domenica 12 maggio 2013

Dalle Unioni Locali

Unione Locale di Cosenza
Sportello mensile ascolto

Mercoledì 8 maggio 2013, dalle ore 15 e 30 alle ore 17 e 30, in Rende di Cosenza, presso i locali del centro ascolto per anziani di Via Rossini, l'UGCI Cosenza, rappresentata nell'occasione dagli Avv.ti Nadya Vetere e Federico Montalto, darà corso allo" sportello mensile di informazione, orientamento e consulenza legale gratuita con divieto assuluto di assistenza". L'iniziativa deliberata all'unanimità vedrà impegnati, a turno, una volta al mese, tutti gli inscritti della locale Unione.

Unione locale di Firenze
Rinnovo cariche sociali

Il giorno 25 gennaio 2013 l'Assemblea dei Soci, appositamente convocata, ha proceduto al rinnovo delle cariche per il prossimo quadriennio.
Il Presidente uscente Avv. Mario Cioffi, dopo aver ringraziato per la collaborazione ricevuta negli oltre sedici anni di ininterrotta presidenza, ha chiesto di essere esonerato da ogni incarico associativo, anche al fine di agevolare il ricambio generazionale con l'assunzione di ruoli di responsabilità da parte di Soci in grado di apportare nuove energie. L'Assemblea ha quindi nominato i nuovi cinque Consiglieri nelle persone di Mario Buzio, Francesca Caprini, Francesco Farri, Ugo Franceschetti, Francesco Zini. Il Consiglio Direttivo così formato ha eletto Presidente Francesco Zini.
Tutte le nomine sono avvenute all'unanimità.
L'Assemblea sociale ha ringraziato il Presidente emerito Avv. Mario Cioffi per la passione, l'equilibrio e il generoso impegno di tanti anni, e in considerazione del ruolo svolto e dei tangibili risultati conseguiti in termini di credibilità ed immagine, ha deliberato di conferirgli il titolo di Presidente Onorario dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani di Firenze.
Pertanto gli incarichi sono così distribuiti:

PRESIDENTE ONORARIO: AVV. MARIO CIOFFI
PRESIDENTE EFFETTIVO: DOTT. FRANCESCO ZINI
VICE PRESIDENTI: NOT. MARIO BUZIO - AVV. FRANCESCA CAPRINI
CONSIGLIERI: AVV. FRANCESCO FARRI - AVV. UGO FRANCESCHETTI
CONSULENTE ECCLESIASTICO: DON DOTT. PEDRO DANIEL DALIO

Unione Locale Lanciano Ortona

Relazione attività svolta nel 2012

L’Unione Locale Giuristi Cattolici di Lanciano-Ortona ha proseguito nel 2012 lo svolgimento di iniziative e attività dirette all’approfondimento – come negli anni precedenti - di problematiche giuridiche, religiose, morali, sociali, alla luce dei principi dell’etica cristiana.

L’Associazione ha  tenuto numerosi incontri (con la presenza anche di familiari) durante i quali il Consulente Ecclesiastico Don Biagio Ngandum ha guidato tutti in riflessioni di carattere spirituale, principalmente in prossimità e in preparazione delle festività natalizie e pasquali.

Una iniziativa particolare, nel corso dell’anno, è stata quella svolta a Torino di Sangro, presso l’Oasi Naturalistica “Fernando Del Re”, in collaborazione con ”L’Opera di San Tommaso Apostolo” di Ortona. Si è trattato di un incontro svolto nel mese di aprile, alla presenza di un folto pubblico, avente per oggetto la vita e le opere dell’Apostolo Tommaso e la ricognizione delle reliquie conservate nella Cattedrale del Santo in Ortona.

L’incontro è stato apprezzato particolarmente dagli abitanti del luogo, che hanno avuto modo di apprendere aspetti e vicende della vita di San Tommaso mai conosciute in precedenza, e soprattutto che le Sue reliquie sono conservate nella Cattedrale di Ortona.

In sede assembleare, è stato affrontato anche il tema sul fondamento del diritto, oggetto del discorso tenuto da Papa Benedetto XVI in occasione della visita di Sua Santità al Parlamento Tedesco in data 22 settembre 2011. E’ stato evidenziato, in tale occasione, quale debba essere l’impegno dell’uomo politico nella partecipazione alla vita pubblica e come ogni sua azione debba rimanere subordinata sempre all’attuazione della “Giustizia”, secondo la legge iscritta nel cuore di ogni uomo.

Il Cristianesimo ha fondato sull’armonia tra natura e ragione le vere fonti del diritto e su tale armonia, illuminata dalla ragione creatrice di Dio, poggiano i criteri per distinguere il bene dal male. Tali principi Papa Benedetto ha voluto ricordare ai componenti del Parlamento della Sua Nazione. E’ facile poi considerare come il messaggio da Lui rivolto sia valido e diretto nei confronti di tutti i popoli.

Nell’ultimo periodo dell’anno, precisamente in data 30 novembre 2012, l’Unità Locale ha organizzato e svolto, in Collaborazione con L’Ordine degli Avvocati di Chieti, nella sede della Sezione Staccata di Ortona del Tribunale Civile e Penale, un Convegno avente per tema “L’affido condiviso”, istituto disciplinato dalla legge 08 febbraio 2006, che ha modificato alcuni articoli del codice civile. Relatore è stato il Dott. Geremia Spinello, Presidente del Tribunale di Chieti, e l’incontro ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico, tra cui molti professionisti del settore giuridico.

Il tema della famiglia è un tema molto avvertito nell’ambito della Comunità. Particolarmente sentita è la problematica che riguarda i figli i quali - è stato sottolineato dal relatore e anche da numerosi intervenuti al dibattito – sono quelli che maggiormente risentono gli influssi negativi che derivano dal conflitto tra i genitori, mentre è certo che sono loro, in ragione dell’età, che hanno maggiore bisogno di serenità.

Effetti evidenti, tenuto conto del poco tempo trascorso dall’entrata in vigore della legge, non sono ancora chiaramente avvertiti, ma si può ragionevolmente affermare che situazioni migliorative possano realmente conseguirsi.

Verso la fine dell’anno è stato affrontato anche il discorso sulla durata del Direttivo in carica, il cui periodo, com’è noto, è stato elevato – in sede Centrale - a quattro anni dal Consiglio dell’Unione,  in riforma della precedente norma statutaria.

E’ stato ritenuto dalla nostra Assemblea Locale, in considerazione della sostanziale unitarietà tra i regolamenti dell’Unione Centrale e quelli delle Unioni Locali, che ciascuna Unità locale possa ritenere automaticamente estesa al proprio regolamento la nuova disposizione dell’Unione Centrale e ritenere, quindi, automaticamente prorogato il Direttivo in carica per effetto, appunto, della nuova norma.

La decisione è stata formalizzata in tal senso dalla nostra Assemblea in data 01.febbraio 2013.

Ortona, 26 aprile 2013

                                                                                                                          IL PRESIDENTE

Dott. Giuseppe Carinci

 

Unione  Locale di Roma
LA REVISIONE DEL TITOLO V DELLA PARTE II DELLA COSTITUZIONE

Conversazione tenuta dal prof. Vittorio DI CIOLO il 15 febbraio 2013

Il relatore ha illustrato i problemi dello Stato regionale dibattuti in seno all’Assemblea Costituente. Espone quindi il titolo V della Costituzione del 1948, relativo alle Regioni, Province e Comuni. Si sofferma poi sul ruolo delle così dette « leggi cornice».

Illustra poi la revisione del titolo V parte II Costituzione operata dalla legge costituzionale 18.10.2001, n. 3 ed il contenuto della legge 5 giugno 2003 (così detta legge La Loggia) contenente disposizioni per l’adeguamento alla legge costituzionale succitata.

Come evidenziato dalla dottrina e dalla giurisprudenza, la citata legge costituzionale n. 3/2001 mostra vari punti di criticità, riconducibili ad una confusione nell’elenco delle materie affidate alla legislazione dello Stato e delle Regioni ed alla mancanza di un luogo della mediazione.

Pertanto, negli anni dal 2002 al 2006 la Corte Costituzionale ha dovuto affrontare un notevole contenzioso giuridico svolgendo un importante «ruolo di supplenza non richiesto e non gradito», secondo le parole pronunciate dal Presidente della stessa Corte il 2 aprile 2004.

Tra le molte sentenze della Corte Costituzionale, il relatore si è soffermato sulla n. 3 del 2003, che ha recuperato la flessibilità mancante facendo ricorso al principio di sussidiarietà dinamica, che l’articolo 118 Costituzione riferisce alle sole funzioni amministrative. Con essa la Corte ha istituito un vaso comunicante tra le competenze amministrative e quelle legislative dello Stato.

Il prof. Di Ciolo ha poi spiegato che la maggioranza di centrodestra, che ha vinto le elezioni il 14 maggio 2001, ha promesso un’ampia riforma della parte II Costituzione, andando ben oltre la riforma del titolo V. Tale riforma è stata sottoposta a vivaci critiche da parte di molti giuristi e dall’opposizione di centrosinistra.

Tale riforma, approvata in via definitiva dal Senato il 16.11.2005, in quanto approvata a maggioranza assoluta delle Camere è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e sottoposta a referendum, ai sensi dell’art. 138, 2° comma Costituzione. Il referendum – svoltosi il 25 e 26 giugno 2006 – NON è stato favorevole alla approvazione del testo.

L’autore cita la dottrina essenziale in argomento e ricorda le pregevoli indagini conoscitive svoltesi a partire dal 2001 sugli effetti prodotti dalla revisione del titolo V parte II Costituzione.

Il prof. Di Ciolo illustra infine il d.d.l. costituzionale presentato al Senato il 15 ottobre 2012 recante disposizioni costituzionali in materia di autonomia regionale (cfr. Senato, n. 3520) presentato dal Governo Monti.

Al termine  della conversazione, alcuni presenti hanno svolto considerazioni sul tema e rivolto domande. (V.D.C.)

La celebrazione delle Palme dell’Unione romana

Sabato 31 marzo 2013, l’Unione Romana ha proseguito nella tradizione, ormai più che decennale, di solennizzare la vigilia della Domenica delle Palme, con una celebrazione eucaristica svoltasi nella bella e raccolta cornice della Chiesa di S. Lucia della Tinta, sita al centro di Roma nei pressi di Piazza Nicosia.

La S. Messa festiva con la lettura recitativa del Passio, è stata concelebrata dal Mons. Giordano Camberletti, Prelato Uditore della Rota Romana,e dal Prof. don Davide Cito, dell’Università Pontificia della S. Croce, Consulente Ecclesiastico dell’Unione Romana. E’ seguito il suggestivo rito della benedizione delle Palme, con la successiva consegna del tradizionale ramoscello di ulivo a ciascuno dei presenti.

Il rito religioso è stato preceduto da questa dotta meditazione del nostro Consulente Ecclesiastico don Davide Cito sul “Mistero Pasquale e Cammino di Fede”:

«La “porta della fede” (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. E’ possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo (cfr Rm 6, 4), mediante il quale possiamo chiamare Dio con il nome di Padre, e si conclude con il passaggio attraverso la morte alla vita eterna, frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui (cfr Gv 17,22). Professare la fede nella Trinità – Padre, Figlio e Spirito Santo – equivale a credere in un solo Dio che è Amore (cfr 1Gv 4,8): il Padre, che nella pienezza del tempo ha inviato suo Figlio per la nostra salvezza; Gesù Cristo, che nel mistero della sua morte e risurrezione ha redento il mondo; lo Spirito Santo, che conduce la Chiesa attraverso i secoli nell’attesa del ritorno glorioso del Signore» (Lett. Ap. Porta fidei, 1).



L’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, è iniziato questo Anno della Fede che terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il prossimo 24 novembre 2013.

Ci stiamo apprestando a vivere la Settimana Santa di questo Anno della Fede settimana che, per noi cristiani, è la settimana più importante dell’anno, che ci offre l’opportunità di immergerci negli eventi centrali della Redenzione, di rivivere il Mistero pasquale, il grande Mistero della fede. I solenni riti liturgici ci aiuteranno a meditare in maniera più viva la passione, la morte e la risurrezione del Signore soprattutto nei giorni del Santo Triduo pasquale, fulcro dell'intero anno liturgico. «Possa la grazia divina aprire i nostri cuori alla comprensione del dono inestimabile che è la salvezza ottenutaci dal sacrificio di Cristo» (Benedetto XVI Udienza, 8-4-2009).

Tanti avvenimenti hanno caratterizzato questo Anno della Fede, in particolare a partire dall’11 febbraio scorso, in cui siamo stati colti dalla sorpresa dell’annuncio della rinuncia di Papa Benedetto al ministero “attivo” di Vescovo di Roma fino all’elezione di Papa Francesco, in certo senso pure inaspettata, ma che rappresenta un regalo speciale dello Spirito Santo.

E tutto questo fa parte del cammino della Fede della Chiesa, che cammina alla presenza del Signore come ha ricordato Papa Francesco nella sua prima omelia ai Padri Cardinali elettori giovedì 14 marzo scorso.

Siamo stati testimoni di momenti particolarmente significativi della “fede” come risposta all’amore di Dio, come accoglienza piena di stupore e di gratitudine all’iniziativa divina (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2013).

In questa meditazione vorrei ripercorrere aiutato soprattutto da brani tratti dal Magistero di Benedetto XVI e di Papa Francesco questi primi mesi dell’Anno della Fede in modo che ci possano aiutare a vivere il mistero Pasquale con profondità e disponibilità, ma non come semplice comprensione intellettuale ma come momento di conversione che il Signore ci offre come promessa di chi “è venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Aspetto essenziale di questa vita è la somiglianza con Dio che è Amore. Per questo Benedetto XVI ci ha ricordato nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno che: «Il cristiano è una persona conquistata dall’amore di Cristo e perciò, mosso da questo amore - «caritas Christi urget nos» (2 Cor 5,14) –, è aperto in modo profondo e concreto all'amore per il prossimo (cfr. ibid., 33). Tale atteggiamento nasce anzitutto dalla coscienza di essere amati, perdonati, addirittura serviti dal Signore, che si china a lavare i piedi degli Apostoli e offre Se stesso sulla croce per attirare l’umanità nell’amore di Dio».

«L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Nel mistero della sua morte e risurrezione, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama gli uomini alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr At 5,31). Per l’apostolo Paolo, questo Amore introduce l’uomo ad una nuova vita: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una nuova vita” (Rm 6,4). Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17)» (Lett. Ap. Porta fidei, 6).



«Ma – si chiedeva Benedetto XVI - la fede è veramente la forza trasformante nella nostra vita, nella mia vita? Oppure è solo uno degli elementi che fanno parte dell’esistenza, senza essere quello determinante che la coinvolge totalmente?» (Udienza 17-10-2012) Le catechesi dell’Anno della Fede sono state e continuano ad essere un aiuto a fare un cammino per rafforzare o ritrovare la gioia della fede, comprendendo che essa non è qualcosa di estraneo, di staccato dalla vita concreta, ma ne è l’anima. La fede in un Dio che è amore, e che si è fatto vicino all’uomo incarnandosi e donando se stesso sulla croce per salvarci e riaprirci le porte del Cielo, indica in modo luminoso che solo nell’amore consiste la pienezza dell’uomo. «Oggi è necessario ribadirlo con chiarezza, mentre le trasformazioni culturali in atto mostrano spesso tante forme di barbarie, che passano sotto il segno di “conquiste di civiltà”: la fede afferma che non c’è vera umanità se non nei luoghi, nei gesti, nei tempi e nelle forme in cui l’uomo è animato dall’amore che viene da Dio, si esprime come dono, si manifesta in relazioni ricche di amore, di compassione, di attenzione e di servizio disinteressato verso l’altro. Dove c’è dominio, possesso, sfruttamento, mercificazione dell’altro per il proprio egoismo, dove c’è l’arroganza dell’io chiuso in se stesso, l’uomo viene impoverito, degradato, sfigurato. La fede cristiana, operosa nella carità e forte nella speranza, non limita, ma umanizza la vita, anzi la rende pienamente umana». (Udienza 17-10-12)

«La fede è accogliere questo messaggio trasformante nella nostra vita, è accogliere la rivelazione di Dio, che ci fa conoscere chi Egli è, come agisce, quali sono i suoi progetti per noi. Certo, il mistero di Dio resta sempre oltre i nostri concetti e la nostra ragione, i nostri riti e le nostre preghiere. Tuttavia, con la rivelazione è Dio stesso che si autocomunica, si racconta, si rende accessibile. E noi siamo resi capaci di ascoltare la sua Parola e di ricevere la sua verità. Ecco allora la meraviglia della fede: Dio, nel suo amore, crea in noi – attraverso l’opera dello Spirito Santo – le condizioni adeguate perché possiamo riconoscere la sua Parola. Dio stesso, nella sua volontà di manifestarsi, di entrare in contatto con noi, di farsi presente nella nostra storia, ci rende capaci di ascoltarlo e di accoglierlo. San Paolo lo esprime con gioia e riconoscenza così: “Ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete” (1 Ts 2,13)». (Udienza, 17-10-12).

Successivamente Papa Benedetto si chiedeva: «da dove attinge l’uomo quell’apertura del cuore e della mente per credere nel Dio che si è reso visibile in Gesù Cristo morto e risorto, per accogliere la sua salvezza, così che Lui e il suo Vangelo siano la guida e la luce dell’esistenza? Risposta: noi possiamo credere in Dio perché Egli si avvicina a noi e ci tocca, perché lo Spirito Santo, dono del Risorto, ci rende capaci di accogliere il Dio vivente». La fede allora è anzitutto un dono soprannaturale, un dono di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma: «Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e sono necessari gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia “a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità”» (Cost. dogm. Dei Verbum, 5). (Udienza, 24-10-12)

Dalla fede come dono e come risposta personale, il cammino che Benedetto XVI ci ha fatto fare è quello della riscoperta della fede come atto ecclesiale, non come chiusura individuale identificabile con un semplice senso religioso. E lo ha fatto ponendo delle domande molto significative: la fede ha un carattere solo personale, individuale? Interessa solo la mia persona? Vivo la mia fede da solo? E la sua risposta: certo, l’atto di fede è un atto eminentemente personale, che avviene nell’intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione, una conversione personale: è la mia esistenza che riceve una svolta, un orientamento nuovo. Nella Liturgia del Battesimo, al momento delle promesse, il celebrante chiede di manifestare la fede cattolica e formula tre domande: Credete in Dio Padre onnipotente? Credete in Gesù Cristo suo unico Figlio? Credete nello Spirito Santo? Anticamente queste domande erano rivolte personalmente a colui che doveva ricevere il Battesimo, prima che si immergesse per tre volte nell’acqua. E anche oggi la risposta è al singolare: «Credo». Ma questo mio credere non è il risultato di una mia riflessione solitaria, non è il prodotto di un mio pensiero, ma è frutto di una relazione, di un dialogo, in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere; è il comunicare con Gesù che mi fa uscire dal mio «io» racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre. E’ come una rinascita in cui mi scopro unito non solo a Gesù, ma anche a tutti quelli che hanno camminato e camminano sulla stessa via; e questa nuova nascita, che inizia con il Battesimo, continua per tutto il percorso dell’esistenza. Non posso costruire la mia fede personale in un dialogo privato con Gesù, perché la fede mi viene donata da Dio attraverso una comunità credente che è la Chiesa e mi inserisce così nella moltitudine dei credenti in una comunione che non è solo sociologica, ma radicata nell’eterno amore di Dio, che in Se stesso è comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è Amore trinitario. La nostra fede è veramente personale, solo se è anche comunitaria: può essere la mia fede, solo se vive e si muove nel «noi» della Chiesa, solo se è la nostra fede, la comune fede dell’unica Chiesa. (Udienza, 31-10-12)

Ne segue una conseguenza molto importante e che fa della storia della Chiesa una vera e propria storia della salvezza come del resto lo è il Libro sacro. Storia della salvezza non perché si trasmette semplicemente una dottrina ma perché la Parola autentica di Dio ha vivificato e guidato il popolo di Dio lungo la storia. Infatti, vi è un’ininterrotta catena di vita della Chiesa, di annuncio della Parola di Dio, di celebrazione dei Sacramenti, che giunge fino a noi e che chiamiamo Tradizione. Essa ci dà la garanzia che ciò in cui crediamo è il messaggio originario di Cristo, predicato dagli Apostoli. Il nucleo dell’annuncio primordiale è l’evento della Morte e Risurrezione del Signore, da cui scaturisce tutto il patrimonio della fede. Dice il Concilio: «La predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere consegnata con successione continua fino alla fine dei tempi» Cost. dogm. Dei Verbum, 8). In tal modo, se la Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, la Tradizione della Chiesa la conserva e la trasmette fedelmente, perché gli uomini di ogni epoca possano accedere alle sue immense risorse e arricchirsi dei suoi tesori di grazia. Così la Chiesa «nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» (Udienza, 31-10-12)

Ed è solo in quest’ottica relazionale ecclesiale di reciproca donazione e servizio che si può comprendere la decisione di Papa Benedetto di rinunciare al ministero attivo di Vescovo di Roma, non tornando alla vita precedente di conferenze, viaggi ecc. ma alla preghiera e al nascondimento come modo per continuare a servire la Chiesa in accordo alle sue ridotte forze. Nel cuore del Papa continuiamo ad esserci tutti. La vocazione è definitiva.

Ed è anche in quest’ottica che si può vedere l’elezione di Papa Francesco fuori dagli schemi mediatici o di potere ma di servizio alla Chiesa e per guidare il servizio che la Chiesa deve testimoniare nel mondo.

Dobbiamo sempre più familiarizzarci con il percorso della Rivelazione divina lungo la storia della salvezza e che ha avuto la sua pienezza al momento dell’incarnazione del Verbo, quando il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II afferma infatti che : «Il Figlio di Dio … ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Cost. Gaudium et spes, 22).

Sottolineava in proposito Benedetto XVI: «È importante allora recuperare lo stupore di fronte a questo mistero, lasciarci avvolgere dalla grandezza di questo evento: Dio, il vero Dio, Creatore di tutto, ha percorso come uomo le nostre strade, entrando nel tempo dell’uomo, per comunicarci la sua stessa vita (cfr 1 Gv 1,1-4). E lo ha fatto non con lo splendore di un sovrano, che assoggetta con il suo potere il mondo, ma con l’umiltà di un bambino». (Udienza, 9-1-13).

Certamente per percorrere la vita con il Signore, che a volte è difficile, occorre la sua grazia, la preghiera, l’impegno. E in questo senso Benedetto XVI ci poneva dinanzi l’esempio di Maria. Davanti a tutto ciò, possiamo chiederci: come ha potuto vivere Maria questo cammino accanto al Figlio con una fede così salda, anche nelle oscurità, senza perdere la piena fiducia nell’azione di Dio? C’è un atteggiamento di fondo che Maria assume di fronte a ciò che avviene nella sua vita. Nell’Annunciazione Ella rimane turbata ascoltando le parole dell’angelo - è il timore che l’uomo prova quando viene toccato dalla vicinanza di Dio –, ma non è l’atteggiamento di chi ha paura davanti a ciò che Dio può chiedere. Maria riflette, si interroga sul significato di tale saluto (cfr Lc 1,29). Il termine greco usato nel Vangelo per definire questo “riflettere”, “dielogizeto”, richiama la radice della parola “dialogo”. Questo significa che Maria entra in intimo dialogo con la Parola di Dio che le è stata annunciata, non la considera superficialmente, ma si sofferma, la lascia penetrare nella sua mente e nel suo cuore per comprendere ciò che il Signore vuole da lei, il senso dell’annuncio. Un altro cenno all’atteggiamento interiore di Maria di fronte all’azione di Dio lo troviamo, sempre nel Vangelo di san Luca, al momento della nascita di Gesù, dopo l’adorazione dei pastori. Si afferma che Maria «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19); in greco il termine è symballon, potremmo dire che Ella “teneva insieme”, “poneva insieme” nel suo cuore tutti gli avvenimenti che le stavano accadendo; collocava ogni singolo elemento, ogni parola, ogni fatto all’interno del tutto e lo confrontava, lo conservava, riconoscendo che tutto proviene dalla volontà di Dio. Maria non si ferma ad una prima comprensione superficiale di ciò che avviene nella sua vita, ma sa guardare in profondità, si lascia interpellare dagli eventi, li elabora, li discerne, e acquisita quella comprensione che solo la fede può garantire. E’ l’umiltà profonda della fede obbediente di Maria, che accoglie in sé anche ciò che non comprende dell’agire di Dio, lasciando che sia Dio ad aprirle la mente e il cuore. «Beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore» (Lc 1,45), esclama la parente Elisabetta. E’ proprio per la sua fede che tutte le generazioni la chiameranno beata. (Udienza, 19-12-12).

RINNOVO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL'UNIONE ROMANA

Il 15 marzo 2013 si sono tenute le elezioni per il rinnovo dei 13 componenti del Consiglio direttivo dell'Unione romana che hanno dato il seguente risultato:

Fabrizio CIAPPARONI (74,8%), Piero SANDULLI (62,9%), Carmelo RINAUDO (53,2%), Giovanni BARONE (48,3%), Elisa FANTINI (48,3%), Antonella VOLPE (46,7%), Vincenzo BASSI (45,1%), Francesco Maria FIORETTI (41,9%), Fiammetta PALMIERI (41,9%), Valeria SALA (40,3%), Aldo CONIDI (38,7%), Giuseppina LEO (38,7%), Luigi FAVINO (35,4%).

Hanno, inoltre, ottenuto consensi Giorgio RIZZO (27,4%), Stefano ZOANI (27,4%), Beniamino MANCUSO (25,8%).

I Consiglieri eletti convocati dal Presidente emerito avvocato Guido Romanelli, si sono riuniti venerdì 5 aprile alle ore 17,00 presso i locali messi cortesemente a disposizione dalla Università Lumsa, ed avendo accettato il mandato, hanno eletto il Presidente nella persona del prof. Fabrizio Ciapparoni, il Vicepresidente vicario nella persona del dott. Carmelo Rinaudo. Su proposta del neo Presidente sono stati poi nominati il Segretario nella persona dell'avv. Elisa Fantini ed il Tesoriere nella persona del dott. Aldo Conidi. Tutti hanno accolto la carica.

Unione Locale di Venezia

Messaggio del Presidente Emerito Avv. Adelchi Chinaglia
Il consiglio direttivo dell'Unione di Venezia è stato rinnovato,su mio suggerimento, con un anno di anticipo, al fine di dare discontinuità nella conduzione dell'Unione,dopo due mandati come Presidente e,soprattutto,dare spazio a colleghi, giovani, che potessero dare nuova linfa e dinamicità all'Unione Stessa.

Gli iscritti hanno recepito con entusiasmo l'invito e pur dando voti a tutti i componenti del precedente direttivo, hanno indicato l'avv.Matteo Pasqualato,ex segretario dell'Unione,col maggior numero di voti, come nuovo Presidente.

Il Nuovo Consiglio ha ratificato la nomina e il nuovo Presidente ha chiesto al direttivo,che ha approvato all'unanimità,  la mia nomina a Presidente emerito,gli avv.ti Roberto Bolognesi e Maurizio Trevisan,come vicepresidenti;l'avv.Alvise Davanzo come tesoriere e segretario l'avv. Costantino Fabris.

Penso che questo sia un indirizzo per molte Unioni che hanno necessità dell'apporto dei giovani avvocati, desiderosi di partecipare e dare il loro contributo di novità e nuove iniziative.

A tutti i miei più cordiali saluti,

IL PRESIDENTE EMERITO DELL'UNIONE GIURISTI CATTOLICI DI VENEZIA

Avv. Adelchi Chinaglia