. L’inserimento dell’handicap nelle scuole cattoliche (Organizzato dall’Ufficio Scolastico Diocesano con l’adesione dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani - Unione locale di Prato). <br />
Interventi: Dott. Roberto Macrì, Ass. Comunale Rita Pieri, Ass. Provinciale Ambra Giorgi, Pres. FISM Regionale Dott. Leonardo Alessi, Avv. Guido Giovannelli, Ass. Regionale Stella Targetti, On. Gabriele Toccafondi, On. Pierluigi Castagnetti e S.E. Vescovo di Prato, Mons. Gastone Simoni.<br />
• Lunedì 16 aprile ore 15.00 – Convegno presso il Conservatorio di San Niccolò in Prato, sul tema: La fase patologica del matrimonio canonico.<br />
Interventi : Avv. Rosina Busardò, Avvocato rotale del foro di Firenze su “I motivi di nullità nel processo canonico” e Don Daniele Scaccini, Notaio presso il Tribunale Ecclesiastico di Prato su “L’iter del processo canonico di nullità del matrimonio”.<br />
• Lunedì 18 giugno ore 14.30 – Convegno presso il Conservatorio di San Niccolò in Prato, sul tema: La risposta dello Stato nei confronti della criminalità organizzata e dei reati finanziari.<br />
Interventi: Dott. E. Squillace Greco, Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale antimafia di Firenze su “Normativa antiriciclaggio, sequestro e confisca nei reati di criminalità organizzata”, Dott.ssa L. Canovai, Sostituto procuratore della Repubblica di Prato su “I sequestri per equivalente nei reati contro la P.A. e finanziari” e Avv. P.N. Badiani, Avvocato del Foro di Prato su “ Cenni sulla responsabilità penale degli enti (L. 231/2001)”. <br />
• Lunedì 08 ottobre ore 14.00 – Convegno presso il Conservatorio di San Niccolò in Prato, sul tema: I nuovi scenari della libera professione. <br />
Interventi: Prof. Avv. Francesco Alcaro, Ordinario di Diritto Privato nell’Università degli Studi di Firenze ed Avvocato del Foro di Firenze su “Il contratto di prestazione d’opera nel quadro della riforma delle professioni regolamentate. Principi ricostruttivi”, Dott.ssa Angela Fedelino, Magistrato della Sezione Civile del Tribunale di Prato su “Tariffe professionali e liquidazione del Giudice: i criteri stabiliti dal DM 140/2012”, Avv. Gabriele Pica Alfieri, Avvocato del Foro di Prato su “L’assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile edel professionista”, Dott. Avv. Mario Muscariello, Notaio in Montemurlo (PO), docente presso la Scuola di Notariato Cino da Pistoia e componente della Commisione Studi di Impresa del Consiglio Nazionale del Notariato su “La società tra professionisti” e Dott. Domenico A. Mazzone, Commercialista e Revisore legale iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Prato su “Aspetti fiscali. In particolare: le società tra professionisti, la cessione della clientela e gli immobili strumentali”.<br />
• Sabato 24 novembre ore 9.00 – Convegno presso Palazzo Vescovile – Piazza Duomo in Prato, sul tema: La famiglia, oggi (Organizzato .unitamente all’Associazione Medici Cattolici Italiani- Sezione di Prato).<br />
Interventi: Dott.ssa Maria Nincheri Kunz, Presidente Associazione Cattolici Italiani di Prato, Segretario Regionale di Amci Toscana e Mons. Lorenzo Lenzi, Direttore dell’Ufficio diocesano della Pastorale familiare per “Introduzione”, Dott. Francesco Belletti, Presidente Italiano Forum Associazioni Familiari su “La famiglia tra crisi e risorsa”, Mons. Gilfredo Marengo, Teologo docente presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia su “La famiglia costruttrice e custode di valori”, Dott. Gianni Fini, Presidente Toscano delle Associazioni per i diritti della famiglia e Dott. Andrea Frassinetti, Presidente Forum pratese delle Associazioni familiari su “Sussidiarietà e gratuità per un welfare a misura di Famiglia – l’esperienza del Forum Toscano delle Associazioni Familiari e del Forum Pratese” , Avv. Alessandra Pagnini, Segretario Unione Giuristi Cattolici Italiani di Prato su “I problemi giuridici”, S.E. Mons. Mario Meini, Vescovo di Fiesole, Delegato Conferenza Episcopale Toscana per la pastorale della famiglia per le “ Conclusioni” e Dott. Adraino Cini, già Magistrato presso la Corte d’Appello di Firenze per il “Dibattito”. <br />
<br />
<br />
Olivia Sanesi<br />
UGC Prato Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-8382816538857884662012-10-25T21:24:00.001+02:002012-10-30T16:29:34.345+01:00<br />
<h2>
<span style="font-size: small;"><b style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;"><span style="font-weight: normal;"></span></span></b></span><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Convegno Nazionale </span></span></h2>
<br />
<div class="content-links">
</div>
<div align="center" class="RivistaTitolo">
I valori giuridici non negoziabili</div>
<div align="center" class="SottotitoliParti">
programma</div>
<div align="center">
Roma, 7 - 9 dicembre 2012</div>
<div class="Parti">
venerdì 7 dicembe 2012 </div>
<b><span style="color: #2957a5; text-transform: uppercase;">Sede: aula giulio cesare - campidoglio</span></b><br />
<ul>
<li>Ore 16.00<br /> <b>Registrazione dei partecipanti</b></li>
<li>Ore 16.30<br /> <b>Prolusione </b>Francesco D'Agostino, Presidente Centrale UGCI</li>
</ul>
<div class="Parti">
sabato 8 dicembe 2012</div>
<div class="RivistaTitolo">
ore 9.00 - I sessione</div>
<b><span style="color: #2957a5; text-transform: uppercase;">Sede: aula magna della lumsa</span></b><br />
<ul>
<li>Giovanni Giacobbe, Lumsa<br /> <b>I valori non negoziabili del diritto civile</b></li>
<li>Nicola Picardi, Università di Roma La Sapienza<br /> <b>I valori non negoziabili del diritto processuale</b><br /><br />Coffee Break</li>
<li>Giancarlo Perone, Università di Roma Tor Vergata<br /><b>I valori non negoziabili del diritto del lavoro</b><br /><br />Dibattito</li>
</ul>
<div class="RivistaTitolo">
Ore 16.00 - II Sessione</div>
<b><span style="color: #2957a5; text-transform: uppercase;">Sede: Aula magna della Lumsa</span></b><br />
<ul>
<li>Lorenza Violini, Università di Milano<br /> <b>I valori non negoziabili del diritto pubblico</b></li>
<li>Monica Lugato, Lumsa<br /> <b>I valori non negoziabili del diritto internazionale</b>Dibattito</li>
<li>Ore 20.00<br /> <b>Cena sociale</b></li>
</ul>
<div class="Parti">
domenica 9 dicembre 2012</div>
<ul>
<li><b></b>Ore 9.00<br /><b>Messa e meditazione di S.Em.Rev.ma Card. Francesco Coccopalmerio</b></li>
</ul>
<div class="RivistaTitolo">
Ore 10.00 - III sessione</div>
<b><span style="color: #2957a5; text-transform: uppercase;">Sede: Aula magna della lumsa</span></b><br />
<ul>
<li>Ivo Caraccioli, Università di Torino<br /> <b>I valori non negoziabili del diritto penale</b></li>
<li>Giuseppe Dalla Torre, Rettore della Lumsa<br /> <b>I valori non negoziabili del diritto ecclesiastico</b><br /><br />Dibattito</li>
<li>ore 13.00<br /> <b>Chiusura dei lavori</b>Per iscriversi al convegno contattare il seguente indirizzo email:
<a href="mailto:unionegiuristi@gmail.com">unionegiuristi@gmail.com</a></li>
</ul>
<br />
<span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Assemblea dei Delegati dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani</span><br style="color: #0b5394;" /><span style="color: #0b5394;">S. Giovanni Rotondo, 28 – 30 giugno 2012</span></span><br /><br />L'Assemblea dei Delegati dell'Unione, convocata per discutere dello stato dell'UGCI e delle nuove prospettive di impegno culturale e sociale, si è riunita a San Giovanni Rotondo. Tale incontro, anche grazie all'impegno organizzativo delle unioni pugliesi e in particolare del Cons. Basso, è stato una preziosa occasione di confronto sui problemi più urgenti nella vita delle singole unioni locali, ed ha consentito ai partecipanti di avvicinarsi alla spiritualità ed alla figura di San Pio da Pietrelcina. Difatti, accanto all'impegno nelle riunioni assembleari, i partecipanti all'incontro hanno potuto visitare la basilica e la cappella di San Pio, il Santuario di San Michele al monte, e trovare in tali luoghi un contesto idoneo per la preghiera e il raccoglimento personale.<br />Nelle numerose occasioni di incontro e approfondimento, ed in particolare nelle riunioni assembleari, si è anzitutto discusso sulle condizioni attuali della nostra Unione, e sulle sue prospettive di sviluppo. In particolare, il Presidente D'Agostino ha messo in luce alcuni dati positivi, quali il complessivo stato di buona salute dell'Unione, e il costante aumento dei soci. <br />Tuttavia, nelle analisi sono stati evidenziati dallo stesso Presidente anche dati negativi, se non altro nel contesto nel quale come giuristi ci troviamo ad operare: tutti i giuristi cattolici devono infatti farsi carico dei problemi della Chiesa attuale, e considerare come problematica la stessa presenza dell'Unione nella vita giuridico-culturale dell'Italia di oggi. Tale presenza, infatti, si fa sempre più difficile e meno scontata. <br />Alcuni Delegati presenti, intervenuti nella discussione (tra i molti, l'avv Germano e il vice Presidente Cerrelli) hanno sottolineato il disagio della Chiesa e delle associazioni cattoliche, derivante anche dalla forte aggressività della cultura contemporanea, manifestando la necessità di rimettere al centro della cultura di oggi il discorso sui valori. Ancora, essi hanno rilevato come l'identità dei Giuristi Cattolici rischi di non essere più percepibile, poiché anche all'interno dell'Unione il relativismo sta acquisendo spazi sempre maggiori. Hanno pertanto richiamato l'esigenza di ridare centralità al Magistero, anche se questo significasse perdere qualche socio, e farsi portatori di un pensiero forte.<br />Il Presidente, in proposito, ha rilevato come il problema, in effetti, si radichi nella necessità di chiedersi come debbano agire i cattolici in una società radicalmente secolarizzata, riflettendo su quello che il Card. Scola chiama il “meticciato delle culture”, e la frantumazione di un orizzonte etico condiviso. Questo è infatti il contesto nel quale, come Unione, ci muoviamo.<br />Il prof. Cascavilla, intervenendo sul punto, ha sottolineato come le divergenze tra i giuristi cattolici non sono sui principi, ma sull'applicazione degli stessi, sulla loro traduzione in norme giuridiche, e ha auspicato uno sforzo per riuscire a dimostrare che i valori non negoziabili sono un patrimonio comune, non un dato della cultura cattolica. In modo adesivo, il Cons. Cioffi ha rilevato che la legge morale naturale è bisognosa di essere interpretata, anzitutto alla luce del Vangelo, ed è pertanto necessaria molta prudenza nelle affermazioni di valore. L'avv. Mastropasqua ha pertanto richiamato tutti alla necessità di essere testimoni della fede nella quotidianità del proprio impegno professionale, di essere lievito e sale, e di impegnarci nel mondo per cambiare la società.<br />Infine, il Delegato Ferraresi ha da un lato richiamato all'attenzione di tutti il fatto che principi e regole devono inverarsi reciprocamente, e dall'altro ha ricordato come, a ottobre, si inauguri l'anno della fede, e che pertanto dovremmo interrogarci su come prendervi parte come giuristi. Propone anche di provare a redigere un “manifesto” dei giuristi cattolici, un documento sui valori nei quali ci riconosciamo. <br />Alcuni Delegati intervenuti (tra cui il Cons. Basso) hanno poi evidenziato come un problema centrale sia quello dell'incidenza della nostra azione di giuristi, sottolineando la necessità di testimoniare i Valori fondamentali nel diritto positivo, prendendo posizione come giuristi sui disegni di legge e le proposte in materia familiare, ad esempio, così agendo anche a supporto della politica.<br />A tal fine, come proposto dal Presidente D'Agostino (proposta alla quale hanno aderito molti intervenuti), potrebbero essere individuati per ciascuna materia, e in ragione delle varie competenze, soci che possano elaborare pareri e comunicati nei vari campi, seguendo gli sviluppi dell'attività legislativa. Tali indicazioni potranno poi essere messe on line sul sito dell'Unione. <br />Nella successiva riunione assembleare il Presidente D'Agostino ha presentato a tutti i Delegati la dott.ssa Valeria Sala, che si prende cura del sito dell'Unione e della comunicazione. Ed ha sottolineato, in proposito, come gran parte della comunicazione, in futuro, avverrà attraverso il sito e il bollettino on line. La dott.ssa Sala ha preso la parola per illustrare i contenuti del sito internet, completamente rinnovato, e del bollettino on line dell'unione, informando sul lavoro che è stato fatto e continua ad essere fatto per implementarlo. Ha poi invitato tutti a consultare il sito, ad iscriversi alla newsletter, e ad utilizzare massicciamente tali strumenti per comunicare iniziative locali.<br />In proposito, il Delegato Di Pisa ha informato che nell'Unione da lui rappresentata è stato trasmesso il convegno in video streaming, e propone che tutti i convegni siano essere trasmessi sul sito nazionale, sia i convegni nazionali che quelli locali. Si potrebbe poi creare un archivio audio e video dei convegni, per poter condividere tali iniziative. Infine, propone di aumentare l'attenzione dell'Unione verso gli studenti, anche concedendo crediti universitari per la partecipazione alle nostre iniziative.<br />Sul problema dei crediti e del riconoscimento delle iniziative locali e nazionali sono poi intervenuti numerosi Delegati, i quali hanno esposto varie ipotesi, già sperimentate a livello locale, per il riconoscimento dei crediti formativi. A Pavia, ad esempio, i convegni accreditati, e a pagamento, sono una utile forma di finanziamento per le iniziative dell'Unione. Questo però comporta la necessità di mettersi in regola dal punto di vista fiscale e tributario.<br />Il Delegato Paracampo, intervenendo sul problema, ha sottolineato come l'Agenzia delle Entrate abbia un modello specifico per le associazioni senza finalità specifica di lucro; tuttavia, ha aggiunto che nell'esperienza dell'Unione da lui rappresentata si sia giudicato preferibile rimanere nell'ambito della sola attività culturale senza corrispettivo e senza fini di lucro, anche concedendo crediti formativi. <br />Altro problema, hanno aggiunto molti, è quello relativo all'accreditamento nazionale dell'Unione, per poter essere autorizzati a rilasciare crediti formativi per le attività svolte. Si è insomma ritenuto, da parte dell'Assemblea, che sia necessario affrontare il problema e dare un carattere di uniformità del regime, tra le varie unioni, per la organizzazione di incontri e la concessione di crediti formativi, oltre che per il carattere gratuito o commerciale di tali iniziative.<br />Il vice Presidente Cerrelli, intervenendo sulla questione, ha riferito come già ora siano effettivi gli accreditamenti delle iniziative delle varie unioni nelle diverse sedi. In genere gli ordini locali non fanno problemi sulla concessione dei crediti, e tuttavia – ha proseguito – accreditare i corsi on line è molto più difficile, perché la rilevazione delle presenze ha aspetti di notevole complessità. Per l'accreditamento a livello nazionale, è necessario poi che l'OUA verifichi le caratteristiche dell'Unione, onde essere sottoposti al voto dei delegati al congresso del Consiglio nazionale forense. E' pertanto necessario decidere se è opportuno procedere in questa direzione oppure no.<br />L'Assemblea ha affidato al dott. Paracampo, e al vice presidente Cerrelli, il compito di attivare la procedura di accreditamento con l'OUA. Tra l'altro, molti hanno rilevato come il semplice sottoporre all'attenzione dell'OUA e del CNF la nostra rivista (per la quale tutti rivolgono un sentito ringraziamento all'avv. Perrone) sia una bastevole testimonianza del livello della nostra Unione.<br />Altri Delegati sono poi intervenuti sul tema dei crediti e del riconoscimento delle iniziative locali. L'Avv. Magaudda ha richiamato tutti sul pericolo che i crediti formativi richiamino alle nostre iniziative un pubblico spesso poco interessato al contenuto ma solo ai crediti; e il Delegato Carinci ha invitato tutti a considerare l'aspetto della contribuzione con molta attenzione, perché per le piccole unioni attivare iniziative a carattere commerciale potrebbe rappresentare un onere eccessivo, soprattutto dal punto di vista degli oneri contabili e amministrativi.<br />Il Presidente D'Agostino ha poi introdotto il tema delle pubblicazioni dell'Unione, richiamando le pubblicazioni allo stato attive. Ha rilevato come il prestigio della casa editrice Giuffré sia fuori discussione, e tuttavia tale editore ha il grande limite di non garantire alcun tipo di diffusione editoriale. Ha pertanto proposto di verificare la possibilità di affidare a Studium la pubblicazione degli atti dei convegni, sì da avere la garanzia della presenza in libreria dei nostri volumi, e a condizioni economiche vantaggiose. L'Assemblea ha approvato tale proposta.<br />Il Presidente ha poi presentato ai partecipanti all'Assemblea il Corso sui Valori Giuridici Fondamentali, giunto ormai alla III edizione, e certamente idoneo a continuare nel futuro. Ha illustrato il contenuto del corso del 2012, e ha richiamato l'attenzione di tutti sul fatto che dal prossimo anno il finanziamento della Cei, al momento fonte unica di sostegno del Corso, possa venir meno, con la necessità di chiedere una quota di iscrizione per sopperire alle spese; questo non solo rende urgente l'aiuto e il coinvolgimento da parte di tutte le unioni, ma anche una riflessione sugli aspetti fiscali e tributari dell'iniziativa.<br />Infine, il Presidente ha chiesto a tutti i Delegati di attivare una riflessione sulle nuove forme di impegno culturale dell'Unione. Il riferimento alla legge naturale non è, spesso, sufficiente, e può addirittura escludere i giuristi cattolici dalla partecipazione al dibattito contemporaneo. Lo stesso Ratzinger infatti ha definito la legge naturale, in un famoso dibattito con Habermas, un'arma spuntata, che trova enormi difficoltà di ascolto nel dibattito contemporaneo. Dobbiamo insomma capire – ha sottolineato il Presidente – come la legge naturale abbia una sua forza espansiva, nel senso che la conoscenza di essa è sempre suscettibile di svilupparsi. In un contesto come quello di oggi ciò significa pertanto accettare l'idea che non sia possibile ritenere di avere il possesso della verità contro gli altri, che vivono nell'errore. Dobbiamo invece accettare l'idea che anche le provocazioni che ci vengono dalle culture non cristiane, o cristiane secolarizzate, siano comunque un'occasione per pensare, insieme, alla verità e al bene. <br />Conclusivamente, il Cons. Del Re ha rivolto, a nome di tutta l'Assemblea, i più vivi ringraziamenti al Presidente D'Agostino e agli organizzatori dell'incontro. Ha tuttavia sottolineato le significative assenze all'incontro, forse in ragione della scelta delle date, e ha richiamato tutti all'urgenza di una più incisiva formazione spirituale da parte dell'Unione, oltre a quella giuridica e culturale in senso lato. Forse, ha aggiunto, nelle singole Unioni siamo responsabili di peccati di omissione in questo senso, ed per questo giudica meritoria l'iniziativa dell'avv. Cerrelli dell'attivazione di un corso di esercizi ignaziani. Da questa solida formazione spirituale può infatti derivare la nostra capacità di incidere nella realtà, anche professionale e istituzionale. <br /><br />
<ul>
</ul>
Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-71141996918735357282012-10-25T21:22:00.000+02:002012-10-25T21:22:14.816+02:00I Giuristi Cattolici e AvvenireSegnaliamo all'attenzione di tutti i soci l'editoriale del Presidente Centrale Prof. Francesco D'Agostino<br /><br />
<span style="font-size: small;"><i><b><span style="color: #0b5394;">Un giudice mite, non un giudice scettico</span></b></i></span><br /><br />
In “Avvenire”, 13.10.2012, p. 2<br /><br />I professori vengono divisi, dagli studenti, in “buoni” e “cattivi”. I “buoni” sono comprensivi, non mettono mai in difficoltà lo studente, gli fanno altre domande se egli non sa rispondere a quella che gli è stata rivolta, sono generosi con i voti. I “cattivi” sono terribilmente esigenti, non mettono mai gli studenti a loro agio, pretendono nelle interrogazioni risposte assolutamente esaurienti e sembrano soddisfatti solo quando danno voti bassi. Analogamente, anche i giudici vengono distinti, dagli imputati, in “buoni” e “cattivi”. I giudici cattivi diffidano per principio dell’imputato, cercano di metterlo in difficoltà o di coglierlo in contraddizione appena possono, vanno alla ricerca del capo di imputazione più severo e tendono sempre a dare il massimo della pena. Prototipo del giudice cattivo è Adam Weir, il padre del protagonista dell’ultimo romanzo (rimasto purtroppo incompiuto) di Stevenson, Weir of Herminston: un giudice obiettivamente sadico e talmente inflessibile da giungere al punto di condannare all’impiccagione il proprio stesso figlio. I giudici buoni, invece, sono comprensivi, danno credito alle dichiarazioni degli imputati e, quando devono condannarli, riconoscono loro tutte le possibili attenuanti, in modo da mitigare al massimo la pena: la loro identità si riassume in quella di Paul Magnaud (1848-1926), non a caso soprannominato “Le bon juge”, al quale è attribuita l’affermazione: “Il giudice può e deve interpretare con umanità le prescrizioni inflessibili della legge”. <br />Giudici cattivi non ne esistono più, almeno in Europa. Se la carcerazione, soprattutto in Italia, è dura, lo è per il dilagare della detenzione preventiva; quando arriva (sempre troppo in ritardo) la condanna definitiva, si scopre che le sentenze penali sono, tranne casi rarissimi, obiettivamente molto miti e apertissime in genere a utilizzare tutte le possibili alternative al carcere che il sistema giudiziario prevede. E’ come se tutti i giudici fossero ormai collocabili nella categoria dei “buoni”. Il Tribunale della Città del Vaticano non fa eccezione alla regola: ha emesso, nei confronti del maggiordomo del Papa, una condanna che tutti hanno riconosciuto come molto mite e che, anche per questo, potrebbe ulteriormente favorire un provvedimento di clemenza del Pontefice nei suoi confronti.<br />C’è però una differenza sostanziale tra la mitezza delle sentenze penali italiane e quella del Tribunale vaticano, su cui è opportuno riflettere. Per quanto come ordinamento giuridico la Città del Vaticano sia del tutto analogabile a qualunque altro ordinamento statuale, esso ha la peculiarità di essere fondato in modo radicale e non formale sul Vangelo; quel Vangelo nel quale Cristo definisce se stesso “mite ed umile di cuore” ed invita gli uomini ad imitarlo. La mitezza di Cristo, in altre parole, non è un elemento che interviene a modellare dall’esterno, per dir così, il diritto del Vaticano, ma appartiene ai suoi principi fondanti, quale poi che sia l’espressione concreta con la quale essa si possa manifestare nelle diverse norme giuridiche che i giudici sono chiamati ad applicare. Giustizia e mitezza sembrano essere, in altre parole, due termini che non possono essere separati, come avverte ogni giudice che giudicando abbia presente il volto di Cristo. Ben diversa appare invece la mitezza dei giudici, pur giusti giudici, che hanno come punto di riferimento non Gesù Cristo, ma la sovranità popolare. La loro mitezza non sembra avere più oggi le sue radici né nella giustizia, né in una visione antropologica come quella cristiana, bensì nello scetticismo giudiziario oggi dilagante. Questo scetticismo induce chi deve condannare a ridurre sì le pene al minimo, ma non per rispondere a profonde esigenze di giustizia e di umanità, alle quali si tende a non credere più, ma per tacitare i possibili sgradevoli rimorsi che possono sorgere nell’animo di chi infligge al condannato sofferenze penali; qualcosa di analogo a quello che succede ai professori “buoni”, che promuovono non per convinzione, ma solo per vedere contenti i loro studenti. In sintesi: il mondo sta diventando sempre più mite; l’aveva ben capito Norberto Bobbio, quando scrisse quel piccolo, ma straordinario libro intitolato Elogio della mitezza. Ma ben diversa è la mitezza che costituisce un principio di vita per coloro che cercano di farsi imitatori di Cristo e la mitezza di chi cede alle tentazioni dello scetticismo giuridico, cioè di chi convinto (a torto) di vivere in un mondo nel quale tutti i valori sono ambigui e relativi, agisce con mitezza, non perché la ritenga un bene, ma perché pensa che l’adoperarla sia la prassi più conveniente per dare equilibrio a un mondo pluralistico e conflittuale. Quello dello scetticismo giuridico è un progetto che nasconde a stento la disperazione che lo caratterizza e la mitezza del giudice scettico, al di là della benevolenza che appare sul suo volto e che caratterizza le sue sentenze, è terribilmente fragile. Credo che sia giunta l’ora di prenderne consapevolezza. <br /><br />
Francesco D’Agostino <br />
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<a href="http://www.avvenire.it/">www.avvenire.it</a>Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-90841554434780015542012-10-25T21:15:00.002+02:002012-11-01T19:26:17.727+01:00Le pubblicazioni dei giuristi cattolici<div style="color: #0b5394;">
<span style="font-size: large;"><b>I diritti Umani Capovolti</b></span></div>
<br />
Si segnala che è uscito il libro dell'avvocato Stefano Spinelli - Presidente U.G.C.I. Sezione di Forlì Cesena - intitolato <i>I Diritti Umani Capovolti</i>, Ed. Fede & Cultura.<br />
Si tratta di un libro contro il relativismo giuridico, alla ricerca delle fondamenta di un diritto che parta dalla considerazione della dignità della persona umana e dalla ricerca del suo vero bene e che possa proporsi quale riferimento per i singoli ordinamenti positivi particolari.<br />
Il libro analizza le questioni più attuali e spinose per l'uomo affrontate dall'esperienza giuridica, sia italiana, che europea (CEDU e Corte di Giustizia): aborto come autodeterminazione, eugenetica, eutanasia, diritto alla neutralità dell'educazione, libertà religiosa negativa, presenza del crocifisso in ambienti pubblici, insegnamento della religione cattolica, etica laica pubblica..<br />
<br />
<div style="color: #0b5394;">
<b><span style="font-size: large;">Il diritto come giustizia e amore nella filosofia di Rosmini</span></b></div>
<br />
Si segnala che è uscito un nuovo libro dell’Avvocato Mario Cioffi, Consigliere Centrale e Presidente dell’Unione di Firenze, dal titolo <i>Il diritto come giustizia e amore nella filosofia di Rosmini</i>, Edizioni Rosminiane, Stresa 2012, pp. 112, Euro 15,00.<br />Il volume, il terzo dedicato al Roveretano e come il precedente Persona e diritto in Rosmini parte della collana “Biblioteca di studi rosminiani”, <<con un nitore e una sinteticità esemplari>>, scrive P.P. Ottonello nella prefazione, <<rivalorizza lo statuto metafisico della persona>> che di ogni diritto è il fondamento imprescindibile. Cioffi infatti pone in concreta evidenza la sostanza del basilare principio rosminiano, che troppo spesso si riduce a pura formula, della persona come il “diritto sussistente” e dunque inviolabile, il solo che evita norme che in qualsiasi modo violino il principio di ogni diritto, ossia la persona la cui vita è intangibile in ogni sua forma.<br />Da moderno Socrate in perenne lotta contro i sofismi, Rosmini compie il passo decisivo, parlando di diritto razionale più che di diritto naturale: nella dignità ontologica della persona, fondata sull’essere ideale che la costituisce intelligente, sta la ragione universale dei diritti e ancor prima la fonte dei doveri. Per l’eterna legge della giustizia, il dovere precede il diritto e ne è l’elemento fondativo, e il diritto è la forma per cui la libertà morale diventa realtà sociale.<br />Lo studio del Cioffi evidenzia altresì il rapporto che Rosmini pone tra diritto e politica: la filosofia della politica comincia laddove finisce la filosofia del diritto. La giustizia, che orienta la libertà, impedisce la confusione tra mezzi e fini e con essa il relativismo etico e il positivismo giuridico, che generano ideologie e politiche che prevaricano la persona e i suoi diritti.<br />Questo nuovo libro, scrive Ottonello, <<risulta oltremodo prezioso>> in questa società caratterizzata dalla prevaricazione del diritto da parte della politica e della politica da parte dell’economia. <<In significativa e ben confermata continuità con i contributi di grande rilievo di Capograssi, Battaglia, Piovani, Cotta e Mercadante>>, Cioffi ci presenta un diritto che, nella sua unità sintetica di utilità e giustizia, è mite e forte insieme perché innervato nell’essere, e quindi vero e giusto, atto a fondare in modo oggettivo e condiviso i diritti dell’uomo, nel solco dell’agostiniano ordo amoris e del tommasiano bonum commune. <br />Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-77129739945705673032012-10-25T21:12:00.000+02:002012-10-25T21:12:53.632+02:00Dalle Unioni Locali<b><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Incontro regionale Unioni lombarde</span></span></b><br /><br /> Come ormai tradizione da alcuni anni, sabato 29 settembre le unioni lombarde dell’UGCI si sono date appuntamento per un incontro regionale; questa volta è toccato alla sezione bergamasca, presieduta dal prof. Silvio Troilo, l’onore e l’onere di ospitare i convenuti nella propria sede di via Zelasco (nella zona centrale della Città Bassa).<br />Come ha precisato il delegato regionale avv. Fernando del Re dando il saputo ai partecipanti, mentre fino allo scorso anno l’incontro era finalizzato allo scambio di conoscenze ed esperienze tra le varie sedi dell’Unione, sempre utile e necessario, nel 2012 si è pensato anche ad approfondire un tema particolare di forte interesse per gli associati e si è raddoppiato l’appuntamento. Così dopo il ritiro spirituale (tenutosi a Pavia lo scorso 3 marzo, con una meditazione di S.E. mons. Giovanni Giudici, vescovo di quella città, e la visita della Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, ove sono custodite le spoglie di San Severino Boezio e di Sant’Agostino), l’incontro di Bergamo è stato dedicato all’approfondimento di un tema secolare, ma di forte rilievo morale: La professione legale: presente e futuro.<br />L’avv. Ermanno Baldassarre, presidente dell’Ordine degli avvocati di Bergamo, ha introdotto il dibattito con una breve ma appassionata relazione e molti sono stati coloro che hanno voluto prendere la parola nel corso della discussione, a testimonianza della sensibilità dei giuristi cattolici per l’argomento, in una fase storica che appare decisiva per le sorti della figura dell’avvocato e per la stessa visione dell’attività giudiziaria. Tra le diffuse critiche all’attuale tendenza legislativa ad assimilare le professioni, ed in particolare quella forense, ad attività d’impresa e ad introdurre elementi di privatizzazione della stessa funzione giudiziaria (in particolare con la conciliazione obbligatoria), non sono mancate le voci che hanno suggerito un’autocritica della categoria e delle sue rappresentanze (CNF ed OUA) per non aver saputo cogliere tempestivamente le criticità che pure si andavano manifestando nell’evoluzione della professione e formulare proposte adeguate a superarle senza mettere in discussione la peculiarità del ruolo dell’avvocato.<br />E’ poi intervenuto S.E. mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e consulente ecclesiastico regionale, che ha brevemente rivolto la parola agli intervenuti ed ha poi celebrato la S. Messa presso la vicina Chiesa di San Marco. A seguire un momento conviviale: peccato che le condizioni meteorologiche incerte abbiano sconsigliato la visita della suggestiva Città Alta, che è stata riservata per la prossima occasione.<br />All’incontro hanno partecipato una quarantina di associati delle sezioni di Bergamo, Brescia, Mantova, Milano e Pavia; tra gli altri, oltre al delegato e al vicedelegato regionali avv. ti Fernando del Re e Riccardo Montagnoli, il vicepresidente centrale e presidente dell’UGCI Milano prof. avv. Gianfranco Garancini, il consigliere centrale avv. Paolo Panucci, il presidente dell’UGCI di Pavia dott. Marco Ferraresi ed il direttore di Iustitia avv. Benito Perrone, nonché, gradito ospite, il delegato regionale del Veneto avv. Sante Pagotto. <br /><br /><br /><br /><b style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;">Unione di Ravenna</span></b><br /><i><span style="color: #0b5394;">Relazione anno sociale 2011-2012 UGCI sezione di Ravenna</span><br style="color: #0b5394;" /><span style="color: #0b5394;"> </span></i><br /><br />L’attività della nostra sezione, si è aperta con una s.Messa il 26/10, e durante l’omelia ispirata alle Letture bibliche del giorno, p.Massimo ha rilevato come siamo specificamente chiamati ad essere operatori di giustizia, seguendo quei principi che Dio stesso ci dona nella legge naturale, nella legge morale, nella Rivelazione, nella luce del Vangelo, nell’ascolto del Magistero e nell’amore dello Spirito Santo.<br /><br />La nostra attenzione si è rivolta al pubblico con un seminario dal titolo “Testamento biologico e DAT fra cura e abbandono: le implicazioni della legge Calabrò in discussione al Parlamento”; erano relatori l’on. dott. Carlo Casini e il dott. Giacomo Rocchi, Magistrato presso il Tribunale di Firenze. Ofriamo un riassunto dei contenuti.<br />Cosa s’intende per “testamento biologico” e “dichiarazioni anticipate di trattamento”? Quali saranno le conseguenze pratiche dell’approvazione della legge in discussione in Parlamento che potrebbe consentire al paziente di esprimere il proprio orientamento circa eventuali futuri trattamenti sanitari cui lo stesso potrà essere sottoposto? A queste domande hanno risposto in un vivace dibattito moderato dal Dott. Francesco Maria Agnoli, organizzato dalla sezione ravennate dell’UGCI (Unione Giuristi Cattolici Italiani), presso la Sala Cinema Corso, venerdì 20.05.2011 l’On Carlo Casini (storico presidente del Movimento per la Vita) e il Dott. Giacomo Rocchi, magistrato di Firenze, che ha visto la partecipazione oltre che di giuristi, di medici e operatori sanitari. Pur professandosi entrambi di indubbia matrice cattolica, i due relatori si sono confrontati, in quanto rappresentanti di due posizioni antitetiche, quanto alla opportunità di legiferare in materia di fine vita, fermo, dunque, restando il comune condiviso principio della dignità e sacralità della vita e il fine di salvaguardare la vita umana fino al suo termine naturale. La vita come fine, come bene da accogliere e da tutelare, costituisce, del resto, come ha evidenziato il nostro Arcivescovo nel saluto introduttivo, un valore altissimo, che ogni Pastore, come uomo di Chiesa, non può non indicare come vetta cui deve tendere ogni uomo, da cui derivano, poi, come a cascata, tutti gli altri diritti umani. Come è stato, correttamente, ricordato, nel corso dell’incontro, l’idea di proporre un testo di legge sul fine vita è sorto a seguito della triste vicenda ormai nota come “caso Englaro” essendo risultato impossibile impedire la morte della giovane Eluana, a seguito dell’inedito verdetto della Cassazione di accogliere l’istanza del padre in merito alla facoltà del tutore di un incapace di decidere se proseguire o meno trattamenti vitali di nutrizione e idratazione. Proprio per evitare il ripetersi di casi analoghi, una parte del mondo cattolico, fra gli altri l’On. Casini, ha ritenuto che l’unica via fosse la presentazione di un disegno di legge che proclamasse, in primis, che la vita è “un diritto inviolabile e indisponibile, garantito anche nella fase terminale dell’esistenza” (art.1 del disegno di legge), contro ogni possibile deriva eutanasica, e, per contropartita, trattandosi di un testo che doveva trovare uno spazio di condivisibilità anche da quei settori del Parlamento non cattolicamente schierati, riconoscesse una valenza giuridica alle eventuali disposizioni che un soggetto ritenga di esprimere in merito alla possibilità futura di dover essere sottoposto a trattamenti sanitari, anche quando lo stesso non sia più capace di esplicitarli: ecco cosa sono le “dichiarazioni anticipate di trattamento”. Ma come si distinguono dal testamento biologico? Dal fatto che queste dichiarazione non sono vincolanti, è la risposta: mentre il testamento costituisce una disposizione di volontà del soggetto sul proprio futuro che non può essere disattesa, dunque è vincolante per chi la recepisce, le dichiarazioni avrebbero solo la funzione di far conoscere l’orientamento del soggetto dichiarante, senza che questo possa vincolare alcuno. Ora è proprio su questa sottile distinzione che si gioca la questione: una parte dell’area cattolica, rappresentata fra gli altri dal Dott. Rocchi, ritiene, infatti, che riconoscere valore giuridico alla dichiarazioni anticipate di trattamento, implichi, tout cours attribuirvi valore vincolante, almeno quanto alla possibilità di utilizzarle sia come documento che esonera il medico da ogni eventuale responsabilità penale, a fronte della sospensione dei trattamenti sanitari di sostegno vitale pattuita con il paziente, i suoi familiari o il tutore, sia come documento probatorio della volontà esplicitata dal soggetto da utilizzarsi in un’eventuale azione civile contro il medico o la struttura che voglia disattenderle. In altre parole la facoltà, stabilita dall’art.3 del disegno di legge, per il paziente, di esplicitare la propria rinuncia “ad ogni od ad alcune forme particolari di trattamenti sanitari in quanto sproporzionati o sperimentali” (inserito con il benemerito intento di consentire la rinuncia anche a forme blande di accanimento terapeutico), presterebbe, per color che condividono questo secondo orientamento, il fianco ad una possibile interpretazione della legge che finirebbe per autorizzare la sospensione dei trattamenti vitali di nutrizione e idratazione, e, addirittura, anche per avviare un processo, che peraltro, lo stesso Dott. Rocchi ritiene ormai avviato e irreversibile, di futura depenalizzazione dell’eutanasia passiva. Al termine dell’incontro, animato anche dalla partecipazione al dibattito dei medici presenti in sala, è apparso chiaro come i favorevoli all’approvazione della legge siano animati dalla convinzione che legiferare in materia sia l’unico tentativo ancora praticabile per arginare la prossima deriva eutanasica, mentre i contrari siano convinti che tale deriva sia, comunque inarrestabile; inoltre, considerata anche la pratica, ormai costante nel nostro paese, di innovazione giurisprudenziale dove sempre più il giudice fa la legge, anziché limitarsi ad applicarla, legiferare sul fine vita comporti sottoporre una materia che dovrebbe essere solo oggetto di “scienza e coscienza” del medico a fredde intrusioni di terzi giudicanti che hanno però la possibilità di sollevare tutti dalle loro responsabilità, contribuendo a una sorta di ulteriore anestetizzazione della società.<br /><br /><br />Il 13 gennaio si è svolto un Convegno di studi su “Mediazione, deontologia professionale e aspetti processuali”: relatore il prof. Paolo Biavati.<br />La sera del 22 marzo p. Giovanni Cavalcoli domenicano ci ha parlato di Diritto tra natura e ragione. Riflessioni sul discorso di Benedetto XVI al Parlamento Tedesco. Eccone un riassunto:<br />Interrogarsi sul significato di parole spesso abusate, fino alla banalizzazione, quali, giustizia politica, res publica, Stato e di altre, oggi più remote, quali bene comune, diritto naturale e diritto positivo, valori non negoziabili, alla luce della richiesta avanzata da Salomone a Dio (e incipit del discorso pronunciato dal Santo Padre Benedetto XVI il 22.09.11, al Bundestag): “Un cuore docile che sappia rendere giustizia al popolo e distinguere il bene dal male”(1 RE 3,9). Questo il filo conduttore della riflessione di Padre Giovanni Cavalcoli, eminente teologo e filosofo, di origine ravennate, come lui stesso ama ricordare, svolta giovedì 22 marzo presso il Seminario nel corso dell’incontro, organizzato dalla sezione ravennate dell’Unione Giuristi Cattolici. Cos’è la “giustizia politica” se non l’impegno a ricercare nel settore dell’agire umano che concerne la res publica (la cosa pubblica) il bene comune? E cos’è il “bene comune” se non l’insieme dei beni, fini, interessi, valori che riguardano ciascuno dei singoli e il loro insieme (cfr. Gaudium et spes)? Ecco, dunque, delinearsi il compito dei governanti: esercitare la giustizia politica nell’istituzione, promuovere il bene comune nello Stato liberale, inteso, in senso etimologico, come luogo di stabilità, di sicurezza che garantisce la libertà. In questa cornice bene s’inserisce anche il compito riconosciuto al laicato cattolico di “animare evangelicamente la promozione del bene temporale". In questa ottica, lo Stato, seppure essenziale alla stabilità della società come dice il nome stesso, lungi dall’essere visto come una sorta di assoluto (variamente declinato, hegelianamente o, finanche positivisticamente), come ente autosufficiente che trova in se stesso il proprio principio, trova la propria ragione in quanto riferito ad altro, ossia al suo fine che è quello di servire al bene comune. Ma come discernere il bene comune? Qui, a ben vedere, ci possono venire in soccorso, come sempre ci raccomanda il Santo Padre, la ragione e la natura con quelli che un tempo erano più noti come “preambula fidei”: ossia quelle nozioni di bene e di male insite per natura in ogni persona che sono fondamento dell’esistenza umana, del diritto naturale e si trovano, seppure a volte profondamente celati, nella ragione di ciascuno, costituendo il substrato comune a tutti gli uomini, e che, per l’appunto, permettono di trovare uno spazio comune di potenziale intesa sul piano dei valori, fonte ultima del diritto positvo. L’Europa è stata costruita su queste fondamenta, la sua cultura di tolleranza, di attenzione per i diritti umani, frutto felice dell’incontro fra Gerusalemme che reca il Dio d’Israele, Atene che reca la ragione filosofica e Roma che reca con sé le fonti del diritto, attende ancora, nonostante la pesante coltre di nebbia che sembra avere colpito come in un malefico incantesimo noi uomini europei (anche quando dimostriamo di aver dimenticato il significato giuridico e sacramentale del matrimonio), di essere diffusa in tutto il mondo e questo, ci rammenta il Papa e con lui Padre Cavalcoli, proprio per promuovere il bene comune.<br /><br />L’attività pubblica si è conclusa il 13 aprile 2012, con un convegno su “Il bilancio sociale: cuore e anima delle Cooperative”: erano relatori S. E. Mons. Giuseppe Verucchi Arcivescovo di Ravenna-Cervia e il prof. Mario Mazzoleni dell’Università di Brescia (vedi allegato in pdf).<br />Abbiamo chiuso l’anno sociale con una s. Messa, in cui il nostro p.Massimo ci ha raccomandato di santificarci nell’obbedienza alla verità con un grande amore reciproco, perché Dio è l’Amore che racchiude e supera ogni altra legge.<br /><br /><br /><span style="color: #0b5394; font-size: large;"><b>Unione di Roma</b></span><br /><br />
<i style="color: #0b5394;">La solidarietà nel dopoguerra: la Riforma agraria del 1950</i><br /><br />Con piacere l'Unione romana comunica a tutti i soci che la serie delle pubblicazioni relative alla giornate di studio che si sono tenute a Roma si è arricchita del nuovo volume "La solidarietà nel dopoguerra: la Riforma agraria del 1950" che raccoglie gli interventi di Giuseppe Dalla Torre, Guido Romanelli, Giuseppe Ignesti, Giovanni Galloni, Riccardo Chieppa, Giovanni Giacobbe e Franca Cammilleri svolti sul tema il 19 novembre 2010 in collaborazione con la Lumsa e presso la sua sede centrale.<br />Come è noto, la giornata di studio è stata dedicata alla memoria del nostro socio Raffaele Iannotta -Presidente della V sezione del Consiglio di Stato- che ne era stato l'ispiratore così come anche delle precedenti giornate di studio i cui interventi sono stati raccolti nei volumi "18 aprile 1948 un patrimonio comune" del 2008 (contributi di Giulio Andreotti, Giuseppe Dalla Torre, Maria Romana De Gasperi, Raffaele Iannotta, Giuseppe Ignesti, Lucio Migliaccio, Guido Romanelli e Luciano Violante) e "Il Patto atlantico 1949 -2009, imposizione politica o necessità militare?" del 2010 (contributi di Giulio Andreotti, Giorgio Bosco, Giuseppe Dalla Torre, Gianfranco Incarnato, Emanuele Macaluso, Francesco Malgeri, Giuseppe Richero e Guido Romanelli).Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-58549584333186663392012-06-25T17:26:00.003+02:002012-06-28T17:03:24.078+02:00I Giuristi Cattolici e Avvenire<i><b><span style="color: #0b5394;"></span></b></i><span style="color: black;">Segnaliamo all'attenzione di tutti l'editoriale del Presidente Centale Prof. Francesco D'Agostino:</span><i><b><span style="color: #0b5394;"><br /></span></b></i><br />
<br />
<i><b><span style="color: #0b5394;">La Scienza rimossa </span></b></i><br />
<br />
in "Avvenire" 24 giugno 2012<br />
<br />
Confesso che non mi sono affatto meravigliato del fatto che la Corte Costitu-zionale abbia rigettato come “manifestamente inammissibile” la questione di legitti-mità costituzionale sollevata dal magistrato di Spoleto in merito all’art. 4 della legge sull’ aborto. Né mi sono meravigliato dei commenti a questa decisione, che tranne poche eccezioni hanno rispolverato temi più che antiquati, come quello dell’esaltazione del diritto della donna a gestire in modo autoreferenziale la propria gravidanza. Anche i commentatori più moderati favorevoli alla legge 194 si sono dimostrati incapaci di elaborare riflessioni innovative, limitandosi a ricordare (ma senza spiegare adeguatamente il perché) che i diritti del concepito non ricevono tutela assoluta nel nostro ordinamento, poiché devono essere oggetto di valutazione comparativa con altri valori di rilevanza costituzionale (come appunto i diritti della donna), rispetto ai quali, in determinate condizioni, sarebbero destinati a soccombere. Peccato che a fondamento di queste argomentazioni c’è la tesi, che afferma un primato della donna (ovviamente ritenuta persona) rispetto al nascituro (ben poco ovviamente pensato come chi persona dovrebbe ancora diventare, in attesa della nascita). E’ una tesi biopolitica freddamente positivistica, non molto diversa da quella che è stata utilizzata da Singer, Engelhardt, Giubilini ed altri ancora: questi sostengono che nemmeno il neonato, privo come è di ogni capacità di intendere e di volere, dovrebbe essere ritenuto persona a pieno titolo (con tutte le conseguenze del caso, in merito ad es. di quello che alcuni cominciano a chiamare “aborto post nascita”, cioè la soppressione legale del neonato ad es. per ragioni eutanasiche). <br />
Ripeto: nessuna meraviglia per la decisione della Corte. Nessuna meraviglia, ma una profonda delusione. Sia dalla sentenza della Corte che dai commenti favore-voli che essa ha suscitato si percepisce come si sia cristallizzata Italia, dopo quasi trentacinque anni dall’approvazione della legge 194, un’inadeguata percezione scientifica, etica e sociale dell’interruzione volontaria della gravidanza. Se infatti facciamo un serio sforzo di riflessione su quello che abbiamo acquisito in merito all’aborto negli ultimi decenni su questi tre piani (quello delle conoscenze scientifi-che, quello delle valutazioni bioetiche e quello delle percezioni giuridico-sociali) non possiamo che restare estremamente meravigliati di come nel nostro paese si continui a pensare alla questione dell’aborto come ad una questione che sarebbe stata “chiusa” da una “buona legge”, una legge che, secondo uno slogan continuamente ripetuto, non si dovrebbe più “toccare”. Personalmente, sono dell’ avviso totalmente contrario: la legge sull’aborto andrebbe “toccata” (o almeno “ritoccata”), perché non è possibile continuare a pensare all’aborto come lo si pensava più di tre decenni fa.<br />
Scientificamente, abbiamo acquisito la consapevolezza che la distinzione (es-senziale per la legge 194) tra l’aborto nei primi tre mesi di gravidanza e nei successivi sei mesi non ha alcun fondamento. Bioeticamente abbiamo preso coscienza, in questi ultimi trent’anni, dell’impossibilità di quella distinzione su cui si fonda la legge 194, cioè di una distinzione logicamente coerente tra la dignità della vita umana prima della nascita (dignità debole) e dopo la nascita (dignità forte): in questo senso ci dovrebbe aver aperto definitivamente gli occhi la sentenza della Corte europea di giustizia sulla brevettabilità dei prodotti delle ricerche ottenute distruggendo embrioni umani. Sociologicamente e giuridicamente, un minimo di onestà intellettuale ci dovrebbe indurre a riconoscere che la motivazione formale per la legalizzazione dell’ aborto che si legge nell’art. 4 della legge 194 (un “serio” pericolo per la salute fisica o psichica della donna) si è dimostrata negli anni, tranne pochi, rari casi, assolutamente inesistente e comunque ritenuta non bisognosa di essere effettivamente comprovata.<br />
Nessuna forza politica italiana, tra quelle che contano, vuole riaprire la que-stione dell’aborto. Non la sua vuole riaprire non a seguito di decisioni conseguenti a discussioni aperte, esplicite, innovative, ma piuttosto per una sorta di diffusa perce-zione, che induce a pensare che sia meglio non riaprire una questione così scottante. Gli psicanalisti parlerebbero di rimozione. Ma le rimozioni producono necessariamente come proprio effetto le nevrosi e le nevrosi sono sempre causa di sofferenza.<br />
<br />
Francesco D’Agostino<br />
<br />
<br />
<br />
<a href="http://www.avvenire.it/" target="_blank">www.avvenire.it</a>Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-42563877039283416762012-06-25T17:23:00.000+02:002012-06-25T17:27:45.198+02:00Convegni<br />
<b><i><span style="font-size: small;"><span style="color: #0b5394;">Segnaliamo a tutti i soci interessati il programma della prossima assemblea dei delegati che quest'anno si terrà dal 28 al 30 giugno a San Giovanni Rotondo</span></span></i></b><br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><b><i>Programma</i></b></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i>Giovedì 28 giugno</i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
15.00 - Arrivo e accoglienza</div>
<div class="MsoNormal">
16.00 - Assemblea dei delegati</div>
<div class="MsoNormal">
20.00 - Cena</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i>Venerdì 29 giugno</i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
9,00 - S. Messa</div>
<div class="MsoNormal">
10.00 - Visita al Santuario di Santa Maria delle Grazie, ai
luoghi di S. Pio da Pietrelcina, alla</div>
<div class="MsoNormal">
Chiesa ed
alla Tomba del Santo</div>
<div class="MsoNormal">
13.00 - Pranzo</div>
<div class="MsoNormal">
16.00 - Assemblea dei delegati</div>
<div class="MsoNormal">
20.00 - Cena</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i>Sabato 30 giugno</i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
10.00 - Visita alla Reale Basilica di S. Michele Arcangelo e
al Borgo antico di Monte S. Angelo</div>
<div class="MsoNormal">
13.00 - Pranzo</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-12509820711470434822012-06-25T17:07:00.000+02:002012-07-03T16:18:45.136+02:00Dalle Unioni Locali<div style="color: #0b5394;">
<b><span style="font-size: large;">Unione di Caserta</span></b></div>
<br />
<b><i><span style="color: #0b5394;">Relazione attività U.G.C.I. di Caserta per gli anni 2011/20112</span></i></b><br />
<br />
Nell’anno 2011 l’U.G.C.I. sez. di Caserta, oltre a diversi ritiri spirituali sia presso la Diocesi di Caserta che presso la Cattedrale di Casertavecchia diretta da Monsignor Don Pietro De Felice -consulente ecclesiastico dell’U.G.C.I. di Caserta-, ha tenuto in data 22.09.2011, presso la biblioteca del seminario vescovile della Diocesi di Caserta un importante convegno di studi sul tema: “Unità d’Italia: Quale Risorgimento”.<br />
Al convegno presero parte l’Avv. Gaetano Iannotta (Presidente U.G.C.I. di Caserta); il Prof. Giuseppe Limone (Ordinario di Filosofia del Diritto e della Politica presso SUN di Napoli); il Prof. Antonio Cepparulo (Docente di Scienze Giuridiche presso la Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze “E. Vanoni”); il Prof. Aldo Cervo (storico e letterato della Provincia di Caserta) e Antonio Ciano (autore del libro “I Savoia e il massacro del sud” presentato in occasione del suddetto Convegno).<br />
I lavori del convegno furono moderati dal dott. Fabio Di Fonzo (vicepresidente dell’U.G.C.I. della Diocesi di Caserta).<br />
Il convegno riscosse un buon successo di pubblico come riportato da tutti gli organi di stampa.<br />
<br />
Nell’anno 2012 L’U.G.C.I. sez. di Caserta ha realizzato , in data 4.05.2012, un importante convegno di studi sul tema:”La Riforma della professione forense alla luce del D.L. n.1 del 24.01.2012”.<br />
Il suddetto convegno è stato patrocinato dalla Diocesi di Caserta e dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di S.Maria C.V., il quale ha riconosciuto tra l’altro tre crediti formativi.<br />
Al convegno hanno preso parte il Prof. Avv. Giuseppe Abbamonte (professore emerito presso l’Università Federico II di Napoli).<br />
I lavori del convegno sono stati moderati dall’Avv. Alfonso Dell’Osso (segretario dell’U.G.C.I. della Diocesi di Caserta).<br />
Nel corso del convegno l’Avv. Gaetano Iannotta (Presidente U.G.C.I. di Caserta) ha conferito un premio per la professione forense all’Avv. Velia Biggiero, in quanto la stessa si è distinta per aver ricevuto dalla Presidenza della Repubblica e dall’Ordine degli Avvocati di S.Maria C.V. la medaglia d’oro per la professione, per essersi impegnata nella Pastorale Diocesana ed in iniziative a favore delle donne ponendo sempre al centro delle sue attività l’etica cristiana.<br />
Il convegno ha riscosso un buon successo di pubblico come riportato da tutti gli organi di stampa.<br />
L’U.G.C.I. sez. di Caserta ha già programmato, per il giorno 19 luglio 2012, di realizzare un convegno spirituale presso la Diocesi di Caserta sulla figura di S.Alfonso Maria dei Liguori, sia quale Giurista che come Santo.<br />
Sempre nell’ambito del 2012 è stato programmato altresì la realizzazione di un nuovo convegno sullo sviluppo del Mezzogiorno e il Federalismo.<br />
E’ in allestimento un sito internet dell’U.G.C.I di Caserta che sarà reso attivo entro l’estate dell’anno 2012.<br />
Con la speranza di aver illustrato le attività della sezione di Caserta per gli anni 2011 e 2012 e restando a disposizione per qualsiasi eventuale chiarimento, si porgono frattanto cordiali saluti.<br />
Caserta 11.06.2012 Avv. Gaetano Iannotta<br />
Presidente U.G.C.I sezione di Caserta<br />
<br />
<b><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Unione di Pavia </span></span></b><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><i><b style="color: #0b5394;">Rieletto il consiglio direttivo dell’Unione Giuristi Cattolici</b></i></span><br />
<br />
Ferraresi confermato Presidente per il 2012-2014<br />
Mercoledì 13 giugno l’assemblea sociale dell’Unione Giuristi Cattolici di Pavia “Beato Contardo Ferrini” ha votato il rinnovo del Consiglio direttivo dell’Associazione per il 2012-2014. Tredici i membri eletti all’esito dello scrutinio: Marco Ferraresi, Alessandra Sangalli, Paolo Panucci, Mariateresa Minniti, Cecilia Ramaioli, Emanuele Cusa, Mariarosa Cantarella, Alessandro Cignoli, Cesare Varalda, Laura Nola, Federica Ramaioli, Ilaria Pisa e Maria Cristina Lanfranchi. <br />
Il neoeletto consiglio ha quindi nominato le nuove cariche: <br />
Presidente Dott. Marco Ferraresi, ricercatore della facoltà di Giurisprudenza; <br />
Vicepresidente Avv. Alessandra Sangalli; <br />
Segretario Avv. Mariateresa Minniti; <br />
Tesoriere Prof. Avv. Emanuele Cusa.<br />
<br />
Ilaria Pisa<br />
Ufficio stampa UGC Pavia<br />
ilaria.pisa@gmail.com<br />
Cell. 3396274181<br />
<br />
<i><b style="color: #0b5394;">Divorzio breve: crociata del Rosario</b></i><br />
<br />
E’ approdata alla Camera la proposta di legge sul divorzio breve: v. qui<br />
<br />
Una idea pericolosa, che avrebbe come conseguenza un ulteriore indebolimento dei legami familiari già mediamente provati da tante cause (religiose, morali, sociali, economiche).<br />
<br />
L’UGC Pavia lancia una particolare “crociata” per evitare l’approvazione di questo provvedimento e, più in generale, per promuovere la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna: la crociata della preghiera del Santo Rosario. Dalla data odierna al 15 giugno, Solennità del Sacro Cuore di Gesù, si raccolgono pertanto offerte di recite di corone del Rosario.<br />
Scrivete a dott.ferraresi@gmail.com segnalando le corone che vorrete recitare per questa intenzione. Presenteremo le offerte alla Madonna inviandole al Card. Angelo Bagnasco, che come presidente dei vescovi italiani pochi giorni fa, nella prolusione alla assemblea della CEI, ha detto:<br />
“Esser distratti rispetto al bene insuperabile della famiglia fa soffrire anche la società, che indebolisce il suo più rilevante cespite di vitalità, di coesione e di futuro. Per questo, in una cultura del tutto-provvisorio, l’introduzione di istituti che per natura loro consacrino la precarietà affettiva, e a loro volta contribuiscono a diffonderla, non sono un ausilio né alla stabilità dell’amore, né alla società stessa. La famiglia non è un aggregato di individui, o un soggetto da ridefinire a seconda delle pressioni di costume oggi particolarmente aggressive e strategicamente concentrate; non può essere dichiarata cosa di altri tempi. Ecco perché l’ipotesi del cosiddetto “divorzio breve” contraddice gravemente qualunque possibilità di recupero, e rende complessivamente più fragili i legami sociali“.<br />
<br />
<div style="color: #0b5394;">
<b><i>Il lavoro dei disabili</i></b></div>
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“Tutto esaurito” per l’incontro su “Il lavoro dei disabili: collocamento e rapporto”, tenutosi lo scorso 9 maggio 2012 in Aula Volta dell’Università di Pavia. I relatori hanno fornito un ampio quadro della materia. Il dott. Lorenzo Pernetti, giudice onorario del Tribunale di Pavia, ha trattato del concetto di “disabile” giuridicamente rilevante. Marco Ferraresi, ricercatore di diritto del lavoro nell’Università di Pavia, ha sintetizzato gli esiti più recenti della giurisprudenza. Anna Centonze, funzionario dei servizi ispettivi della DPL di Pavia, ha esposto il regime sanzionatorio della l. n. 68 del 1999. Scilla Fagnoni, del Settore Welfare, Lavoro e Formazione professionale della Provincia di Piacenza, si è soffermata sul ruolo dei servizi per l’impiego.<br />
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<span style="font-size: large;"><b><span style="color: #0b5394;">Unione di Roma </span></b></span><br />
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<i style="color: #0b5394;"><b>L'Unione romana e la genesi dell'evoluzione benedittina </b></i><br />
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Nel rispetto della ormai consolidata tradizione l’U.R. nei giorni di sabato 26 e domenica 27 del mese di maggio ha organizzato un itinerario in Umbria per visitare i luoghi ove S. Benedetto si è misticamente consegnato alla sua grande missione.<br />
Il percorso del viaggio è iniziato con la meravigliosa visione delle Cascate delle Marmore nel momento massimo della loro potenza con il triplice salto di oltre 160 metri che le classificano come le più alte d‘Europa. Come è noto si tratta di un’opera artificiale portata a termine da oltre 2000 anni quando un console romano (Marco Curio Dentato, inizio III sec. a.C.) fece convogliare le acque del fiume Velino verso la rupe di Marmore facendole precipitare nel sottostante fiume Nera, per bonificare il sovrastante territorio paludoso. Dalla metà dell’800 la straordinaria forza di caduta dell’acqua viene utilizzata per la produzione di energia per l’industria della vicina Terni: motivo che consente di godere dello spettacolare salto solo per brevi periodi.<br />
Arrivo a Norcia: ad una prima sommaria impressione sembra che per un lunghissimo periodo di tempo la città non si sia resa conto di avere dato i natali ad un concittadino di incommensurabile grandezza, all’iniziatore del più grande fenomeno monastico occidentale. La costruzione della basilica dedicata a San Benedetto, infatti, risale soltanto al XIII - XIV secolo, molto in ritardo rispetto non solo alla nascita (nel 480) ma al grande sviluppo dell’opera di San Benedetto che ha le sue manifestazioni esteriori nella Regola redatta nel 529 e nel contemporaneo Monastero di Montecassino. Tuttavia il sacro edificio nursino viene costruito, sopra una preesistente cripta che inglobava i resti di un edificio romano ove si ritiene siano nati i gemelli Benedetto e Scolastica: la visita del nostro gruppo è stata guidata da un monaco benedettino, proveniente dall’Oklahoma, che ci ha magistralmente illustrato, rammentandoceli, i merito del Santo, la Sua vita e i caratteri dell’Ordine; allora siamo venuti a conoscenza del singolare particolare che solo da pochi anni l’Ordine benedettino è tornato a gestire il luogo d’origine del proprio Fondatore.<br />
Nelle vicinanze di Norcia, a Preci, in alcune grotte, probabilmente intorno al quinto secolo, si erano insediati alcuni eremiti che avevano lasciato l’Oriente a causa delle vivaci discussioni teologiche che all’epoca, in quella regione, travagliavano l’unità della Chiesa, ed il giovanissimo Benedetto, come apprendiamo dal racconto della sua vita tramandataci nei Dialoghi di San Gregorio Magno, probabilmente dalla conoscenza del loro modo di vita originario e dalla visitazione del piccolo oratorio dedicato alla Vergine che avevano eretto, prende spunto per quella che sarà la sua grande creazione monastica.<br />
Ed il nostro gruppo ha avuto il conforto di ammirare la pregevole espansione di quella piccola cappella: l’abbazia di Sant’Eutizio, ove il nostro Consulente ecclesiastico prof. don Davide Cito ha celebrato per noi la Santa Messa domenicale ed il Parroco, don Luciano, ne ha illustrato i pregevoli caratteri artistici e quelli devozionali.<br />
Non più potente abbazia, non più popolata da monaci, declassata a sacro edificio parrocchiale, rimane un superbo esempio dell’arte religiosa che si è sviluppa nel corso dei secoli da quel modesto oratorio del V secolo, le cui tracce rimangono ancora nella cripta al di sotto della chiesa a navata unica, la quale comincia a prendere l’attuale configurazione agli inizi del XIII secolo e che conserva anche il monumento funebre di S. Eutizio (V secolo) eretto agli inizi del XVI. Suggestive le grotte eremitiche in cui visse anche lo stesso Santo e che sono state racchiuse nel recinto dell’abbazia.<br />
La ricchissima biblioteca risalente al X secolo (trasferita nella biblioteca Vallicelliana di Roma per donazione a San Filippo Neri) sembra comprendesse anche molti testi di medicina in omaggio alle disposizioni della Regola sulla cura agli infermi, alla quale molto si dedicavano i monaci della nostra abbazia, specializzati in particolari interventi anche attraverso l’invenzione di idonei strumenti chirurgici, sino a quando la funzione venne proibito ai religiosi i quali, incitati dai successi e dalla fama, allestirono una scuola per i laici della zona, in qualche modo pratici sull’uso di “ferri chirurgici” nella loro ancor oggi caratteristica lavorazione suina.<br />
Il nostro itinerario si è concluso la domenica mattina con una limitata ma intensa visita guidata nella bella città di Spoleto, sovrastata dalla maestosa rocca albornoziana, con il suo sempre incantevole Duomo che tra le altre meraviglie artistiche, all’esterno ed all’interno dell’edificio, conserva la Santissima Icona, preziosa opera bizantina dell'XI-XII secolo donata nel 1185 dall'Imperatore Federico Barbarossa in segno di pace. (f.c.).<br />
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<i style="color: #0b5394;"><b>La famiglia, crocevia dell sviluppo</b></i><br />
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“La famiglia, crocevia dello sviluppo” è il titolo della seconda giornata di studio che si è svolta giovedì 14 giugno 2012, presso l’Università della Santa Croce, in Roma. L’incontro, organizzato dall’Unione Romana Giuristi Cattolici in collaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare (ISSRA), si inserisce all’interno di un ciclo di tavole rotonde volte a far riflettere sul ruolo centrale della famiglia all’interno dell’attuale società italiana, anche alla luce del recente VII Incontro Mondiale delle Famiglie svoltosi a Milano dal 13 maggio al 3 giugno 2012.<br />Al dibattito, moderato dal giornalista Carlo De Blasio (Rai News 24), sono intervenuti il Prof. Benedetto Ippolito (ISSRA e Università Roma 3), l’Avv. Vincenzo Bassi (tributarista) e il Prof. Piero Sandulli (Università di Teramo). <br />I relatori hanno cercato di mettere in risalto, nelle diverse discipline, le qualità e le risorse della famiglia evidenziando, in particolare, come quest’ultima si caratterizzi non solo per essere il luogo degli affetti, ma anche per quella sua peculiare connotazione che la rende un vero e proprio centro di interessi economici.<br />Sul primo di tali aspetti si è soffermato il Prof. Benedetto Ippolito, il quale, partendo da un inquadramento della famiglia dal punto di vista filosofico, ha preliminarmente evidenziato come, tra “i tanti modi d’essere del nostro stare al mondo”, risalti in particolare il nostro stare in famiglia. Da questa premessa ha poi preso le mosse per offrire un’interessante riflessione sull’importanza dell’amore e in particolare dell’amore coniugale: “Parlare di famiglia ci porta innanzitutto ad una riflessione centrale: l’importanza dell’Amore; […] l’essere umano è un soggetto amante; ha, in altre parole, una particolarità soggettiva di esprimere i propri sentimenti e di ricevere amore” ed è questa reciprocità che ci permette di parlare e di riflettere sull’amore tra uomo e donna e, quindi, sull’amore coniugale. “L’amore coniugale è un amore specifico umano caratterizzato dall’innamoramento ed è un prodotto della volontà”: due soggetti si impegnano nella totalità della loro esistenza rendendo possibili le categorie della fedeltà, esclusività e fecondità. “Il fondamento del rapporto coniugale – conclude il Prof. Ippolito – è la creazione di una nuova soggettività, cioè la soggettività familiare […] e questo nuovo soggetto non è solo una mera associazione di fatto tra soggetti, ma un soggetto in grado di produrre effetti”.<br />I successivi interventi, rispettivamente dell’Avv. Vincenzo Bassi e del Prof. Piero Sandulli, hanno avuto ad oggetto le potenzialità della famiglia come soggetto di reddito, di consumo, di risparmio e di investimento, in altre parole, la famiglia come soggetto economico.<br />Secondo l’Avv. Bassi, la famiglia dovrebbe essere considerata come la prima impresa, cioè come il primo soggetto economico-produttivo, e ciò proprio perché la famiglia “è organizzata come un’impresa e gestisce la propria attività in modo efficiente con una divisone del lavoro”. In particolare, “il mercato deve riconoscere la famiglia non solo come soggetto di consumo ma soprattutto come soggetto di investimento, poiché solo legittimandola in questo senso si produrranno degli effetti concreti e virtuosi a favore della stessa”. Riconoscendo l’affidabilità e la natura, non solo sociale, ma anche economica, della famiglia, “il sistema produttivo potrà più facilmente organizzare economie di scala a vantaggio della stessa al fine di poter beneficiare così di servizi sempre più efficienti ed economici.”<br />Lungo la stessa linea si è mosso anche l’intervento del Prof. Sandulli secondo il quale “si dovrebbe consentire alla famiglia di divenire non solo la società naturale e la cellula fondamentale della società, ma anche la base del Welfare”, e ciò anche alla luce della Costituzione e del Catechismo della Chiesa Cattolica. <br />Tuttavia, il Prof. Sandulli non ha mancato di far notare che, se da un lato “la Carta Costituzionale è famigliocentrica, di fatto invece gli articoli del codice civile”, così come modificato dalla riforma del 1975, “finiscono per regolarizzare non i diritti della famiglia, ma i diritti dei singoli componenti della stessa” comportando una serie di ricadute non solo sotto il profilo economico e fiscale, ma anche sotto il profilo educativo. <br />Secondo il Prof. Sandulli, invece, bisognerebbe cercare di riprendere il discorso del patto tra cittadini ed Istituzioni cercando di arrivare a rendere nuovamente la famiglia una protagonista poiché solo riconoscendo la famiglia come principale soggetto economico si potranno avere notevoli benefici non solo dal punto di vista demografico, ma anche economico e in particolare in materia di lavoro. In particolare, vista l’impossibilità attuale per lo Stato di garantire un adeguato servizio di Welfare, la famiglia potrebbe divenire un luogo privilegiato di esercizio concreto della sussidiarietà, con grandi benefici a vantaggio dell’intera collettività. (Elisa Fantini)<br />Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-77190846412569265342012-04-12T11:42:00.000+02:002012-04-12T11:42:47.504+02:00I Giuristi Cattolici e AvvenireSegnaliamo all'attenzione di tutti l'editoriale del Presidente Centale Prof. Francesco D'Agostino:<br />
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<span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">Tra démariage e First Girl</span></span><br />
<span style="font-size: small;">in "Avvenire" 28.03.2012</span> p. 2<br />
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Alcina era una maga, che abitava in un castello incantato. Per i cavalieri che vi si trovavano dentro, il castello diveniva una gabbia, dalla quale essi desideravano, ma invano, fuggire. I cavalieri che invece giungevano alle sue porte, venivano pervasi dal desiderio irrefrenabile, ma anche inappagabile, di penetrarvi. Sembra che un qualche analogo incantamento stia diffondendosi nella società italiana. Chi è sposato anela a fuoriuscire dalla gabbia del matrimonio, auspicando una legge che sancisca il “divorzio breve”, anzi un divorzio brevissimo (e, perché no?, istantaneo!). Chi invece non è sposato e non vede il modo di sposarsi, come gli omosessuali, anela ad una legge che riconosca questo “diritto”, nelle forme più ampie possibili. La confusione, bisogna riconoscerlo, è massima. Che le cose si stessero mettendo così, era però palese da tempo. Già diversi anni fa, il canonista spagnolo Pedro-Juan Viladrich parlava dell’ “agonia del matrimonio legale”. Più o meno negli stessi anni una studiosa francese, non giurista ma sociologa, Irène Théry, inventava un efficace neologismo: la “dematrimonializzazione” (ma il termine francese “démariage” ha ben altra pregnanza). Sia Viladrich che la Théry si interrogavano, più che sul senso del vertiginoso moltiplicarsi delle convivenze extra-matrimoniali nelle grandi società secolarizzate occidentali, sul progressivo e inarrestabile crescere di una duplice e contraddittoria frenesia: da una parte quella della fuga dal diritto matrimoniale e dall’altra quella della ricerca di nuove forme di legittimazione giuridica per la vita a due. <br />
Al diffondersi del “démariage” siamo ormai abituati. Dovremo probabilmente abituarci ad un nuovo e diverso fenomeno, che sta lentamente emergendo in questi ultimi tempi. Non esiste ancora una parola utile a definirlo; di cosa si tratti, però, non è affatto difficile dire. Al deperimento del matrimonio sta seguendo il deperimento del divorzio. Attenzione però: il deperimento del divorzio non va interpretato come una rivincita del matrimonio legale, cioè come un ritrarsi e un esaurirsi del fenomeno del “démariage”. Assolutamente no. Semplicemente, come stanno crescendo, per molte coppie di conviventi, nuove istanze istanze di giuridicizzazione del loro rapporto, stanno ora venendo meno, per molte coppie sposate che ritengono esaurita la loro esperienza matrimoniale, le ragioni per divorziare e nello stesso tempo stanno per esse emergendo nuove istanze di qualificazione delle loro nuove esperienze di convivenza. Per molti coniugi divorziare starebbe insomma diventando una mera e costosa pratica legale, irrilevante socialmente, moralmente e personalmente. Sta dando una prova vistosa di questa nuova sensibilità il neo- presidente tedesco Joachim Gauck, regolarmente sposato da anni con una donna, Gerhild (che gli ha dato quattro figli) e altrettanto regolarmente (si fa per dire) convivente da vari anni con un’altra donna, Daniela Schadt. Né Joachim, né Gerhild, né Daniela avvertono l’esigenza di ricorrere al divorzio per regolarizzare la loro strana situazione. Non per questo, però, viene meno da parte loro l’esigenza di giustificarla e qualificarla: in un’intervista a un giornale, la stessa Daniela (cioè l’attuale “compagna” del Presidente) ha rilevato che tra di loro di divorzio e nuovo matrimonio non si parla, perché nessuno ne vede la necessità. Nello stesso tempo né Gauck né Daniela ritengono di mantenere in un ambito di stretta privacy il loro rapporto: di conseguenza questo “caso” presidenziale (c’è da scommetterci sopra) acquisterà ben presto la valenza di un esempio degno di imitazione da parte di molti tedeschi. Basterà trovare la via per qualificare la nuova situazione. Ci sta provando un quotidiano autorevole come “Die Welt”, che ha già proposto l’espressione con cui definire Daniela Schadt: non potendola qualificare come “moglie”, né come “compagna” del Presidente, né meno che mai “First Lady”, ha deciso di denominarla, con garbata leggerezza, “First Girl” (anche se l’età anagrafica di Daniela dovrebbe far ritenere un po’ ironico questo appellativo). <br />
Sembra davvero, insomma, che la confusione stia raggiungendo livelli mai prima immaginati, nemmeno da parte del vecchio e amabile poeta cantore del castello di Alcina. <br />
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Francesco D’Agostino<br />
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<a href="http://www.avvenire.it/%20" target="_blank">http://www.avvenire.it/ </a>Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-45812929999175484682012-04-12T11:36:00.001+02:002012-04-12T21:21:36.866+02:00Corsi di Formazione UGCI<span style="font-size: large;"><b><span style="color: #0b5394;">Corso di Alta Formazione sui Valori Giuridici Fondamentali - III edizione</span></b></span><br />
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Roma, 7 - 11 settembre 2012<br />
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L'UGCI attiva nel prossimo settembre (dal 7 all' 11) a Roma il terzo corso dedicato all'approfondimento dei valori giuridici fondamentali, rivolto espressamente a giovani giuristi. L'UGCI metterà a disposizione dei corsisti 30 borse di studio in grado di coprire integralmente le spese di soggiorno a Roma e quelle relative al materiale didattico che verrà fornito ai partecipanti.<br />
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Per ogni tipo di comunicazione: dott.ssa Angela Votrico (e-mail: votrico@juris.uniroma2.it)<br />
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<div style="color: blue;"><span style="font-size: large;">PROGRAMMA</span></div><br />
<span style="color: #0b5394;">UNIONE GIURISTI CATTOLICI ITALIANI</span><br />
<span style="color: #0b5394;">Terzo Corso intensivo di Alta Formazione sui</span><br />
<span style="color: #0b5394;">Valori Giuridici Fondamentali</span><br />
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<b style="color: #0b5394;">STATO E GIUSTIZIA <i>oggi</i></b><br />
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Centro Internazionale di Animazione Missionaria (CIAM)<br />
Roma - Via Urbano VIII, 16<br />
7-11 Settembre 2012<br />
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<ul><li>venerdì 7 Settembre</li>
</ul><br />
ore 18.00<br />
Accoglienza<br />
ore 19.00<br />
Francesco D'Agostino - Saluto ai partecipanti e introduzione al corso<br />
ore 20.00<br />
Cena<br />
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<ul><li>sabato 8 Settembre</li>
</ul><br />
ore 9.00<br />
S.Em.Rev.ma Card. Camillo RUINI - Il problema antropologico, oggi<br />
ore 10.00<br />
Approfondimento nei gruppi di studio<br />
ore 11.30<br />
Dibattito con il relatore<br />
ore 13.00<br />
Pranzo<br />
ore 15.00<br />
Prof. Giuseppe IGNESTI (Lumsa) - Lo Stato nel pensiero cattolico del ‘ 900<br />
ore 16.00<br />
Approfondimento nei gruppi di studio<br />
ore 17.30<br />
Dibattito con il relatore<br />
ore 20.00<br />
Cena<br />
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<ul><li>domenica 9 Settembre</li>
</ul><br />
ore 9.00<br />
Santa Messa e Meditazione celebrata da S.Em.Rev.ma Card. Francesco Coccopalmerio<br />
ore 13.00<br />
Pranzo<br />
ore 15.00<br />
Prof. Francesco D’Agostino (UGCI) - Il potere tributario dello Stato<br />
ore 16.00<br />
Approfondimento nei gruppi di studio<br />
ore 17.00<br />
Dibattito con il relatore<br />
ore 20.00<br />
Cena<br />
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<ul><li>lunedì 10 Settembre</li>
</ul><br />
ore 9.00<br />
Prof. Stelio Mangiameli (Università di Teramo) - Federalismo oggi<br />
ore 10.00<br />
Approfondimento nei gruppi di studio<br />
ore 11.00<br />
Dibattito con il relatore<br />
ore 13.00<br />
Pranzo<br />
ore 15.00<br />
Prof.ssa Laura Palazzani (Lumsa) - Teoria della giustizia e allocazione delle risorse<br />
ore 16.00<br />
Approfondimento nei gruppi di studio<br />
ore 17.00<br />
Dibattito con il relatore<br />
ore 20.00<br />
Cena<br />
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<ul><li>martedì 11 Settembre</li>
</ul><br />
ore 9.00<br />
Prof. Fabio Macioce (Lumsa) - Cittadinanza e immigrazione<br />
ore 10.00<br />
Approfondimento nei gruppi di studio<br />
ore 11.00<br />
Dibattito con il relatore<br />
ore 12.00<br />
Consegna degli attestati di frequenza e chiusura del corso<br />
ore 13.00<br />
PranzoUnione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-86741567024316605672012-04-12T11:29:00.000+02:002012-04-12T11:29:28.586+02:00Le pubblicazioni dei Giuristi CattoliciSegnaliamo a tutti gli interessati che è on line, ad accesso libero e gratuito, il volume che riproduce gli Atti di un omonimo convegno dell'Unione Giuristi Cattolici di Pavia dello scorso anno:<br />
Mariella Magnani - Marco Ferraresi (a cura di), Da Pomigliano a Mirafiori: viaggio nell'attualità del diritto sindacale italiano, Pavia University Press, 2012.<br />
<a href="http://purl.oclc.org/paviauniversitypress/atti/ferraresi-magnani-2012%20" target="_blank">http://purl.oclc.org/paviauniversitypress/atti/ferraresi-magnani-2012 </a>Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-17316985192688179312012-04-12T11:25:00.002+02:002012-04-12T16:35:33.776+02:00Dalle Unioni Locali<div style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;"><b>Unione di Genova</b></span></div><div style="color: #0b5394;"><br />
</div><div style="color: #0b5394;"><i><span style="font-size: small;"><b>Giurisdizione e competenza del giudice italiano in materia di diritto di famiglia e minorile</b></span></i></div><br />
Lunedì 19 Marzo, nella nuova prestigiosa sala del Centro di cultura, formazione ed attività forensi dell’Ordine degli Avvocati di Genova, in Via XII Ottobre 3, si è tenuto un interessantissimo convegno dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani sul tema della giurisdizione e della competenza in materia di diritto di famiglia e minorile.<br />
Dopo l’introduzione dell’Avv. Enrico Bet, Presidente dell’U.G.C.I. di Genova, il Prof. Avv. Sergio Carbone, Ordinario di diritto dell’Unione Europea all’Università di Genova, ha parlato dell’evoluzione dei principi di diritto internazionale privato in ambito familiare nel senso di privilegiare gli effetti ammissibili nel nostro ordinamento nell’applicazione di istituti giuridici sconosciuti, quali il ripudio, il matrimonio poligamico, la kafala, superando il problema della loro qualificazione per recuperare gli effetti del rapporto che presentino la possibilità di venire riconosciuti alla stregua di profili analoghi degli istituti tradizionali, col limite dell’ordine pubblico, ad esempio ai fini del ricongiungimento familiare.<br />
Quindi, la Prof. Ilaria Queirolo,Ordinario di Diritto Internazionale all’Università di Genova ha illustrato la disciplina della separazione e del divorzio nel diritto dell’Unione Europea, richiamando, in particolare il Regolamento 2201/2003, che sancisce l’alternatività di svariate giurisdizioni concorrenti, cumulativamente per i procedimenti di separazione, divorzio, nullità o annullamento del matrimonio, prevedendo comunque la trascrizione e la circolazione automatica dei provvedimenti, e quindi l’efficacia, in tutti i paesi aderenti. Relativamente al Regolamento 1259/2010, concernente all’individuazione della legge sostanziale applicabile ai vari rapporti familiari, che entrerà in vigore dal prossimo mese di giugno, ne ha illustrato la caratteristica che attribuisce alle parti il potere di sceglierla convenzionalmente.<br />
L’Avv. Roberto Revello, notissimo avvocato rotale di Genova, ha parlato della disciplina del matrimonio concordatario, sottolineando come, a seguito del protocollo addizionale di modifica del Concordato lateranense sottoscritto il 18/2/1984, non vi sia più l’esclusività della giurisdizione ecclesiastica, ed analizzando i rapporti tra il procedimento ecclesiastico di nullità ed il giudizio civile sulla separazione o sul divorzio, nonché i limiti di ordine pubblico, con particolare riferimento alla riserva mentale.<br />
Infine l’Avv. Laura Carpaneto, ricercatrice presso l’Università di Genova, nell’affrontare l’argomento della tutela del minore nel diritto internazionale si è soffermata sulla sottrazione internazionale di minore, evidenziando come il Regolamento CE 2201/2003 abbia integrato la precedente convenzione dell’AIA del 1980. Sull’adozione e sulla procreazione assistita, ha sottolineato come, in entrambi i settori, si affermi il principio di continuità dello status delle persone nonostante diverse disposizioni di diversi ordinamenti nell’ambito UE. <br />
Tutti i relatori hanno articolato i loro interventi con una dettagliata casistica, che ha arricchito il convegno di interessantissimi contributi.<br />
(Avv. Massimo Benoit-Torsegno)<br />
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<div style="color: #0b5394;"><b><span style="font-size: large;">Unione di Pavia</span></b></div><div style="color: #0b5394;"><br />
</div><div style="color: #0b5394;"><i><span style="font-size: small;"><b>Incontro - Ritiro regionale dei Giuristi Cattolici della Lombardia</b></span></i></div><br />
Sabato 3 marzo il Seminario diocesano della nostra Città ha ospitato il ritiro di Quaresima dell’Unione Giuristi Cattolici della Lombardia. L’incontro, presieduto dal Vescovo Mons. Giovanni Giudici, ha visto la partecipazione delle unioni locali di Pavia, Como, Bergamo, Brescia e Milano, alla presenza del Delegato regionale avv. Fernando Del Re e del presidente locale dott. Marco Ferraresi. Mons. Giudici, attraverso la Lectio Divina su “Isaia 11: la pace”, ha esortato i presenti a divenire costruttori di pace. Evidenziando l’attualità delle parole del profeta, ha ricordato come anche laddove la società sperimenta morte e distruzione possa nascere qualcosa di buono. La speranza della pace non è solo nel futuro, ma è oggi e tutti noi dobbiamo essere costruttori della pace: pertanto dobbiamo annunciarla e sopportare il peso di questo annuncio, anche quando l’altro non accoglie il nostro messaggio. Il “virgulto” germoglierà anche dove non sembra esserci speranza di pace. Ma come possiamo realizzare ciò? Riconoscendo che tra noi e il nostro contendente c’è un terzo, Dio, che scruta il nostro animo, garantisce l’autenticità dei rapporti umani e ci conduce ad amare i nostri nemici. Saremo costruttori di pace solo se ricorderemo che, insieme, siamo incamminati verso la vita eterna. Dopo le confessioni, l’adorazione eucaristica, la celebrazione della Santa Messa e il pranzo sociale, accompagnati da Padre Giustino Casciano i partecipanti hanno potuto ammirare la Basilica di san Pietro in Ciel d’Oro e rendere omaggio alle spoglie di S. Agostino e di S. Severino Boezio.<br />
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<span style="font-size: small;"> Mariateresa Minniti Segretario UGC Pavia </span><br />
<span style="font-size: small;"></span><br />
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<div style="color: #0b5394;"><span style="font-size: small;"><i><b> La clausola del “buon costume” tra arte, pubblicità e sentimento religioso </b></i></span></div><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;"><i><b> </b></i></span></span> <br />
Ha avuto ad oggetto una riflessione ad ampio raggio sul concetto giuridico-sociale del “buon costume”, il convegno organizzato mercoledì 7 marzo dall’Unione Giuristi Cattolici di Pavia “Beato Contardo Ferrini” nell’Aula Volta dell’Università.<br />
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Don Giovanni Lodigiani, docente di Teologia morale presso l’I.S.S.R. di Pavia e Vigevano, ha tracciato in via introduttiva lo sfondo prettamente antropologico su cui va inquadrato il tema del pudore – pur arduo da ricostruire in una società moralmente variegata, come la nostra – e dei limiti che esso può richiedere alla libertà d’espressione, a norma dell’art. 21 della Costituzione. <br />
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Ha poi inaugurato l’analisi dei profili più strettamente giuridici la Prof. Grazia Mannozzi, Ordinario di Diritto penale all’Università dell’Insubria, che ha illustrato l’evoluzione storica e la configurazione attuale dei presidi penalistici a tutela del buon costume. Quest’ultimo è clausola normativa “elastica” per eccellenza, dal momento che si riferisce a termini, quali “pudore” e “vergogna”, che esprimono sentimenti individuali la cui reiterazione, nel tempo e nello spazio, costituisce la “moralità pubblica”; a sua volta, essa può definirsi come l’insieme dei precetti di cui una collettività si dota per evitare che la sessualità del singolo si estrinsechi in modo moralmente dannoso. Una ricognizione della normativa in materia porta a individuare le vittime da tutelare nei bambini e negli adolescenti, fasce fragili per definizione. <br />
<br />
Sul tema del buon costume nel diritto della pubblicità e della proprietà intellettuale è intervenuto l’Avv. Giovanni Angelicchio, Dottore di ricerca dell’Università di Pavia, il quale ha ricordato come, anche a livello europeo, marchi e brevetti debbano rispettare il limite del buon costume, che peraltro – nonostante il silenzio della legge – è da ritenersi senz’altro applicabile al diritto d’autore. A norma del codice della proprietà industriale, non possono coprirsi con brevetto le invenzioni la cui attuazione sia contraria al buon costume: ed è indubitabile che tali siano diverse invenzioni nel settore delle biotecnologie (la clonazione umana, le modifiche genetiche non giustificate da esigenze terapeutiche, la creazione di chimere), tutte censurate dalle guidelines dell’Unione Europea in materia di brevettabilità. Il relatore ha poi effettuato un’ampia carrellata dei casi più rilevanti, in ambito commerciale, di collisione col buon costume, tra cui la recente controversa campagna fotografica di Benetton, il discusso marchio “A-style” e il “miracolistico” spot di Sky. Oggi, alla luce del codice di autodisciplina delle comunicazioni commerciali e della giurisprudenza relativa, le violazioni del buon costume costituiscono condotte di concorrenza sleale, in quanto, offendendo il consumatore, minano la credibilità stessa del sistema pubblicitario. <br />
<br />
Ha concluso il Prof. Luciano Musselli, Ordinario emerito di Diritto ecclesiastico presso la nostra Università, con una riflessione dedicata al rapporto tra buon costume e tutela del sentimento religioso. Tale relazione, stante l’assenza di menzioni del buon costume nella ormai scarna normativa penale in materia di offese alla religione, può apparire marginale, ma diventa feconda se si considera che i boni mores stigmatizzano tutti i comportamenti repellenti e suscettibili di riprovazione sociale, come recentemente emerso in relazione all’opera teatrale di Romeo Castellucci, che ha sollevato numerosi interrogativi riguardo alla libertà d’espressione (art. 21 Cost.) e artistica (art. 33 Cost.), ma anche alla libertà (di critica) religiosa, qualora ad un’opera si volesse annettere un messaggio in tal senso. <br />
<br />
Il Professore ha sottolineato come anche la satira religiosa più volgare, o le offese nei confronti della Madonna o del Santo Padre, siano andate esenti da conseguenze giudiziarie serie; ha però additato l’art. 403 del codice penale, che punisce il vilipendio a chi professi una religione, quale via per ottenere una difesa per il culto stesso, specie in un contesto sociale in cui la diffamazione delle religioni, attraverso i loro simboli, è capace di originare tensioni esplosive, che nascono dall’autotutela, anche violenta, del sentimento religioso comunitario, promossa da singoli o da gruppi. Tensioni che il diritto, come recentemente riconosciuto anche da una risoluzione ONU, ha il compito di arginare, ricorrendo al bilanciamento degli interessi costituzionali in gioco nell’ottica di una generale responsabilizzazione, reprimendo le blasfemie e rivitalizzando il limite del buon costume, come sintesi di valori e comportamenti esigibili in una società democratica, laica ma non antireligiosa. <br />
<span style="font-size: small;"> <i><b> </b></i><i style="color: #0b5394;"><b> </b></i></span><br />
<div style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><i style="color: #0b5394;"><b>Consenso informato: strumento dell'alleanza terapeutica</b></i> </span></div><div style="font-family: inherit;"><br />
</div><div style="font-family: inherit;"></div><span style="font-family: inherit;">E’ stato un convegno appassionato e appassionante, quello tenutosi sabato 31 marzo 2012 in Aula Volta dell’Università di Pavia, sul tema “Consenso informato: patto dell’alleanza terapeutica”, con una buona partecipazione di pubblico, soprattutto di giuristi.</span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;"> Massimo Gandolfini ha attirato la nostra attenzione di giuristi: egli, da medico esperto di gravi disabilità, ha infatti partecipato ad alcune audizioni al Senato sul disegno di legge in tema di dichiarazioni anticipate di trattamento.</span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;"> Catia Tamai ha trattato del ruolo dell’ostetrica nell’informazione preventiva al consenso, in particolare con un interessante riferimento alla donazione del sangue placentare.</span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;"> Gloria Pelizzo si occupa di bambini “non perfetti”. Il suo intervento si è incentrato sulla comunicazione con i bambini e con i loro genitori, anche con toccanti testimonianze personali.</span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;"> Mauro Ronco ha rappresentato i rischi della dilatazione del principio di autodeterminazione sulla tenuta complessiva dell’ordinamento giuridico.</span><br />
<br />
<span style="font-family: inherit;"> Maria Assunta Zanetti, come presidente del CAV Pavia, ha introdotto il convegno e Marco Ferraresi, come presidente dell’UGC Pavia, ha tenuto un intervento conclusivo di sint</span>esi.<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"></span><br />
</span><br />
<div style="color: #0b5394;"><span style="font-size: large;"><b>Unione di Roma</b></span></div><div style="color: #0b5394; font-family: inherit;"><br />
</div><div style="font-family: inherit;"><span style="font-size: large;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: small;"><i>Famiglia prima impresa </i></span></b></span></div><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: large;"><b></b></span><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;">Si è tenuto a Roma, venerdì 30 marzo 2012, presso il Palazzo Baldassini, sede dell’Istituto Luigi Sturzo, un incontro di studio, organizzato dall’Unione Romana Giuristi Cattolici, in collaborazione con la LUMSA e nell’ambito del progetto Genius Loci – Archivio della generatività italiana (www.generativita.it)- con lo stesso Istituto Sturzo, sul tema “Famiglia prima impresa”. <br />
La necessità di un tale incontro è scaturita da una constatazione: la famiglia produce servizi a favore di se stessa e dei suoi membri. Da questo fatto si può facilmente dedurre che la famiglia non si limita a consumare, ma soprattutto investe – come tutte le imprese – le sue risorse per svolgere appieno i suoi compiti.<br />
Sono intervenuti il Dott. Giuseppe De Rita -Presidente del CENSIS -, il Prof. Ugo Petronio – Università La Sapienza di Roma -, il Prof. Giovanni Giacobbe – Emerito Università Lumsa di Roma - e l’Avv. Vincenzo Bassi – tributarista-. <br />
L’incontro è stato moderato dal Prof. Giuseppe Della Torre –Presidente onorario U.G.C.I., Rettore Università Lumsa di Roma-. <br />
Ciò che è emerso, è stata la polivalenza della famiglia italiana come soggetto economico, cioè come contemporaneamente soggetto di reddito, di consumo, di risparmio, di investimento. In particolare il dott. Giuseppe De Rita ha evidenziato “quanto sia fondamentale il ruolo dell'investimento, visto che la famiglia da un lato investe in una crescita patrimoniale (mobiliare ed immobiliare), dall'altro investe nelle aziende dei suoi vari componenti. E l'identificazione che ne risulta fra famiglia e impresa è l'aspetto oggi più delicato sia per il futuro del nostro sistema di impresa sia per il futuro della struttura familiare”.<br />
In effetti, la funzione economica e sociale della famiglia è stata sottovalutata durante la modernità. Anche per questo negli ultimi decenni la famiglia e il suo ruolo sta tornando di attualità con tutte le sue contraddizioni e ambiguità. Una stagione nuova è dunque alle porte che ci pone il delicato problema di risolvere il problema della armonizzazione tra tempo di vita familiare e lavorativa.<br />
Il giurista, chiamato ad analizzare l’istituto familiare, non può perciò prescindere da queste riflessioni di carattere economico e sociale. A tal proposito, è vero, considerare la famiglia come una normale impresa (la proto impresa) di servizi è riduttivo, tuttavia è altrettanto vero che sarebbe riduttivo se non si considerasse la famiglia altresì come un’impresa.<br />
Oltretutto, per il prof. Giovanni Giacobbe -già Presidente Forum della Famiglia-, il nucleo centrale che caratterizza la famiglia nell'ordinamento costituzionale ed ordinario vigente, rimane ”individuato nell'art. 29 comma 1 della Costituzione che, precisando la portata dell'art. 2 della stessa Costituzione, riconosce la famiglia come la società naturale fondata sul matrimonio. Codesta articolazione ha implicazioni di rilievo nella normativa ordinaria in tema di rilevanza delle formazioni sociali”.<br />
Secondo l’avv. Vincenzo Bassi “le conseguenze pratiche del riconoscimento della natura anche economica (oltreché sociale) della famiglia sono molteplici, a partire dall’ambito fiscale. Ma non solo, una volta riconosciuta l’affidabilità dell’”impresa famiglia”, il sistema produttivo potrà più facilmente organizzare economie di scala a vantaggio delle famiglie, che beneficeranno così di servizi sempre più efficienti ed economici”.<br />
Per la nutrita partecipazione, l’incontro ha raggiunto il suo obiettivo, che era quello di introdurre (nuovi) argomenti economici a sostegno della centralità della famiglia e delle associazioni familiari, per la loro capacità potenziale di armonizzare la crescita economica e lo sviluppo sociale di una comunità. (v.b.)</span><br />
<br />
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><i><b><span style="color: #0b5394;">Celebrazione Eucaristica 31 marzo 2012</span></b></i></span><br />
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><i><b><span style="color: #0b5394;"> </span></b></i></span><!--[if gte mso 9]><xml> <w:WordDocument> <w:View>Normal</w:View> <w:Zoom>0</w:Zoom> <w:TrackMoves/> <w:TrackFormatting/> <w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone> <w:PunctuationKerning/> <w:ValidateAgainstSchemas/> <w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid> <w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent> <w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText> <w:DoNotPromoteQF/> <w:LidThemeOther>IT</w:LidThemeOther> <w:LidThemeAsian>X-NONE</w:LidThemeAsian> <w:LidThemeComplexScript>X-NONE</w:LidThemeComplexScript> <w:Compatibility> <w:BreakWrappedTables/> <w:SnapToGridInCell/> <w:WrapTextWithPunct/> <w:UseAsianBreakRules/> <w:DontGrowAutofit/> <w:SplitPgBreakAndParaMark/> <w:DontVertAlignCellWithSp/> <w:DontBreakConstrainedForcedTables/> <w:DontVertAlignInTxbx/> <w:Word11KerningPairs/> <w:CachedColBalance/> </w:Compatibility> <m:mathPr> <m:mathFont m:val="Cambria Math"/> <m:brkBin m:val="before"/> <m:brkBinSub m:val="--"/> <m:smallFrac m:val="off"/> <m:dispDef/> <m:lMargin m:val="0"/> <m:rMargin m:val="0"/> <m:defJc m:val="centerGroup"/> <m:wrapIndent m:val="1440"/> <m:intLim m:val="subSup"/> <m:naryLim m:val="undOvr"/> </m:mathPr></w:WordDocument> </xml><![endif]--><!--[if gte mso 9]><xml> <w:LatentStyles DefLockedState="false" DefUnhideWhenUsed="true"
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<br />
La cerimonia, organizzata in collaborazione con l’Arcisodalizio della Curia Romana, ha avuto inizio con la dotta meditazione sul Mistero Pasquale e sul Processo a Gesù, dettata da Mons. Giordano Camberletti, Prelato Uditore della Rota Romana, ed è proseguita con la S. Messa festiva e con la lettura recitativa del Passio, concelebrata dallo stesso Mons. Camberletti e dal Prof. Don Davide Cito, dell’Università Pontificia della S. Croce, Consulente Ecclesiastico dell’Unione Romana.<br />
<br />
E’ seguito il suggestivo rito della benedizione delle Palme, con la successiva consegna del tradizionale ramoscello di ulivo a ciascuno dei presenti.<br />
<br />
Al termine della S. Messa, il Prof. Giuseppe Dalla Torre, Magnifico Rettore dell’Università LUMSA e Presidente Onorario dell’Unione Giuristi Cattolici ha commemorato il Prof. Renato Baccari, illustre canonista recentemente scomparso dopo essere stato per lunghi anni socio assiduo ed autorevole dell’Unione Romana.<br />
<br />
Con accenti commossi e con profonda competenza della materia, il Prof. Dalla Torre ha rievocato la lunga e brillante carriera accademica del Prof. Baccari, quale ordinario di diritto canonico ed ecclesiastico soprattutto negli Atenei di Bari e di Napoli, così come la parte decisiva da lui avuta nella fondazione della prestigiosa Società Canonistica Italiana.</span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"></span></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><i style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #0b5394;"> </span></b></i></span></div><span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"></span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #0b5394; font-size: large;"><b>Prossime iniziative</b></span></span></span><br />
<span style="font-size: small;">Segnaliamo a tutti gli interessati le seguenti iniziative:</span><br />
<div style="font-family: inherit;"><b><span style="font-size: small;"><span style="color: #0b5394; font-size: x-small;">Unione di Pavia</span> </span><span style="color: #0b5394; font-size: large;"> </span></b><br />
<span style="color: #0b5394; font-size: large;">S. MESSA DI RINGRAZIAMENTO - CINEFORUM</span></div><div style="font-family: inherit;"><span style="font-size: small;"><b>Data</b>: 16 aprile 2012 - ore 18.30<br />
<b>Luogo</b>: </span><span style="font-size: small;">Pavia - Chiesa del Carmine</span><span style="font-size: small;"> </span></div><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><b>Intervengono</b>: Dott. Fabio Rota</span></span><br />
<br />
<span style="font-size: x-small;"><b style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Unione di Piacenza </span></b></span><br />
<div style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">DIRITTO ALLA SEPARAZIONE, ADDEBITO E RESPONSABILITÀ PER VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI CONIUGALI</span></span><b style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><br />
<span style="color: black;"><span style="font-size: small;">Data: </span></span></span></b><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;">19 aprile 2012 - ore 18.00</span></span></span></span></span></span></div><div style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><b>Luogo:</b> Piacenza - Sala delle Colonne del Palazzo Vescovile - Piazza Duomo, 33</span></span></span></span></span></span></div><div style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><b>Intervengono: </b>Avv. Prof. Mauro Paladini</span></span></span></span></span></span></div><div style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"></span></span></span></span></span></span></div><div style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: x-small;"><b style="color: #0b5394;">Unione di Firenze</b></span></span></span></span></span></span></span></div><div style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;">LA GIUSTIZIA COME VALORE GIURIDICO FONDAMENTALE</span></span></span></span></span></span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><b style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"> <br />
Data: </span></span></span></b><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;">21 aprile 2012 - ore 9.30</span></span></span></span></span></span></div><div style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><b>Luogo:</b> Firenze - Palazzo Incontri - Sala Verde</span></span></span></span></span></span></div><div style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: large;"><span style="color: #0b5394;"><span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><b>Intervengono: </b>Avv. Mario Cioffi - Prof. Francesco D'Agostino - Dott. Francesco Zini</span></span></span></span></span></span></div><div style="color: black;"><br />
</div><div style="color: black;"><br />
</div><div style="color: black;"></div>Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-1534447852938049422012-02-20T17:22:00.000+01:002012-02-20T17:22:08.881+01:00Consulente Ecclesiastico Unione Giuristi Cattolici ItalianiI Consiglieri Centrali e tutti i Soci esprimono vivissimi rallegramenti a S.E. Card. Francesco Coccopalmerio.Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-37901857149649453582012-02-17T11:06:00.005+01:002012-03-23T11:52:25.880+01:00I Giuristi Cattolici e AvvenireSegnaliamo all'attenzione di tutti l'editoriale del Presidente Centrale Prof. Francesco D'Agostino:<span style="color: #0b5394; font-size: large;"> </span><br />
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<span style="color: #0b5394; font-size: large;">Ma le leggi non possono evolvere in tribunale</span><br />
<span style="font-size: x-small;">in “Avvenire”, 12.02.2012, p. 2</span><br />
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Lascio ad altri (o ad altre occasioni) una calibrata valutazione politica dell’ “emendamento Pini”, approvato alla Camera, che, se confermato in Senato, consentirebbe la citazione diretta di un giudice da parte di un cittadino che si ritenesse da lui danneggiato per dolo, colpa grave o “violazione manifesta del diritto”. La questione della responsabilità dei magistrati è molto complessa, come emerge dai mille commenti che il caso ha suscitato. Preferisco soffermarmi a ragionare su uno solo di questi commenti, una dichiarazione attribuita a un autorevole magistrato di Cassazione, Giuseppe Maria Berruti. A suo avviso, se la norma fosse definitivamente approvata “sarebbe la fine della giurisprudenza evolutiva. Tutto sarebbe notarile e ancorato ai precedenti di 40 anni fa”.<br />
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L’osservazione appare sulle prime sensata, soprattutto in un’epoca, come la nostra, attentissima ai cambiamenti “storici” e tutta protesa a recepire i “segni dei tempi”. Il punto è che questi cambiamenti e questi segni devono essere valutati da chi ha una responsabilità politica, cioè dal legislatore, che ha appunto il compito di intervenire nella legislazione, adattandola al “nuovo che avanza” (si spera saggiamente e rispondendo poi all’elettorato del buono o del cattivo uso della sua “saggezza”). La magistratura, invece, nel nostro paese (diversamente che in altri) non risponde all’elettorato ed è soggetta alla legge (art. 101 della Costituzione). La questione essenziale quindi è questa: è compatibile un’ interpretazione “evolutiva” con la soggezione del giudice alla legge?<br />
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Temo proprio di no. Non voglio entrare qui in spinose questioni di teoria dell’interpretazione, come quelle che distinguono diverse legittime modalità di interpretazione, quella letterale e quella storica, quella restrittiva e quella estensiva, quella analogica e quella appunto “evolutiva”. Vorrei soltanto rimarcare che, rispetto alle altre, quella evolutiva è un’interpretazione “straordinaria”, che forza indebitamente sia la lettera che lo spirito della legge. Nelle altre forme di interpretazione, infatti, il giudice opera come custode dell’ordinamento, utilizzando nell’ applicazione che è chiamato a fare del testo normativo fattori che sono intrinseci alla legge. Nell’interpretazione evolutiva, invece, il giudice pone se stesso come motore del cambiamento sociale e pretende di leggere nella legge ciò che nella legge non c’è, ma che egli vorrebbe tanto che ci fosse. Il giudice, però, non esiste per modellare la società futura, ma per tutelare quella esistente. L’interpretazione evolutiva può anche essere, in singoli casi concreti, sacrosanta, ma non è mai democratica, perché viola le competenze del Parlamento e in un certo senso erode la sovranità popolare, che va esercitata “nelle forme e nei limiti della Costituzione”.<br />
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A dimostrazione della pericolosità delle interpretazioni evolutive, basti riflettere ai tentativi di sottoporre a questa forma di interpretazione non solo le leggi ordinarie, ma perfino gli articoli della Costituzione stessa. Si cerca di sostenere che l’art. 29, che definisce la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio” possa essere evolutivamente interpretato fino a ricomprendere forme di unione omosessuale. Si vuol leggere evolutivamente l’art. 32, secondo comma, che si limita ad affermare che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge, come se vincolasse i medici ad obbedire ciecamente alle prescrizioni di un testamento biologico di contenuto eutanasico. Si è perfino cercato, con estrema sottigliezza, di rileggere la forte affermazione dell’art. 11 (“L’Italia ripudia la guerra”) per sostenere che il “ripudio” non equivale a una “negazione” e che quindi sarebbero legittime non solo le spedizioni militari in altri paesi di carattere umanitario e finalizzate alla promozione della pace, ma anche quelle con più generali obiettivi strategici e geopolitici. E infine, sempre in omaggio a problematiche interpretazioni “evolutive”, si è cercato di svuotare di senso termini fondamentali come quelli di “fedeltà” e di “onore”, richiamati dalla Costituzione nell’art. 54, come se i tempi “evoluti” in cui viviamo ci imponessero di dare una lettura esclusivamente “privata” (e quindi né “giuridica” né “politica”) di questi valori.<br />
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Potrei andare avanti a lungo. “Tempora mutantur”, la storia va sempre avanti, dicevano i classici. Lo sappiamo. Ma è compito della politica, anzi è il suo più nobile compito, leggere i segni dei tempi, interpretarli e tradurli in buone leggi. Il compito dei giudici, non meno nobile, ma ben diverso, è solo quello di applicare le leggi secondo giustizia. Speriamo che i giudici se lo ricordino sempre.<br />
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Francesco D’Agostino<br />
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http://www.avvenire.it/Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8799135930133152448.post-83985018682275190112012-02-17T11:03:00.004+01:002012-03-23T11:37:37.826+01:00Le pubblicazioni dei Giuristi Cattolici<div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; line-height: normal;"><span style="font-size: 12pt;">Segnaliamo all'attenzione di tutti gli interessati il libro della Collana Quaderni dell'Unione Giuristi Cattolici di Pavia "Beato Contardo Ferrini" dal titolo "Benedetto XVI Legislatore", a cura di Marco Ferraresi e Cesare Varalda, edito da Cantagalli, Siena, 2011. </span></div><div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; line-height: normal;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; line-height: normal;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif; line-height: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="background: none repeat scroll 0% 0% white; font-size: 12pt;">“Questo libro trae spunto dal convegno “Benedetto XVI Legislatore Canonico”, tenutosi il 21 maggio 2011 nell’Università degli Studi di Pavia e organizzato dalla locale Unione Giuristi Cattolici.</span><span style="font-size: 12pt;"><br />
<span style="background: none repeat scroll 0% 0% white;">Due riflessioni emergono leggendo i saggi raccolti nel volume: in primo luogo si riscontra una profonda continuità del magistero in campo giuridico di Benedetto XVI con quello del suo predecessore, il Beato Giovanni Paolo II. In secondo luogo si può osservare che la mirabile opera di valorizzazione del ruolo del diritto canonico nella vita della Chiesa da parte dell’attuale Pontefice sia avvenuta non soltanto mediante il magistero orale e scritto, ma anche grazie ad un saggio utilizzo della </span><i>lex canonica </i><span style="background: none repeat scroll 0% 0% white;">a servizio della c</span><i>ommunio ecclesiae</i><span style="background: none repeat scroll 0% 0% white;">.</span><br />
<span style="background: none repeat scroll 0% 0% white;">Il filo rosso che sembra percorrere tutta la produzione giuridica del Legislatore canonico Benedetto XVI è senza dubbio, nella fedeltà alla tradizione ecclesiale, l’attenzione alla </span><i>salus aeterna animarum </i><span style="background: none repeat scroll 0% 0% white;">dei singoli fedeli, criterio ultimo di ogni norma canonica e ragione propulsiva di ogni riforma ecclesiale".</span> </span></div><div><br />
</div>Unione Giuristi Cattolicihttp://www.blogger.com/profile/00428940425420219780noreply@blogger.com